Francesca Schiavone e Flavia Pennetta stanno affrontando con il piglio giusto un momento difficile. La Fed Cup le ha ricaricate e sono entrambe partite bene al piccolo WTA di Marrakech 
Una curiosa immagine di Francesca Schiavone. L'azzurra è in gara a Marrakech

Di Riccardo Bisti – 25 aprile 2013


Non è certo una restaurazione, ma per un giorno c’è stata l’illusione di un ritorno al passato. Mentre Roberta Vinci, sfibrata dalle tensioni di Palermo, ha giocato (e perso) a Stoccarda, Francesca Schiavone e Flavia Pennetta hanno passato il primo turno al torneo WTA di Marrakech (235.000$, terra). E’ difficile capire quale sarà il futuro di Flavia e Francesca. Hanno rispettivamente 31 e (quasi) 33 anni e girano per il mondo da almeno tre lustri. Hanno dato gloria e vittorie al tennis italiano, ma un po’ di logorio è normale. Tuttavia, il weekend di Palermo sembra averle caricate. Se in TV si sono viste soprattutto in panchina, nell’inedito ruolo di riserve di Errani e Vinci, nella settimana del CT Palermo si sono allenate a lungo e duramente. Hanno approfittato dello staff federale, sapevano di non giocare e allora hanno spinto a più non posso, seguite dall’occasionale sparring Giorgio Galimberti. A Marrakech si sono presentate in discrete condizioni. La prima a scendere in campo è stata la Schiavone, opposta alla giovane Petra Martic, 11 anni più giovane di lei, buon presente e futuro luminoso. L’attesa è stata snerbante, perché il match precedente (Hantuchova-Puchkova) è durato oltre tre ore. Francesca è scesa in campo col piglio giusto, sulla terra è un’altra giocatrice. Avanti 3-0 e poi 4-1, è però peggiorata con l’andare dei game e si è fatta riprendere da una giocatrice dal buon braccio. Il primo set è finito al tie-break, folle quasi quanto quello di ‘s-Hertogenbosch contro la Begu, quando cancellò sei matchpoint prima di vincere. Avanti 4-0, ha perso 6 punti di fila, ha dovuto annullare tre setpoint e poi si è aggiudicata il set per 10-8. Più tranquillo il secondo set, in cui ha trovato il break al quinto gioco e lo ha conservato fino alla fine. Negli ottavi se la vedrà con la rumena Simona Halep: sarà il primo scontro diretto tra le due.
 
A seguire, è scesa in campo Flavia Pennetta contro l’ungherese Melinda Czink. Il livello sta crescendo ma non è ancora quello di 2-3 anni fa, ma di Flavia (così come per Francesca) è piaciuto l’atteggiamento. Dopo un primo set gestito senza grossi problemi, ha infilato una spettacolare rimonta nel secondo (da 1-5 a 6-5) per poi chiudere al tie-break. Al secondo turno è attesa da un match complicato contro la giovane Kiki Bertens, che a Katowice aveva messo in grossa difficoltà la Vinci. Ad ogni modo, Schiavone e Pennetta piacciono per l’umiltà. Abituate ai grandi palcoscenici, hanno accettato la nuova dimensione e non hanno esitato a giocare un piccolo torneo mentre le migliori (comprese Errani e Vinci) sono al patinato torneo di Stoccarda. In campo hanno l’atteggiamento giusto: non mollano, giocano ogni punto con attenzione e ci credono. Accettare la nuova dimensione è il modo migliore per superarla. Al contrario, sarebbe un problema. Il campione in difficoltà ha due strade: ripartire a piccoli passi come stanno facendo le azzurre, oppure intestardirsi nel giocare i grandi tornei, elemosinare wild card e tenere l’atteggiamento da top 10 quando non le si è più. Per fortuna, Schiavone e Pennetta hanno capito cosa fare. Non sappiamo se torneranno dov’erano, ma di sicuro raggiungeranno il massimo di quello che potranno. E poi, tra una quindicina di giorni, ci sono gli Internazionali BNL d’Italia, dove il tifo della gente potrebbe dare un carica-extra. Senza contare che – competitive come sono – probabilmente si stanno già ingegnando per mettere in difficoltà Corrado Barazzutti in vista della finale di Fed Cup contro la Russia. Da qui a novembre possono cambiare tante cose: aver riannusato il sapore della competizione le avrà motivate a riprendersi un ruolo che per almeno cinque anni è stato soltanto loro. Potremmo anche vederne delle belle.