Il maiorchino vince per l’ottava volta a Barcellona: la differenza con Almagro è troppo evidente. Provocazione: una terra leggermente più veloce potrebbe dargli una mano.
Rafa Nadal ha vinto 39 titoli sulla terra battuta, uno in meno di Thomas Muster
Di Riccardo Bisti – 29 aprile 2013
Sulla terra battuta, salvo Novak Djokovic, non ci sono giocatori in grado di impensierire Rafael Nadal. Nessuno poteva metterlo in difficoltà a Barcellona, ormai un feudo personale. Lo ha vinto otto volte su nove partecipazioni: l’unica sconfitta risale a 10 anni fa, quando fu battuto da Alex Corretja, attuale capitano della Davis spagnola. Per il resto soltanto vittorie: la musica non poteva cambiare nel 2013, soprattutto dopo la sconfitta di David Ferrer, suo avversario nelle ultime quattro finali. Rispettando i pronostici, è giunto in finale Nicolas Almagro, che sulla terra vale molto di più della 12esima posizione ATP. Ma contro Nadal non c’è niente da fare. Ci aveva perso nove volte su nove, e sono bastati 92 minuti per sigillare la decima sconfitta. E’ finita 6-4 6-3 e il risultato non è mai stato davvero in discussione, anche se Almagro è partito benissimo, volando 3-0 nel primo set. A quel punto Nadal ha capito che non poteva accontentarsi di giocare col pilota automatico, e ha alzato il rendimento fino a raggiungere e superare il murciano. Il secondo set è stato poco più che una formalità. “E’ una grande gioia sollevare di nuovo questo trofeo – ha detto Rafa – significa molto, soprattutto dopo tutte le difficoltà che ho avuto. Oggi le condizioni erano molto difficili, soprattutto nei primi sei giochi, quando pioveva parecchio”. In effetti, l’unico elemento di incertezza è stata la pioggia. Dopo il match, Almagro ha detto che il campo è diventato piuttosto pesante, lento, è che Nadal ha saputo gestire meglio le nuove condizioni. Contro Almagro, in effetti, un campo iper-lento può essere un vantaggio (anche se Nadal sarebbe favorito su qualsiasi superficie, ghiaccio compreso), ma in prospettiva non è detto che un campo lento e pesante sia l'ideale per Nadal.
Prendiamo la finale di Monte Carlo, dove c'è uno dei campi più lenti del circuito. Rafa ha sofferto le pene dell’inferno contro Dimitrov ed è stata battuto piuttosto nettamente da Djokovic. L’impressione è che il nuovo Nadal, meno esplosivo di quello pre-infortunio, abbia una palla meno “vivace”. I campi lenti e le palle pesanti tolgono incisività al suo tennis. I colpi diventano corti e il topspin esasperato non arriva più al secondo piano. Novak Djokovic ci è andato a nozze e lo ha battuto in due set. Al contrario, al Roland Garros, le condizioni di gioco più rapide, paradossalmente, potrebbero dare una mano a Nadal. Gli organizzatori hanno accelerato i campi e hanno chiesto esplicitamente a Babolat di realizzare palle più veloci, anche per favorire i giocatori d’attacco. Il Roland Garros, in fondo, resta l’unico torneo non vinto da campioni come McEnroe, Connors, Sampras, Edberg, Becker…il trionfo di Roger Federer è dovuto – almeno in parte – alle nuove condizioni. E’ un discorso complementare al rallentamento di Wimbledon, dove Nadal ha giocato ben cinque finali. Tuttavia, i campi più veloci possono esaltare i pallettoni di Rafa e rendere il suo tennis ancora più incisivo. Non è un caso che abbia vinto a Indian Wells, dove la palla rimbalza molto alta. Può avere qualche problema contro i bombardieri (John Isner lo ha portato al quinto un paio d'anni fa), ma ha un margine notevole. E contro Novak Djokovic, l’unico vero grande rivale, la speed-clay del Roland Garros può essergli amica.
Non aveva bisogno di particolari aiuti a Barcellona. “Sono molto soddisfatto di aver avuto la capacità di battere Almagro in due set. La partita? E’ stato fondamentale il break sull’1-3 nel primo set”. Per Nadal è il titolo numero 54, il 39esimo sulla terra battuta, a una sola lunghezza da Thomas Muster nella classifica “All Time” sul rosso. Potrebbe superarlo già quest’anno, soprattutto se dovesse giocare (come sembra) tutti i tornei più importanti Adesso parteciperà a Madrid e Roma prima di andare a Parigi per il Roland Garros. E’ giusto che giochi più tornei, perchè ha bisogno di recuperare un ritmo-partita che non è ancora ottimale e gli è mancato a Monte Carlo. I risultati, tuttavia, sono dalla sua parte: nel 2013 ha giocato sei tornei, vincendone quattro e raggiungendo sempre la finale. Non poteva chiedere di meglio. E’ contento anche Almagro: “La tattica era giusta. Il problema è che contro Nadal devi avere la capacità di mantenerla per tutta la partita. Ho fatto quello che potevo, nemmeno perdere il primo set in rimonta mi ha demoralizzato. Naturalmente sono un po’ deluso, ma cerco di vedere il lato positivo. E’ stata un’ottima settimana”.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...