THE MAGAZINE – Una storia drammatica e affascinante, risalente al 1944 in una piccola cittadina dell’odierna Birmania, Kohima. Dove si morì letteralmente sul campo da tennis, agli sgoccioli della seconda guerra mondiale. 

E’ piuttosto comune sentire storie di gente che ha combattuto sul campo da tennis, “fino alla morte”. Ma nell’anno di grazia 1944, sul campo da tennis di Kohima, decine di soldati lasciarono le loro vite, su quell’esile erbetta, appartenuta al vecchio governatore dell’Isola.

Il campo era immerso nella tenuta di Charles Pawley , il governatore della regione di Burma, l’odierna Birmania. La tenuta, posta strategicamente su un’altura che dominava le strette gole di Kohima, luogo impervio e dal quale necessitava passare l’avanzata giapponese verso l’India, era un luogo idilliaco, dove il vecchio amava giocare tutti i giorni, sul far della sera, quando l’umidità retrocedeva a piacevole tepore.

Armato di una vecchia Hazell Streamline, palleggiava insieme all’adorata moglie Dorothy, il giusto movimento a giustificare il sorseggiare di un gimlet, sulla terrazza del prospiciente bungalow.

Ma con l’avanzata della guerra, la tenuta venne ben presto abbandonata e il campo, pur intonso e rasato di fresco da Haan, il vecchio giardiniere indiano, abbandonato al suo destino.

Come detto, il luogo era quanto di più strategico ci fosse e viene descritto come:”Situato su una collina, difeso da un muro di dodici piedi, riparato sia dal fuoco dei cannoni sia dai mortai, l’unico modo per conquistare quell’unico pezzo di terra perfettamente levigato, ideale per installarci l’artiglieria a guardia di tutta la valle, era di conquistarlo con il corpo a corpo, sfidando il tiro dei cecchini posti sopra la collina”. Proprio in virtù della posizione strategica, la guarnigione inglese era piuttosto esigua, composta da elementi del quarto battaglione West Kent e da alcuni Gurcha, i temibili trapper nepalesi. Per 5 giorni, dal 13 al 17 aprile del 1944, gli assaltatori del cinquattottesimo reggimento delle truppe imperiali giapponesi presero d’assalto i fens del campo da tennis, e per 5 giorni, pur essendo numericamente superiori (10 a 1), vennero respinti a colpi di fucile e con mischie alla baionetta.

Quando i giapponesi non assaltavano, bombardavano con l’artiglieria e le granate.

Più tardi, Lord Mountbatten descrisse la battaglia del Tennis Court di Kohima come l’equivalente moderno della battaglia al passo delle Termopili, così come descritta omericamente nell’Iliade.

Finalmente, il 17 pomeriggio, sembrò che le truppe imperiali potessero finalmente avere la meglio e i gurkas vennero respinti quasi alle soglie del bungalow prospiciente il court.

What if? Chissà se… ci si chiese, ci fossero riusciti, forse le truppe alleate sarebbero state tagliate fuori e la guerra continuata all’infinito. Ma in un ultimo, disperato contrattacco, gli inglesi ripresero il campo, respingendo gli imperiali giù nella valle, ancora una volta.

Seguirono sette settimane di combattimenti durante i quali circa dodicimila uomini persero la vita, fino a che i giapponesi si ritirarono definitivamente, interrompendo l’avanzata una volta per tutte.

Il campo, incredibilmente, c’è ancora, anche se su un lato è rimasto un piccolo bunker a difendere la riga di fondo. Un bel campo in erba, perfettamente curato, le righe geometricamente tracciate con la calce candida. Sopra il campo, un piccolo cimitero militare e le lapidi a ricordare questa piccola grande battaglia dimenticata.

Il luogo è visitabile, anche se un filo remoto dalle nostre latitudini. Proprio per questo, un piccolo gruppo di volontari , ha creato un museo visitabile a tutti sito nella piccola città di York, nel nord dell’Inghilterra.