Alla prima finale in carriera, Luca Vanni manca per un soffio un titolo storico, arrivando a servire per il match nel terzo set. A San Paolo la spunta Pablo Cuevas al tie-break decisivo, ma l'aretino può sorridere comunque.È mancato il lieto fine, ma la favola non perde un solo centesimo del suo valore. Dopo l’incredibile cavalcata che l’ha portato dalle qualificazioni alla finale dell’ATP 250 di San Paolo, Luca Vanni se l’è giocata fino in fondo, arrivando a un passo da un successo storico, impensabile, di quelli che solo nelle favole, appunto. Gli è mancato qualcosina nel momento decisivo, e Pablo Cuevas l’ha beffato per 6-4 3-6 7-6 negandogli una gioia senza precedenti, ma in fondo va più che bene anche così. Perdere di misura fa sempre male, ancor di più in un’occasione così importante, dopo aver servito sul 5-4 al terzo set, ma non gliene si può fare una colpa. È stato detto e ripetuto, però vale la pena ricordarlo un’altra volta: lo scorso anno, di questi tempi, l’azzurro era fuori dai primi 700 del mondo e giocava i Futures, oggi ha mostrato all’Italia intera (e non solo) di essere pronto per ambire a qualcosa di molto più importante. Dopo le vittorie dei giorni scorsi sarebbe stato normale un po’ di sano appagamento, alla vigilia della sfida contro un avversario di spessore, capace di giocare (e vincere) già due finali nel Tour, entrambe sulla terra e nel 2014, l’anno che l’ha visto tornare grande dopo varie operazioni al ginocchio, proprio come accaduto a Vanni, bravo invece a non accontentarsi. Purtroppo la sorte ha scelto l’uruguaiano, che dovette fermarsi per oltre 18 mesi fra 2011 e 2012, premiandolo al termine di un match aperto con un primo set perfetto (zero punti ceduti al servizio) e chiuso da un passante di rovescio, uno dei suoi marchi di fabbrica. In mezzo la grande prestazione di Vanni, che ha aperto il secondo set scappando sul 3-0 e ha conservato il break a suon di ace sino a pareggiare i conti, e poi pareva aver risolto tutto allungando sul 4-4 del terzo. Gli è andata male, ma non ne ha fatto un dramma, alzando al cielo il piatto argentato riservato al finalista con un sorriso carico d’orgoglio. Ha tenuto incollati alla TV migliaia di appassionati, gente che fino all’altro ieri non l’aveva mai sentito nominare, ma una volta scoperta la sua storia poteva solo che schierarsi dalla sua parte.
 
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“Ho perso, ma questa rimane la settimana più bella della mia vita”, ha detto al termine del match. “Sono fiero di aver giocato alla pari per tre set contro un giocatore come Cuevas, e ci tengo a ringraziare tutti”. Ha citato ufficiali di gara, raccattapalle, sponsor, organizzatori e chi più ne ha più ne metta, tutte le persone che l’hanno accompagnato nel suo personalissimo sogno brasiliano. Ma il bello verrà da lunedì. C’è una nuova dimensione dove provare a rimanere, con altre sfide sul campo e una battaglia con le aspettative che in passato non avrebbe mai immaginato. Ora che il grande pubblico ha imparato a conoscerlo, e i siti dei quotidiani generalisti hanno dato spazio alla sua storia, è normale che ci si aspetti di vederlo con un ranking a due cifre. Un traguardo tanto vicino quanto difficile da raggiungere. Per molti potrebbe diventare una maledizione, ma a giudicare dal modo in cui Vanni ha gestito la sua settimana paulista, c’è da stare tranquilli. Si giocherà al 100% ogni possibilità, con poco da perdere e la maturità di chi si è meritato sul campo tutto ciò che ha fatto, e pure l'autentica valanga di belle parole piovute dai colleghi sui social network. E quando nel corso della cerimonia di premiazione stava dicendo “spero di tornare il prossimo anno”, si è fermato. Era tanto abituato a ripeterlo nei Futures come frase di circostanza, quando il reale obiettivo era in realtà quello di salire di categoria, che ci stava cascando. Ma questa volta invece lo vuole per davvero, quindi ha tolto la speranza e aggiustato il tiro: “tornerò”. Magari non per arrivare fino in finale, magari invece per prendersi quel titolo rimasto a soli tre punti. Sembra un’esagerazione, ma questa settimana ci ha insegnato ancora una volta come nel tennis non si possa dare nulla per scontato. Alzi la mano chi avrebbe mai pensato di trovare Vanni in una cerimonia di premiazione dove tre anni prima parlava Rafael Nadal, alla faccia di tutti quelli che “se a venticinque anni giochi ancora i Futures è meglio lasciar perdere”. Chi fa sempre le cose come si deve, prima o poi una chance se la ritaglia. A 18, 29 o 35 anni.
 
ATP 250 SAN PAOLO – FINALE
Pablo Cuevas (URU) b. Luca Vanni (ITA) 6-4 3-6 7-6