US OPEN – Spesso si confondono i concetti di “bellezza” e “avvenenza”. Carla Suarez Navarro porta con sè la bellezza del suo rovescio, mai troppo apprezzato. E’ nei quarti contro Serena. 
La gioia incontenibile di Carla Suarez Navarro dopo il successo sulla Kerber

Di Riccardo Bisti – 2 settembre 2013

 
"La bellezza salverà il mondo". Lo dice il principe Miškin nel celeberrimo "L'Idiota" di Dostoevskij. Questa frase, ben nota a chi conosce lo scrittore e filosofo russo, è diventata famosa nel tennis grazie a  Janko Tipsarevic, che se l’è addirittura tatuata su un braccio. Ma cos’è davvero la bellezza? Il dibattito va avanti da secoli e non avrà mai una risposta univoca. Quando parli di tennis, la bellezza sta nei gesti vellutati di Roger Federer, ma anche nello sforzo di Rafael Nadal. O nell’intensità di Novak Djokovic. Tra le donne, è spesso associata alle doti estetiche. Vengono in mente Maria Sharapova, Maria Kirilenko, Daniela Hantuchova e tante “bellissime” meno note, come Julia Goerges o Mandy Minella. C’è qualcuno che su questa presunta “bellezza” ci ha costruito un business (Anna Kournikova). Ma poi ci sono bellezze diverse e meno celebrate. Ed è una profonda ingiustizia. Lo spettatore meno attento guarda Carla Suarez Navarro e non gli verrà mai in mente il concetto di bellezza. Capelli corti, gambe tozze, dentoni in evidenza, aria mascolina e cosce forgiate da ore di rincorse sulla terra battuta. Non la vedremo mai sfilare in passerella, ma Carla custodisce una grande bellezza, ben più profonda di un gonnellino svolazzante. Gioca un tennis splendido, sublimato da un rovescio da poesia. Non è mai stato celebrato a sufficienza: al massimo, lo hanno infilato nei tanti dibattiti sulla progressiva scomparsa del rovescio a una mano, soprattutto nel circuito femminile. Ma il rovescio di Carla è qualcosa di più. E’ la poesia che penetra nella prosa e la rende più gentile. Un movimento maestoso, che ricorda le ali di un gabbiano in volo. Vedi qualche foto, specie in fase d’apertura, e sembra di rivedere Gustavo Kuerten. O al limite Gaston Gaudio. Ma il brasiliano terminava il movimento con una violenta sbracciata, l’argentino si ricordava della scuola del suo paese, liberando il polso e lasciando andare un velenoso topspin.
 
Carla fa di più, in una perfezione tecnico-stilistica da lasciare a bocca aperta. E' una delle massime espressioni di bellezza applicate al tennis. Proviamo a rendergli giustizia in uno dei giorni più belli della sua carriera, certi che presto si tornerà a parlare delle caramelle Sugarpova o del prossimo gossip sulla Kournikova. La Suarez Navarro è una ragazza timida e con vivi problemi di comunicazione. Per anni ha zoppicato persino con lo spagnolo, figurarsi con l’inglese. Ma dopo la vittoria-thriller su Angelique Kerber ha scacciato via gli impacci, anche se solo per qualche secondo. Quando l’ultimo dritto della tedescona è finito lungo, sigillando il 4-6 6-3 7-6 finale, si è sdraiata sul decoturf in un gesto di pura teatralità. Poi, dopo la stretta di meno, ha persino fatto il gesto del pugnetto verso la telecamera che l’aveva rincorsa. Come fece Pete Sampras una dozzina d’anni fa dopo un successo sull’odiato Pat Rafter. Ma è stato un gesto strozzato, come se la timidezza fosse tornata in lei, che manifesta la sua femminilità solo con un paio di orecchini. Per il resto, non fa nulla per sembrare come le altre. Sembra quasi che le basti la bellezza sfavillante del suo tennis, come se si accontentasse dei (pochi) occhi attenti che la percepiscono. Qualcuno l’ha paragonata a Justine Henin, ma solo per via del rovescio a una mano e per un fisico non proprio possente. Ma la belga aveva una micidiale fiducia in se stessa, era convinta di poterle battere tutte. A volte sfociava nell’antipatia-presunzione. Carla è l’esatto contrario. Cammina con la testa un po’ china. Ricorda Daniele Giorgini, buon giocatore italiano che viene spesso imitato dai colleghi per questa fisima. In lei non c’è malizia, nemmeno nella polo slacciata. Non c’è la voglia di mostrare un seno appena accennato, ma è soltanto una questione pratica, l’emblema di una faticatrice a cui si arrossano le guance dopo pochi game. La presunzione? Sconosciuta. Forse perchè ha visto con i propri occhi i sacrifici dei genitori, entrambi ex sportivi (papà Luis giocava a pallamano, mamma Lali praticava la ginnastica). Quando le hanno chiesto cosa farà contro Serena Williams, ha detto: “Proverò a metterla in difficoltà, farla correre in avanti, lateralmente, farle alcune palle corte, giocarle al corpo…proverò mille cose. Ma tanto so già che non servirà a niente!”.
 
Per lei sarà ugualmente un giorno speciale: festeggerà il 25esimo compleanno sull’Arthur Ashe. “E’ il regalo più bello che potesse farmi il tennis. Sarà un giorno speciale e cercherò di godermelo alla grande”. Il suo match contro la Kerber ha saputo rapire. L’occhio stanco e un po’ deluso dopo la maratona di Seppi voleva piombare sull’Arthur Ashe per assistere al derby tra Serena Williams e Sloane Stephens. Ma si è bloccato sul Louis Armstrong perchè c’erano due giovani donne che lottavano all’ultimo sangue con genuinità. E la bellezza di Carla è diventata ancora più viva contro una picchiatrice come la Kerber, una specie di Robocop del tennis femminile. Cosce enormi e movimenti robotici che fanno da contraltare ai capelli biondi e gli occhi azzurri. “Angie” aveva già goduto a New York (due anni fa, ai danni di Flavia Pennetta), mentre la Suarez Navarro non raggiungeva i quarti di uno Slam da quasi cinque anni (Australian Open 2009). E pensare che gli spagnoli si aspettavano molto di più. Abituati all’eccellenza nel maschile, non hanno digerito un periodo buio tra le donne dopo i fasti di Arantxa Sanchez e Conchita Martinez. Carla dice di non sentire la pressione, ma intanto è la prima spagnola a raggiungere i quarti allo Us Open dal 1998 (Aratnxa) e dovrebbe essere la prima ad azzannare le top 15 dal 2003 (Conchita). Ma i numeri non descrivono la bellezza di un pomeriggio uggioso, illuminato dalla sua voglia di disegnare tennis, e non solo con il suo magico rovescio. C’è stato un momento in cui aveva tirato 18 vincenti di dritto contro i 6 della Kerber, che sul drittone mancino incentra buona parte del suo tennis. Una sconfitta, onestamente, sarebbe stata un furtarello. Eppure la tedesca è stata avanti 4-2 nel terzo (dopo aver chiesto una pausa di 10 minuti al termine del secondo). Lì Carla ha prodotto il massmo sforzo, volando fino al 5-4 e servizio. A break ottenuto, si è sbracciata come a chiedere l’aiuto del pubblico. Ma non c’è abituata: nel game successivo, ha perso il servizio a zero. “Non ho saputo controllare quelle emozioni e l’ho pagata cara”. Poi però l’ha spuntata al tie-break, con la Kerber che già piangeva al cambio di campo sul 5-1. E’ bellezza anche questa? Per noi si, ma ci sottoponiamo all’eterno dibattito inaugurato da Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Guardatelo, se potete, il rovescio di Carla. E dimenticate quei "gesti un po' rudi, da gente di mare". L'avessero vista prima, i Modena City Ramblers avrebbero certamente tratto ispirazione dalla ragazzotta delle Canarie.