US OPEN – Nel 2004, le tenniste russe vincevano tre Slam di file. Fu l'origine di un dominio che oggi è soltanto un ricordo. La morte di Boris Eltsin ha segnato l'inizio di una crisi inarrestabile.

Di Riccardo Bisti – 26 agosto 2014

 

Dieci anni fa, la finale femminile dello Us Open fu un derby russo. Svetlana Kuznetsova battè Elena Dementieva. A Wimbledon aveva vinto una giovanissima Maria Sharapova, mentre a Roland Garros ci fu il successo di Anastasia Myskina, vincitrice sulla “povera” Dementieva. La macchina sportiva post-sovietica ebbe il sostegno dell'ex premier Boris Eltsin, grande appassionato di tennis. Il 2004 fu una stagione storica: fino ad allora, il miglior risultato di una giocatrice russa era di Olga Morozova, finalista a Parigi e Wimbledon nel 1974. Perse entrambe le volte con Chris Evert, nel pieno della guerra fredda. “Fu un grande momento per il nostro tennis” dice la Kuznetsova, unica superstite di quella generazione insieme alla Sharapova. Ma oggi le cose sono cambiate. C'è solo una top-10 russa (Maria Sharapova, che si è formata tennisticamente negli Stati Uniti), e le sei top-100 hanno un'età media di 26 anni. Nessuna ne ha meno di 23. La drammatica assenza di ricambi si è vista lo scorso autunno, quando le big hanno snobbato la finale di Fed Cup contro l'Italia e hanno schierato giocatrici modeste e/o acerbe come Alexandra Panova, Irina Khromacheva e Margarita Gasparyan. La generazione d'oro si è dissolta in pochi anni: Myskina e Dementieva hanno fatto figli ed hanno alzato bandiera bianca; Dinara Safina si è arresa agli infortuni (anche se non è ufficialmente ritirata), mentre Anna Chakvetadze si è bloccata a 26 anni sia per gli infortuni che per i problemi psicologici dopo il furto subito qualche anno fa nella sua abitazione di Mosca.


NO ELTSIN, NO TENNIS

Le stesse Nadia Petrova, Vera Zvonareva e Maria Kirilenko hanno avuto problemi fisici. Quest'ultima, nella prima Night Session dello Us Open, ha giocato una derby contro Maria Sharapova. Avanti 4-2 nel primo set, ha perso dieci giochi di fila. Il dominio degli ultimi dieci anni sembra destinato a dissolversi. Dal 2004 a oggi, la Russia è il paese ad aver vinto più titoli WTA (124), con un vantaggio siderale nei confronti di Stati Uniti (81), Belgio (56) e Francia (45). E' accaduto un paio di volte che la Russia avesse addirittura sei giocatrici comprese tra le prime dieci, mentre in Fed Cup si sono aggiudicati quattro titoli. Soltanto l'Italia di Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci ha saputo fare altrettanto. Il picco, ancor più degli Slam, è stato il podio olimpico di Pechino 2008. Oro alla Dementieva, argento alla Safina, bronzo alla Zvonareva. “Preferisco l'oro olimpico a uno Slam – disse la Dementieva – in Russia tutti sanno cosa sono le Olimpiadi, mentre il resto dei tornei sono conosciuti solo agli appassionati”. Anche Maria Sharapova (argento a Londra 2012), di solito avara di complimenti alle colleghe, ha detto che quel podio è stato il picco del tennis russo. Da allora, il calo è stato evidente. Secondo molti, ha influito la perdita del patrocinio di Boris Eltsin. L'ex Premier aveva presenziato ai vari match di Coppa Davis della Russia, compreso lo storico successo del 2002, e aveva invitato la Myskina a pranzo dopo il successo a Parigi. E' morto nel 2007. “Ha fatto molto per il tennis russo e per renderlo popolare” ha detto Vera Zvonareva.


UN BUCO GENERAZIONALE

Secondo qualcun altro, l'origine della crisi è stata la morte di Larisa Preobrazhenskaya, prima coach di Anna Kournikova presso lo Spartak Tennis Club di Mosca, storica fucina di campionesse. “Bisogna cambiare qualcosa nella mentalità russa e costruire nuove strutture” ha detto Dinara Safina. E' un momento difficile per la federazione russa. Il presidente è sempre l'eterno Shamil Tarpischev, che ha ceduto alla Myskina la panchina di Fed Cup. Troppi giocatori russi, sia uomini che donne, hanno ceduto alle lusinghe del Kazakistan. E così la pattuglia si è ridotta a pochi elementi. Ma il tennis va a ondate: c'è un buco che va dai 23 anni di Anastasia Pavlyuchenkova ai 17 di Darya Kasatkina, vincitrice a Roland Garros junior. Questo risultato, tuttavia, non convince Dinara Safina. “Quando avevamo la sua età, eravamo già professioniste e lottavamo tra le top-50 WTA”. Per adesso, tuttavia, si affidano ancora una volta alla Sharapova, che vive negli Stati Uniti, parla (forse pensa!) in inglese e gioca in Fed Cup soltanto quando deve assicurarsi l'eleggibilità olimpica. E hanno perso anche la Kuznetsova, battuta al primo turno dalla neozelandese Marina Erakovic. Si, è proprio finita un'epoca.