Buona notizia in casa ATP: esteso il mandato del presidente e CEO Chris Kermode, che guiderà il circuito maschile fino al 2019. I passi avanti compiuti in popolarità del tennis e incassi pubblicitari, oltre all’attenzione ai tornei Challenger, han lasciato il segno.Mentre la WTA sta attraversando uno dei periodi più complicati degli ultimi anni, e ha provato a correre ai ripari inviando alle giocatrici una nota su come comportarsi alle eventuali domande sul caso Sharapova, la sponda maschile del circuito accoglie la bella notizia dell’estensione per altri tre anni del mandato dell’Executive Chairman e presidente Chris Kermode. Il 51enne inglese, sulla poltrona dell'ATP dall’inizio del 2014 quando subentrò al povero Bred Brewett (costretto alle dimissioni per la SLA che l’avrebbe portato via pochi mesi dopo), è stato confermato fino alla fine del 2019 nella votazione svolta durante il meeting di Indian Wells del Board of Directors, il consiglio ATP che comprende tre persone in rappresentanza dei giocatori – fra i quali l’italiano Giorgio Di Palermo – e altrettanti in rappresentanza dei tornei. Kermode è il primo presidente europeo nella storia dell'ATP, la cui crescita sotto la sua guida è all’occhio di tutti. Secondo i numeri, addirittura, quello attuale è il miglior periodo di sempre: solo nel 2015 c’è stato un record di 4 milioni e mezzo di presenti nei tornei di tutto il mondo, oltre a qualcosa come 1 miliardo (1.000.000.000) di spettatori televisivi nell’arco della stagione. “Sono molto felice di poter proseguire in questo ruolo – si legge dalle parole di Kermode pubblicate in un comunicato sul sito ATP – e ringrazio il Board of Directors per la fiducia e il supporto. Cercherò di proseguire il lavoro insieme agli altri organi che governano il tennis, per continuare a proteggere l’integrità del nostro sport”.
LA MANO DI KERMODE
La conferma di Kermode è stata accolta in maniera positiva da tutti, compreso Roger Federer. “Il Tour è in grande splendore – ha detto lo svizzero – e Chris ha fatto un ottimo lavoro sin dall’inizio, mostrando grandi qualità di leader”. La figura di Kermode è parsa quella giusta fin dall'elezione: ex giocatore e poi coach in Inghilterra, successivamente ha scoperto una vena per il business aprendo una società di eventi specializzata in cinema e musica, salvo poi tornare nel mondo della racchetta e sfruttare l’esperienza in ambito dirigenziale, sia al Queen’s sia alle ATP Finals. L’uomo ideale, insomma, per fare da mediatore fra gli interessi dei giocatori e quelli dei tornei, spesso su posizioni parecchio distanti. Nessuno dei suoi predecessori ha fatto disastri (anche se i tornei round robin introdotti da Etienne De Villiers si rivelarono un autentico fallimento), ma da quando Kermode ha preso posto nel suo ufficio a Londra, l’ATP ha fatto veramente un passo avanti dopo l’altro. Detto dell’aspetto legato al pubblico, c’è anche quello economico, coi montepremi del circuito che dovrebbero raggiungere quota 135 milioni nel 2018, e le sponsorizzazioni in costante crescita, per un totale stimato di 160 milioni nei prossimi cinque anni. E poi più attenzione all’aspetto social col lancio dell’app MyATP, più attenzione ai giovani con l’idea del Masters di fine anno per under 21 (che dovrebbe arrivare già a fine stagione, pare ci sia già la sede) e pure al doppio, con una collocazione intelligente nelle ATP Finals, molto apprezzata dagli specialisti. Per non parlare di due cambiamenti al calendario che i giocatori attendevano da tempo: la settimana di pausa fra Bercy e il Masters, e una terza fra Parigi e Wimbledon.
PROGETTO CHALLENGER
Tuttavia, il vero cavallo di battaglia di Kermode è da sempre il “progetto Challenger”, segno di grande attenzione (e rispetto) anche per chi non si chiama Federer, Nadal o Djokovic. Il CEO ha specificato che i tornei dell’ATP Challenger Tour non devono diventare una fonte di guadagno per chi li frequenta, ma solo una tappa di passaggio verso il circuito maggiore, però ha capito che i giocatori non possono nemmeno rimetterci dei soldi. Così si è preso qualche settimana per studiare la situazione e stilare un piano a lungo termine, di cui si sono già visti i primi risultati. Dal punto di vista economico ha alzato due volte il montepremi minimo (che dall’anno prossimo sarà di 50.000$ più ospitalità), mentre da quello organizzativo ha cercato di livellare la differenza col circuito maggiore, iniziando a inviare tour manager, fisioterapisti e arbitri di categoria superiore negli appuntamenti dal montepremi più alto. Quindi, da buon manager che si rispetti, ha puntato molto anche sulla comunicazione. È arrivata la diretta streaming da (quasi) tutti gli oltre 150 tornei, uno spazio del sito ATP dedicato al circuito con approfondimenti settimanali, l’account Twitter ufficiale del Challenger Tour, e tante altre piccole migliorie. Magari da sole significano poco, ma messe insieme stanno dando sempre maggiore dignità al purgatorio del circuito, per avvicinarlo al paradiso piuttosto che all’inferno. La strada intrapresa, finalmente, potrebbe essere quella giusta. Un motivo in più per sorridere alla conferma di mister Kermode.
Circa l'autore
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...