Cosa non si fa per uno Slam! Lo scorso anno, Adrian Mannarino aveva raggiunto gli ottavi a Wimbledon: perdendo al secondo turno, sapeva che sarebbe sceso in classifica, intorno al numero 110 ATP, e non sarebbe stato ammesso di diritto allo Us Open. Allora, subito dopo la sconfitta a Londra, è partito con coach Eric Prodon verso Manta, Ecuador, per giocare un challenger in modo da raccogliere i punti necessari per tornare tra i primi 104. Hanno viaggiato il giorno del compleanno del coach: "E' stato commovente, perchè ha preferito viaggiare con me piuttosto che festeggiare a Parigi". Mannarino aveva chiesto una wild card, ma gliel'hanno negata per privilegiare i giocatori di casa. "Poi però ho scoperto che le avevano date a un cileno e due americani…avevo almeno chiesto di collocare il più tardi possibile il primo match delle qualificazioni, invece mi hanno messo a mezzogiorno contro un ecuadoriano…". Alla fine, Adrian ha vinto il torneo e si è assicurato un posto allo Us Open (e ai relativi maxi-guadagni). Dopo il successo, si è fatto tre ore di pullman fino a Guayaquil, un volo fino a Miami, un altro fino a Boston (dopo un'attesa di quattro ore) e due ore di auto per arrivare a Newport. Il fisico ha retto fino al secondo turno, poi non ce l'ha più fatta. Ma intanto aveva raggiunto l'obiettivo: allo Us Open ci sarà anche lui.
L’odissea vincente di Mannarino
Cosa non si fa per uno Slam! Lo scorso anno, Adrian Mannarino aveva raggiunto gli ottavi a Wimbledon: perdendo al secondo turno, sapeva che sarebbe sceso in classifica, intorno al numero 110 ATP, e non sarebbe stato ammesso di diritto allo Us Open. Allora, subito dopo la sconfitta a Londra, è partito con coach Eric Prodon verso Manta, Ecuador, per giocare un challenger in modo da raccogliere i punti necessari per tornare tra i primi 104. Hanno viaggiato il giorno del compleanno del coach: "E' stato commovente, perchè ha preferito viaggiare con me piuttosto che festeggiare a Parigi". Mannarino aveva chiesto una wild card, ma gliel'hanno negata per privilegiare i giocatori di casa. "Poi però ho scoperto che le avevano date a un cileno e due americani…avevo almeno chiesto di collocare il più tardi possibile il primo match delle qualificazioni, invece mi hanno messo a mezzogiorno contro un ecuadoriano…". Alla fine, Adrian ha vinto il torneo e si è assicurato un posto allo Us Open (e ai relativi maxi-guadagni). Dopo il successo, si è fatto tre ore di pullman fino a Guayaquil, un volo fino a Miami, un altro fino a Boston (dopo un'attesa di quattro ore) e due ore di auto per arrivare a Newport. Il fisico ha retto fino al secondo turno, poi non ce l'ha più fatta. Ma intanto aveva raggiunto l'obiettivo: allo Us Open ci sarà anche lui.