Un pezzo di Wimbledon si può trovare…in Iowa. Alla scoperta dell'All Iowa Lawn Tennis Club, curato con amore dall'agricoltore Mark Kuhn.Di Lorenzo Cazzaniga – 4 settembre 2014 Ray Kinsella si era fermato nella piccola Dyersville, nella contea di Dubuque, stato dell’Iowa, nel bel mezzo degli Stati Uniti d’America. Anche lui aveva una fattoria e una sera, mentre camminava nel suo campo di granoturco, una voce gli disse: «Se lo costruisci, lui tornerà». Parlava di un campo da baseball da costruire dietro casa e “lui” era Joe “Shoeless” Jackson, con gli altri sette giocatori della storica formazione dei Cjicago White Sox che nel 1919 furono squalificati a vita con l’accusa di aver venduto una partita delle World Series. È quanto racconta il regista Phil Alden Robinson il Fields of Dreams, film del 1989 tradotto in L’uomo dei Sogni.  Ecco, Mark Kuhn è il nostro Uomo dei Sogni. Anche lui di mestiere è agricoltore, anche lui vive in una fattoria dell’Iowa, a Charles City, due ore di macchina da Dyersville, cinque e mezza da Chicago, a voler credere a Google Maps. Arrivato a 50 anni, ha visto morire un caro amico e si è detto che ad una certa età bisogna rincorrere i propri sogni, prima che sia troppo tardi. E il suo era costruirsi un campo da tennis in erba naturale come Dio comanda. Il terreno non era un problema, il clima freddo dell’Iowa sì, almeno secondo i consulenti agricoli che aveva coinvolto al principio del suo progetto. Testardo come chi è abituato a lavorare la terra e a combattere col clima avverso, ha studiato un a lunga serie di erbe prima di trovare quella che sarebbe cresciuta con le adeguate caratteristiche anche in Iowa. Si chiama L93 Bentgrass (oh, se funziona in Iowa, non è detto accada lo stesso a Milano Marittima, quindi lasciate perdere) e assomiglia a quella normalmente utilizzata per i putting green di golf, con l’aggiunta di argilla e sabbiolina. Il problema era come farla crescere, visto che il terreno era prima destinato a far mangiare gli animali: una volta è troppo bagnata, un’altra troppo poco; una volta Kuhn ha esagerato col fertilizzante, un’altra ci è andato troppo cauto. Fin quando c’è riuscito.  Ma perché? «Ho cominciato a giocare a tennis nel 1962 e con mio padre ascoltavamo le radiocronache da Wimbledon. Non c’erano Internet, gli streaming, le tv specializzate. Ti sedevi fuori e ascoltavi la radio». E così Kuhn ha voluto ricreare quell’ambiente nel backyard di casa sua. L’ha chiamato AILTC, All Iowa Lawn Tennis Club per ricordare l’AELTC. Le righe bianche, spesso spazzate via dall’acqua, sono state fissate col latex: «E adesso utilizziamo la stessa macchina per disegnarle che usano ai Championships – ci ha raccontato Kuhn -. Non solo, anche i paletti della rete sono Wimbledon-inspired, così come la sedia dell’arbitro».  Il colpo d’occhio è notevole: il campo appare in condizioni perfette, di un bel verde accesso; intorno, una staccionata bianca e la vista sulla campagna circostante e sulla casa dei Kuhn. I ragazzi del college che amano palleggiarci sopra ammettono che «non è facile perché la palla rimbalza poco e per picchiare devi piegarti tanto. Però è divertente». Il giocattolo è costato 20.000 dollari e tante ore di lavoro, senza contare quelle dedicate quotidianamente alla sua manutenzione: «Ma qui non si tratta di business perché tutti giocano gratis. Ora toccherà al mio figlio più giovane, Alex, occuparsi dai lavori day-by-day: promette bene, diventerà un buon tennista» assicura Kuhn che accoglie visitatori da diversi stati americani «ma anche due gruppi di inglesi e due gentlemen tedeschi. Un articolo sulla rivista americana di tennis e ora sul New York Times ci hanno resi famosi – ridacchia soddisfatto -. Senza contare la nostra comunità e l’intero stato dell’Iowa: organizziamo periodicamente clinic per bambini e la scorsa settimana abbiamo ospitato 55 persone della Camera di Commercio della zona». Per non far mancare nulla, Kuhn dispone di una discreta collezione di racchette storiche per chi vuol tornare indietro negli anni e fornisce palle adeguate, ovviamente Slazenger Wimbledon. Inoltre, tutt’intorno ha cominciato a coltivare fragole, chissà perché. Il torneo che lo ha ispirato lo ha invece visitato in due occasioni: «Otto giorni insieme allo staff dei groundsmen nel 2012 e di nuovo una settimana con mia moglie l’anno scorso: un’esperienza meravigliosa».  Gli Stati Uniti dispongono di circa 250.000 campi per accontentare i 28 milioni di appassionati, secondo le stime della Usta ma difficilmente ne troverete un altro dove condividere una passione così sfrenato per il nostro gioco: «Se mi sono mai pentito della scelta che ho fatto? Never, never, never» dice sicuro Kuhn. Se vi trovare a Chicago, abbandonate per un giorno la Windy City e guidate per cinque ore e mezza verso la campagna dell’Iowa. Se siete veri aficionados, Charles City vi resterà nel cuore.

Di Lorenzo Cazzaniga – 4 settembre 2014

 

Ray Kinsella si era fermato nella piccola Dyersville, nella contea di Dubuque, stato dell’Iowa, nel bel mezzo degli Stati Uniti d’America. Anche lui aveva una fattoria e una sera, mentre camminava nel suo campo di granoturco, una voce gli disse: «Se lo costruisci, lui tornerà». Parlava di un campo da baseball da costruire dietro casa e “lui” era Joe “Shoeless” Jackson, con gli altri sette giocatori della storica formazione dei Cjicago White Sox che nel 1919 furono squalificati a vita con l’accusa di aver venduto una partita delle World Series. È quanto racconta il regista Phil Alden Robinson il Fields of Dreams, film del 1989 tradotto in L’uomo dei Sogni.
 

Ecco, Mark Kuhn è il nostro Uomo dei Sogni. Anche lui di mestiere è agricoltore, anche lui vive in una fattoria dell’Iowa, a Charles City, due ore di macchina da Dyersville, cinque e mezza da Chicago, a voler credere a Google Maps. Arrivato a 50 anni, ha visto morire un caro amico e si è detto che ad una certa età bisogna rincorrere i propri sogni, prima che sia troppo tardi. E il suo era costruirsi un campo da tennis in erba naturale come Dio comanda. Il terreno non era un problema, il clima freddo dell’Iowa sì, almeno secondo i consulenti agricoli che aveva coinvolto al principio del suo progetto. Testardo come chi è abituato a lavorare la terra e a combattere col clima avverso, ha studiato un a lunga serie di erbe prima di trovare quella che sarebbe cresciuta con le adeguate caratteristiche anche in Iowa. Si chiama L93 Bentgrass (oh, se funziona in Iowa, non è detto accada lo stesso a Milano Marittima, quindi lasciate perdere) e assomiglia a quella normalmente utilizzata per i putting green di golf, con l’aggiunta di argilla e sabbiolina. Il problema era come farla crescere, visto che il terreno era prima destinato a far mangiare gli animali: una volta è troppo bagnata, un’altra troppo poco; una volta Kuhn ha esagerato col fertilizzante, un’altra ci è andato troppo cauto. Fin quando c’è riuscito.
 

Ma perché? «Ho cominciato a giocare a tennis nel 1962 e con mio padre ascoltavamo le radiocronache da Wimbledon. Non c’erano Internet, gli streaming, le tv specializzate. Ti sedevi fuori e ascoltavi la radio». E così Kuhn ha voluto ricreare quell’ambiente nel backyard di casa sua. L’ha chiamato AILTC, All Iowa Lawn Tennis Club per ricordare l’AELTC. Le righe bianche, spesso spazzate via dall’acqua, sono state fissate col latex: «E adesso utilizziamo la stessa macchina per disegnarle che usano ai Championships – ci ha raccontato Kuhn -. Non solo, anche i paletti della rete sono Wimbledon-inspired, così come la sedia dell’arbitro».
 

Il colpo d’occhio è notevole: il campo appare in condizioni perfette, di un bel verde accesso; intorno, una staccionata bianca e la vista sulla campagna circostante e sulla casa dei Kuhn. I ragazzi del college che amano palleggiarci sopra ammettono che «non è facile perché la palla rimbalza poco e per picchiare devi piegarti tanto. Però è divertente». Il giocattolo è costato 20.000 dollari e tante ore di lavoro, senza contare quelle dedicate quotidianamente alla sua manutenzione: «Ma qui non si tratta di business perché tutti giocano gratis. Ora toccherà al mio figlio più giovane, Alex, occuparsi dai lavori day-by-day: promette bene, diventerà un buon tennista» assicura Kuhn che accoglie visitatori da diversi stati americani «ma anche due gruppi di inglesi e due gentlemen tedeschi. Un articolo sulla rivista americana di tennis e ora sul New York Times ci hanno resi famosi – ridacchia soddisfatto -. Senza contare la nostra comunità e l’intero stato dell’Iowa: organizziamo periodicamente clinic per bambini e la scorsa settimana abbiamo ospitato 55 persone della Camera di Commercio della zona». Per non far mancare nulla, Kuhn dispone di una discreta collezione di racchette storiche per chi vuol tornare indietro negli anni e fornisce palle adeguate, ovviamente Slazenger Wimbledon. Inoltre, tutt’intorno ha cominciato a coltivare fragole, chissà perché. Il torneo che lo ha ispirato lo ha invece visitato in due occasioni: «Otto giorni insieme allo staff dei groundsmen nel 2012 e di nuovo una settimana con mia moglie l’anno scorso: un’esperienza meravigliosa».
 

Gli Stati Uniti dispongono di circa 250.000 campi per accontentare i 28 milioni di appassionati, secondo le stime della Usta ma difficilmente ne troverete un altro dove condividere una passione così sfrenato per il nostro gioco: «Se mi sono mai pentito della scelta che ho fatto? Never, never, never» dice sicuro Kuhn. Se vi trovare a Chicago, abbandonate per un giorno la Windy City e guidate per cinque ore e mezza verso la campagna dell’Iowa. Se siete veri aficionados, Charles City vi resterà nel cuore.