Il serbo risorge dai problemi alla caviglia e trionfa a Monte Carlo, interrompendo l'infinita serie di Nadal. Career Masters 1000 in arrivo: gli manca soltanto Cincinnati.
La consueta foto ricordo con il Principe Alberto e consorte
Di Riccardo Bisti – 22 aprile 2013
Soltanto cinque giorni fa, Novak Djokovic non era nemmeno tra i favoriti al Masters 1000 di Monte Carlo. Poi ha deciso di giocare. Ha rischiato di uscire contro Mikhail Youzhny, ha giocato un pessimo primo set contro Juan Monaco, ma poi ha messo il turbo e ha finito in trionfo, con le braccia alzate, come un ciclista che arriva in solitario al termine di una tappa di montagna. Ha tolto a Nadal la corona del torneo del Principato, dove lo spagnolo vinceva ininterrottamente dal 2005. La settimana monegasca è andata in direzione opposta per i due finalisti: Djokovic è partito male, ha finito in crescendo. Nadal ha iniziato da trionfatore e poi ha manifestato qualche problema. Il meno contento – oltre a Rafa, che comunque era sorridente – sarà David Ferrer, che sperava di trovare il connazionale un filo rilassato al torneo di Barcellona. Invece il Cannibale si presenterà affamato e vorrà riprendere la corsa. Ma nei grandi tornei, quelli dove ci sono tutti i migliori, il margine sulla concorrenza si è assottigliato. Solo una volta (nel 2011) era stato superato da qualcuno, ma quello era un Djokovic extraterrestre. Con lavoro e fatica, era riuscito a ristabilire le distanze: dopo sette sconfitte consecutive, era riuscito a vincere gli ultimi tre scontri diretti (Monte Carlo, Roma e Parigi, tutti nel 2012). Stavolta l’avvicinamento deriva da un leggero calo di Rafa, che evidentemente non scherzava quando diceva di non essere ancora al 100%. Perdere in finale contro Djokovic ci può stare, ma il problema è che – al di là della vittoria – lo spagnolo aveva giocato meglio a Indian Wells. Di solito la forma di Rafa si ingigantisce con la primavera, stavolta i conti non tornano. O meglio, non tornano ancora.
Djokovic si è imposto col punteggio di 6-2 7-6 e per lui è un risultato importante, non solo perché ha finalmente vinto il torneo di casa. Belgrado è roba sua, ma a Monte Carlo ci vive e vi trascorre buona parte del suo tempo. A dire il vero, il match avrebbe potuto prendere un'altra piega se Nadal fosse stato un filo più incisivo con la seconda palla, o semplicemente se avesse incrementato la percentuale di prime. Nel secondo ha preso un break di vantaggio, ha resistito fino al 4-2 ma non è riuscito ad allungare la pugna, consentendo a un Djokovic sempre più autoritario di rimettersi in sesto. Lo ha brekkato di nuovo, andando a servire sul 6-5. Ma il serbo sapeva che andare al terzo set avrebbe rappresentato la morte sicura. E allora ha stretto i denti e ha tenuto vivo il set. Nel tie-break, l’inerzia settimanale ha raggiunto la sua sublimazione. Djokovic torna a respirare (per lui, respirare significa dominare) dopo un periodo difficile. La sconfitta contro Del Potro a Indian Wells e quella contro Haas a Miami lo avevano preoccupato. La sua leadership, basata più su una supremazia psico-fisica che sulla mistica, non sembrava più così solida. Invece, ancora una volta, si è confermato il più forte. Murray è stato disastroso, Federer è rimasto a casa perché i “vecchietti” devono preservarsi, e Nadal non è più il 18enne zompante di qualche anno fa. E gli altri? Niente, ancora troppo distanti. Tsonga e Fognini sono stati i più bravi, Berdych ha deluso, Del Potro ancora di più. E allora il serbo festeggia: per lui è il 37esimo titolo in carriera, il 14esimo Masters 1000 e soprattutto lo avvicina a un record irraggiungibile per tutti: il “Career Masters 1000”, cioè la vittoria in tutti i nove tornei-elite del circuito. Gli manca soltanto Cincinnati. Siamo pronti a scommettere che il deserto dell’Ohio diventerà il suo secondo obiettivo stagionale. Il primo, ovviamente, sarà il Roland Garros. E non poteva esserci modo migliore per prepararlo.
MASTERS 1000 – MONTE CARLO
Finale
Novak Djokovic b. Rafael Nadal 6-2 7-6
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