WIMBLEDON – Fuori Nadal e Federer, per otto tennisti si presenta l’occasione di una vita: raggiungere la semifinale. Da Almagro a Brown, nessuno è escluso dalla lotta. 
Nicolas Almagro è il giocatore di più alta classifica rimasto nello spicchio che fu di Federer e Nadal. Ma non è certo uno specialista dell'erba…

Di Lorenzo Baletti – 28 giugno 2013


La Caduta degli Dei, Nadal e Federer, si è portata dietro strascichi e discussioni. Se ne parlerà ancora, ma ogni cosa a suo tempo. Anche senza Rafa e Roger si sta giocando il torneo più affascinante ed emozionante al mondo. Anche senza di loro Wimbledon va avanti: alla delusione di non poter goderci un quarto da sogno, si sostituisce la curiosità di capire chi riuscirà a prendere per primo l’autostrada. Il casello di Church Road è intasato di tennisti che da ieri sanno di avere l’occasione della vita. Oltre a Nadal e Federer, nella parte bassa del tabellone è uscito anche Tsonga, e il primo ostacolo di rilievo sarebbe solo Murray in semifinale. Per esasperare la nostra consolazione, possiamo dire che Wimbledon cattura ancor di più il nostro interesse dopo l’uscita di ben tre big. Ci sarà, dopo 11 anni, un vincitore o almeno un finalista non compreso tra le teste di serie? Ci sarà, dopo Ivanisevic nel 2001, una grande sorpresa ai Championships? Sarebbe bello, affascinante, una rivoluzione dopo il decennale duopolio Federer-Nadal con la sola intrusione di Djokovic nel 2011. Nelle ultime dieci edizioni, ci sono stati solo tre diversi vincitori. E’ venuto il momento di cambiare registro: gli inglesi si augurano che ad approfittare delle cadute di Rafa e Roger sia soprattutto Murray, che in effetti ora diventa il favorito n.1 del torneo. Molti lo vedono già in finale con Djokovic, e poi chissà che l’esercito della Regina non spinga lo scozzese alla prima vittoria britannica dal 1936. Ma guai a cantare vittoria troppo presto, o fare calcoli affrettati. Perché se Darcis ha battuto Nadal, e Stakhovsky ha eliminato Federer, ormai tutto è possibile.
 
Nella fetta di tabellone prima comandata dallo svizzero e dallo spagnolo, con Tsonga e Murray a fare compagnia, un manipolo di peones vede incredibilmente a portata di mano almeno una semifinale a Wimbledon. Kubot, Paire, Mannarino, Brown, Almagro, Janowicz, Melzer e Stakhovsky: uno di questi arriverà di sicuro al penultimo atto. A quel punto, poi, ci si gioca tutto senza pressioni. E con la consapevolezza che quest’anno si respira un’aria diversa. Forse, la stessa aria che portò Goran a vincere il torneo nel 2001. Alcuni vedono proprio nel polacco Janowicz il primo pretendente alla semifinale, forse per una qualche somiglianza con il croato. Tuttavia, è impossibile pronosticare: Almagro, n.11 del tabellone, non è certo un erbivoro; Melzer gioca bene sull’erba, ma è in fase calante; Paire è pieno di talento, ma la testa può tradirlo in qualunque momento; tutti gli altri sono compresi tra la 100esima e la 200esima posizione in classifica, e a questo punto Wimbledon diventa un Challenger senza pietà, e con tanto, tantissimo equilibrio. Sta proprio qui la bellezza di questo torneo: dall’ombra uscirà sicuramente un tennista nuovo, che se la dovrà vedere con altri tennisti di seconda fascia in una lotta per la gloria e la sopravvivenza senza esclusione di colpi. Non è outsider contro teste di serie, ma sono outsider contro outsider, ed è ben diverso, sia emotivamente che tennisticamente. Perché caduti gli dei, arrivano gli uomini. Fragili, normali, pieni di problemi, non certo ricchi né famosi. Vedono l’Olimpo a portata di mano, o meglio di racchetta, e provano a raggiungerlo, per rimanerci e sentirsi anche loro, almeno una volta, immortali.