Tommy Haas si presenta a Wimbledon con grandi ambizioni, anche perchè la cabala sembra dargli una mano. A 35 anni ha imparato a gestire un carattere autodistruttivo e ha trovato un grande amico: Roger Federer.
Tommy Haas ha detto che la figlia Valentina è una delle sue più grandi fonti di ispirazione
Di Riccardo Bisti – 22 giugno 2013
Se credete alla cabala, state certi che Tommy Haas giocherà un grande Wimbledon. Il suo numero fortunato è il 13. A Parigi ha avuto bisogno di 13 matchpoint per battere John Isner. Di più: siamo nel 2013, e a Wimbledon gli hanno assegnato la 13esima testa di serie. Meglio di così…A Parigi, durante il match contro Isner, il suo guru Nick Bollettieri non c’era. Dopo essere venuto a Roma per il Simposio organizzato dalla FIT, è tornato a Bradenton e ha seguito il torneo in televisione. Al buon Nick è andato di traverso il pranzo. Si ingegnava in consigli, imprecava davanti al televisore…ma Tommy non poteva sentirlo. “Avessi potuto scendere in campo con lui, l’avrei fatto”. Il rapporto tra i due è molto speciale. Lavorano insieme dal 1989, quando Haas aveva 11 anni e Bollettieri 57. Tommy non conosceva una sola parola di inglese, ma era determinato a diventare un tennista, ispirato dai grandi successi di Boris Becker. “Bum Bum” vinse il suo primo Wimbledon quando Haas aveva sette anni. Normale che diventasse il suo idolo. “E’ stato così perchè in Germania c’è stata una reazione straordinaria – racconta il tedesco -. Subito dopo sono andato dai miei genitori e ho detto loro: ‘Voglio diventare un tennista’. Da allora non ho più avuto dubbi ne incertezze”. Di solito, le infatuazioni dei bambini evaporano con il tempo, ma per Haas non è stato così. All’età di 14 anni si è definitivamente trasferito da Bollettieri. A un certo punto, il vecchio Nick lo ha addirittura tolto dal dormitorio e se lo è portato a casa. “Per me è come un figlio”. Uno più uno meno, verrebbe da dire.
La carriera di Haas non è stata semplice. Nel 2002, un incidente motociclistico stava per portargli via entrambi i genitori. E poi è stato martoriato dagli infortuni, soprattutto alla spalla, che gli hanno impedito di andare oltre la seconda posizione ATP e quattro semifinali Slam. Si può discutere se sia il più forte a non aver mai vinto uno Slam, ma non ci sono dubbi sul fatto che sia il più forte a non aver giocato neanche una finale. Eppure non ha mai perso la passione per il gioco. Anzi, adesso si diverte di più. E’ cresciuto nel campionificio che ha trasformato i gesti bianchi in un rozzo “corri-e-tira”, ma il paradosso è che la sua tecnica splendente è l’antidoto migliore per fronteggiare tanti giovani forti, grintosi…ma tutti uguali tra loro. A 35 anni, quando buona parte dei suoi coetanei hanno mollato, lui è ancora in gara. I top 10 e un posto al Masters di Londra sono una possibilità tutt’altro che remota. Peccato soltanto che quello al via lunedì sia il suo 14esimo Wimbledon. Fosse stato il numero 13, ci sarebbe quasi stato da scommettere su di lui. “Nella mia carriera ci sono stati tanti grandi momenti, tante partite che sono orgoglioso di aver giocato – ha raccontato in una chiacchierata con il New York Times – in questo momento sono veramente orgoglioso di essere in grado di giocare a questo livello. Non sto vincendo qualche partita qua e là, sono proprio competitivo. Onestamente sono un po’ sorpreso. Un anno e mezzo fa non l'avrei mai immaginato”. In verità, non sarà il più anziano a giocare a Wimbledon. Marc Gicquel ha 36 anni ed è stato bravo a superare le qualificazioni. Ma Haas è certamente il più anziano a poter essere protagonista. Quest’anno si è già tolto lo sfizio di battere Djokovic, conquistare un altro titolo ATP (a Monaco di Baviera) e a raggiungere i quarti al Roland Garros, prima volta in carriera. Ad Halle non ha difeso il titolo, ma perdere in semifinale contro Roger Federer è tutt’altro che un disonore.
"E’ un ragazzo testardo – dice Bollettieri – probabilmente è furioso per la sfortuna che lo ha colpito quando è arrivato al numero 2 ATP. Possiede una notevole forza interiore. Credo che in questo sia importante anche la figlia. Vuole che un giorno lei possa dire: ‘lui è mio padre’”. La piccola Valentina compirà tre anni il prossimo 15 novembre e ha già iniziato a girare per il circuito, peraltro scendendo in campo dopo un successo a Miami. Ma Haas dà ragione a Bollettieri anche sulla rabbia per le sfortune, piovute su di lui una dopo l’altra. Nel 2010 si è operato all’anca ed è rimasto fuori per oltre un anno. Trovare la forza per ripartire da zero non è stato facile. “In realtà non ho tempo per pensare a cosa avrebbe potuto essere – dice Haas – non mi piace guardarmi indietro e rimuginare. Semmai guardo avanti e penso a cosa posso migliorare. Scendo in campo e ci provo, sapendo che ci sono ancora pochi obiettivi da raggiungere. Se ce la faccio, bene, sennò va bene lo stesso. Ci avrò provato”.
Tommy continua a lottare con un’indole negativa e un carattere non semplice. Assomiglia a certi talenti italiani: si distrae facilmente, vede il bicchiere mezzo vuoto, ingigantisce ogni problema. A 35 anni, ovviamente, le cose sono cambiate. Ma l’indole è sempre la stessa. “E’ il mio modo di essere sin da quando avevo 6, 7, 8 anni. Ci sono alcuni video in cui davo di matto. Alcuni riescono a cambiare, per altri è più difficile. Io faccio parte della seconda categoria”. Qualcosa è riuscito a fare, anche perchè ha stretto un ottimo rapporto di amicizia con Roger Federer, lo stesso che criticava qualche anno fa. O meglio, non criticava lui, ma l’eccessiva venerazione per il suo tennis “perfetto”. L’amicizia tra le rispettive consorti li ha fatti avvicinare, tanto che ad Halle hanno addirittura giocato il doppio insieme. E Roger ha fatto un favore a Tommy, dandogli un passaggio nel suo jet privato dalla Germania a Londra. “Lui ha due figlie, io ho una figlia, andiamo d’accordo e penso che possa essere un’amicizia duratura. Non ci sono molti giocatori con cui posso legare in questo modo. E’ curioso che tutto questo sia successo proprio con lui”. Nel frattempo arriva Wimbledon. Wimbledon 2013. Che lo accoglie come testa di serie numero 13. Chissà…
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