Il Daily Mail intervista un funzionario “di lunga esperienza” che mette in dubbio l’operato della Tennis Integrity Unit. “Ci sono molti casi di partite truccate, ma vengono squalificati solo i pesci piccoli”. 
Wayne Odesnik è stato sanzionato per doping, ma gli hanno ridotto la squalifica

Di Riccardo Bisti – 10 giugno 2013

 
L’inizio della stagione sull’erba aumenta a dismisura l’interesse tennistico dei tabloid britannici. Non solo di tennis giocato, ma anche spasmodica ricerca di scandali e scandaletti. Tra i tanti articoli senza grosso peso specifico (su tutti le "avventure" a Wimbledon di Pippa Middleton, ospitate da Vanity Fair), c’è qualcosa che vale la pena sottolineare, anche perché il tema-scommesse è tornato d’attualità qualche giorno fa, con la squalifica a vita del carneade Sergei Krotiouk, numero 789 ATP, condannato per ben 41 capi d’imputazione. Se ne è occupato il Daily Mail, con un interessante articolo a firma di Nick Harris. Anche se l’input dell’articolo è esagerato (“a Wimbledon potrebbero giocare una dozzina di giocatori, compresi tra i top 50, coinvolti in partite truccate”), vale la pena riprenderlo perché vi è la testimonianza di un “esperto” nel settore delle scommesse clandestine, piuttosto severa con la Tennis Integrity Unit (TIU), il corpo investigativo che si occupa di scovare e sanzionare gli eventuali impostori. Secondo questo funzionario “di lunga esperienza”, la TIU non è attrezzata per affrontare il problema in modo efficace. La sensazione è che i grandi nomi riescano a farla franca, mentre per adesso sono stati squalificati a vita soltanto tre giocatori di secondo piano (prima di Krotiouk, erano finiti nella rete Daniel Koellerer e David Savic). La TIU si è sottoposta a un giuramento di riservatezza che non fa trapelare alcun dettaglio delle indagini. Le operazioni e i procedimenti disciplinari si svolgono in totale segretezza. Una mancanza di trasparenza che ha allarmato più di un osservatore. Parlando con il Daily Mail, la “gola profonda” sostiene che nel tennis sono emerse prove concrete su elementi corrotti o corruttibili. “In quattro anni di attività, la TIU non è stata efficace come avrebbe potuto. Ci sono un sacco di attività illegali”.
 
La Tennis Integrity Unit è stata fondata a Londra nel 2009 ed è stata guidata da Jeff Rees, ex poliziotto di Scotland Yard, fino al dicembre 2012, quando il suo posto è stato preso da Nigel Willerton, un altro ex detective. In effetti potrebbe esserci un'ipotesi di conflitto di interesse. La TIU (così come il programma antidoping dell’ITF) viene finanziata da ATP, WTA, ITF e dai quattro tornei del Grande Slam. Ed è chiaro che gli enti di governo del tennis non avrebbero alcun vantaggio se un grande nome venisse sanzionato o squalificato. Un passaggio dell’articolo di Harris dice testualmente “Alcuni insiders sostengono che la TIU è stata molto attenta a non far emergere i grandi nomi che possono aver infranto le regole, per paura di danneggiare la reputazione del tennis e perdere sponsor”. L’intervistato ha pronunciato una frase piuttosto pesante: “Sicuramente ci sono stati elementi all’interno degli organi di governo, gli stessi che sovvenzionano la TIU, che volevano nascondere qualcosa sotto il tappeto. Ma per fare il lavoro nel migliore dei modi, è necessario affrontare tutte le persone coinvolte, non soltanto i giocatori minori. Se non vuoi avere problemi con i giocatori più forti, semplicemente non li cerchi. Ma se vuoi cercare, devi essere consapevole che l’odore sarà tutt’altro che dolce”.
 
In effetti, c’è un punto che lascia perplessi. La segretezza assoluta della TIU stride con l’approccio di altri sport, in cui i dettagli dei singoli casi di corruzione legati alle scommesse sono pubblicati con dovizia di particolari. In alcuni casi, le udienze sono addirittura pubbliche. Al contrario, la totale riservatezza imposta dal TIU fa riflettere. Il caso di Krotiouk è stato discusso dal 15 al 18 aprile, in gran segreto. Noi lo abbiamo scoperto solo il 6 giugno, unitamente alla sentenza. L’articolo del Daily Mail prosegue citando i casi di squalifica a vita, ma sostiene che nelle indagini sono finiti, anche solo con lettere di avvertimento, giocatori che sono stati tra i primi 10 e che attualmente si trovano tra i top 50. La tesi di una maggiore “tutela” dei grossi nomi è stata sostenuta da Robert Elgidely, l’avvocato americano scelto dai giocatori italiani che qualche anno fa avevano subito sanzioni di vario tipo: Alessio Di Mauro, Potito Starace, il povero Federico Luzzi, Daniele Bracciali e Giorgio Galimberti. Quest’ultimo, avendo già scelto di ritirarsi, non ha pagato la sanzione ed è stato radiato dall’ATP. Ad ogni modo, da quanto emerso, i giocatori italiani non avevano obiettivi criminali, ma semplicemente avevano scommesso (con la propria carta di credito!) su alcuni match di tennis.
 
Il Daily Mail ha provato a contattare la TIU, ottenendo in risposta un “no comment” e nessuna informazione su quanti e quali casi vengono affrontati ogni anno. I documenti relativi al caso di Daniel Koellerer rivelano quanto sia difficile raggiungere la verità. L’austriaco è stato imputato in cinque capi d’accusa, ed è stato squalificato dopo essere stato riconosciuto colpevole in tre di essi. Nel 2009, Koellerer avrebbe chiesto a Jarkko Nieminen di perdere deliberatamente un match contro di lui al torneo ATP di Vienna. Effettivamente vinse Koellerer, ma non sono emersi dettagli di un possibile coinvolgimento del finlandese, che anzi corse a raccontare tutto alle autorità. Inoltre, Koellerer avrebbe offerto fino a 15.000 euro allo spagnolo Daniel Munoz de la Nava per perdere deliberatamente un paio di partite. Lo spagnolo avrebbe rifiutato ma non lo ha denunciato, almeno fino a quando non è stato interpellato dai funzionari TIU. Non esistono prove provate che anche solo un tentativo di corruzione sia andato in porto. Tim Kerr, l’avvocato che ha gestito il suo caso, ha detto che l’austriaco era mosso più da “impulsi sconsiderati” che da una disonestà vera e propria. Le altre due accuse a Koellerer sono cadute perché i testimoni sono stati ritenuti inaffidabili. Uno era Wayne Odesnik, la cui squalifica di due anni per doping è stata ridotta proprio perché avrebbe assunto il ruolo di “informatore”. Questo dettaglio, rivelato dal Daily Mail, smentirebbe quanto detto da Odesnik nei mesi scorsi, quando disse di non aver mai fatto la spia. A quanto pare, invece, la riduzione della sanzione era dovuta proprio a questo. Al di là di questo, l’articolo getta un’ombra su diversi giocatori di livello e lascia intendere che alcuni interessi potrebbero invogliare a chiudere un occhio. Non sappiamo se sia così. Sappiamo soltanto che il caso di David Savic, se letto con attenzione (come fatto da Federico Ferrero) porta all’individuazione di almeno un nome di alto livello che in qualche modo avrebbe potuto essere coinvolto in storie di partite aggiustate. Senza alcuna prova sarebbe grave (e stupido) puntare il dito contro qualcuno. Ma non c’è dubbio che il fenomeno meriti attenzione. E che ci vorrebbe più trasparenza.