La numero uno del mondo si prende il titolo anche a Cincinnati, battendo Simona Halep per 6-3 7-6. Sessantanovesimo successo in carriera: superata Evonne Goolagong. Ora può pensare solo a New York e al Grande Slam, un momento che aspetta da una vita.Ci si può girare intorno quanto si vuole, ma alla fine il pensiero arriva sempre lì: Grande Slam. Appena due parole, dieci lettere in tutto, ma che nel tennis significano più di ogni altra cosa. Un concentrato di storia e immortalità sportiva, che mai come quest’anno è pronto ad accogliere nel ristretto clan un nome nuovo. È quello di Serena Williams, il cui cammino di avvicinamento all’ultimo Major della stagione si è impreziosito del titolo nel Premier Five di Cincinnati, quarto e ultimo super torneo a stelle e strisce prima del gran finale di New York. Nell’Ohio la numero uno del mondo ha colto l’occasione perfetta per fugare gli ultimi dubbi: sta benissimo e si presenterà nella Grande Mela senza preoccupazioni, da favoritissima. Dopotutto, le rivali saranno le stesse che ha messo in fila una via l’altra in un’annata da applausi. Ultima Simona Halep, che complici i problemi di Maria Sharapova la supererà nel ranking e ha dimostrato di saper giocare alla grande il ruolo di numero due, ma anche stavolta è stata costretta ad alzare bandiera bianca, battuta 6-3 7-6. Può essere soddisfatta comunque, perché l’ha fatto dopo un ottimo match e ha obbligato Serena ad attingere a piene mani dal serbatoio più ampio del circuito, forse della storia. Perdere a un passo dal traguardo fa meno male se dall’altra parte c’è un’avversaria da 69 titoli spalmati negli ultimi diciassette anni, il quinto bottino più ricco di sempre. Superata Evonne Goolagong, nel mirino ci sono ora Margaret Court e i suoi 92 successi. Tantissimi, probabilmente troppi, anche se a una Williams così conviene non mettere limiti. Se n’era posto qualcuno da sola alla vigilia della finale, spiegando come stesse faticando più del solito al servizio, ma l’ha spazzato via in men che non si dica nel pomeriggio americano. Ha servito 48 prime palle, vincendo il punto 40 volte e soprattutto servendo 15 ace. In pratica, ne ha sparato uno ogni tre prime. Nulla a cui non ci avesse già abituato, ma per una donna rimane comunque un mezzo miracolo, così come i 44 winner.
LA FESTA È SEMPRE PER LEI
Nonostante tutto, la Halep è riuscita a giocare il suo match, approfittando di una Williams un po’ imballata nelle prime battute per scappare subito sul 3-1. Ce l’aveva già fatta Elina Svitolina in semifinale, e proprio come contro l’ucraina Serena ci ha messo poco a sistemare le cose. Ha alzato il livello e con cinque game di fila ha gettato le basi per il successo, mettendo in cassaforte il set d’apertura prima di prendersi un break di vantaggio nel secondo. Invece che accusare il colpo, la Halep l’ha subito riacciuffata e poi ha venduto cara la pelle in tutti i suoi turni di servizio, arrivando a due punti dal set sul 6-5 30-30 (e servizio Williams). Non è riuscita ad andare oltre ed è stata costretta a inginocchiarsi per 7-5 al tie-break, quando al termine di un punto lunghissimo la sua smorzata si è spenta sul nastro, offrendo il bis alla Williams, già campionessa nel 2014. Proprio come il suo coetaneo Roger Federer, un altro che bada poco alla carta d’identità, e più passa il tempo più diverte ed emoziona. Insieme, i due hanno regalato il finale più ambito all’edizione da record del torneo combined del Lindner Family Tennis Center, che ha mancato per un soffio i 200.000 spettatori nell’arco della settimana. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma chissà che non la possano mettere dopo lo Us Open, sbandierando ai quattro venti di aver avuto gli stessi vincitori del torneo più importante d’America. La sensazione è che dipenderà quasi tutto da Federer, perché questa Williams il successo se lo lascerà scappare molto difficilmente. È ancora presto per iniziare le celebrazioni, ma alzi la mano chi non la immagina fra tre settimane, sorridente sull’Arthur Ashe Stadium, con in braccio il trofeo del suo quarto Us Open consecutivo. Sono esattamente due anni che manda messaggi ben chiari, da quando nel 2013 perse in finale proprio a Cincinnati. Da quel match in avanti ha vinto quindici finali su quindici, perdendo appena tre set su trentatrè. Impossibile pensare che una così fallisca il torneo più importante della sua carriera.
WTA PREMIER FIVE CINCINNATI – Finale
Serena Williams (USA) b. Simona Halep (ROM) 6-3 7-6
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