Nel suo Major preferito, vinto già in cinque occasioni, Venus Williams supera in due set la Shvedova e torna in una semifinale Slam a sei anni dall’ultima volta. Con la Kerber può vincere, anche per tenerla a distanza dalla vetta di Serena. E Wimbledon sogna già la finale “vintage”.

Al termine del Roland Garros ha fatto riflettere parecchio il ranking ATP: seppur in ordine diverso, presentava nei primi quattro posti gli stessi identici giocatori di otto anni fa: Djokovic, Murray, Federer e Nadal. Segno che i ricambi generazionali tardano ad arrivare. Discorso che si potrebbe ripetere anche nel circuito femminile, non troppo lontano dalla stessa finale di Wimbledon del 2002, addirittura quattordici anni fa. Con Serena sempre sulla cresta dell’onda, stavolta il merito principale è della sorella Venus, che a 36 anni continua a ritardare la data dell’addio. Nel 2015 è tornata a regalarsi un quarto Slam e un posto fra le prime dieci della classifica WTA, stavolta ha fatto ancora meglio, andando a prendersi una semifinale che le mancava da sei anni, dallo Us Open del 2010. Una dimostrazione di longevità incredibile, per un’atleta che ha avuto problemi di salute e sembrava finita da un pezzo, invece è ancora in gara a battagliare (e vincere) in mezzo alle ragazzine. Al secondo turno le è toccata la greca Maria Sakkari, di quindici anni più giovane di lei, al terzo la russa Daria Kasatkina, che era nata da pochi mesi quando “Venere” giocò la sua prima finale Slam, nel 1997 a Flushing Meadows. Eppure le ha spedite a casa entrambe, dopo due durissime battaglie, utili ad accumulare la fiducia giusta per far fuori anche Suarez-Navarro e la kazaka Yaroslava Shvedova, battuta per 7-6 6-2 nei quarti di finale. Il tabellone le ha dato una discreta mano, però le partite vanno vinte, specialmente quando le altre 127 del main draw (e pure le 84 delle “quali”, se si vuole essere precisi) sono tutte nate dopo. Lei, evidentemente, ha scoperto il segreto dell’eterna giovinezza, ed è bello che l’abbia svelato ai Championships, dove in passato ha alzato per ben cinque volte il Venus Rosewater Dish.

VERSO LA FINALE CON SERENA?
La Shvedova è un’ottima doppista, ha vinto anche un paio di Slam (Wimbledon compreso), ma se è in singolare non è mai andata oltre la 25esima posizione un motivo c’è. È già una sorpresa trovarla nei quarti, sesta con la peggior classifica a riuscirci nella storia, peraltro dopo vittorie contro giocatrici di livello quali Goerges, Svitolina, Lisicki, Safarova. Prima o poi il sogno doveva finire, e l’ha fatto nel tie-break del primo set, filato liscio fino al 5-2 grazie a un mini-break regalato da Venus con una volèe a campo aperto spedita in rete. Ma quando è arrivata l’ora di vincerlo, il tie-break, la kazaka è sparita, la statunitense le ha fatto colpire più palle possibile e ha fatto bingo, vincendo cinque punti di fila, il primo set e pure il match, visto che nel secondo non c’è più stata partita. Il break in apertura è subito tornato indietro, quello sul 2-1 no, e ha iniziato a scavare il solco che ha portato Venus al successo, contro una Shvedova via via sempre più fallosa. Per la “Venere” nera si tratta della nona semifinale a Wimbledon e – udite udite – non ne ha mai persa una. È giunta otto volte su otto in finale, l’ultima nel 2009, quando si arrese a Serena in una delle otto finali Slam in famiglia, dal 2001 in avanti. A Wimbledon si sono affrontate quattro volte, con una vittoria sua e tre della sorella minore, che mamma Oracene e tutto il clan sono corsi a vedere (sul Centrale) subito dopo il match-point, senza aspettare nemmeno che Venus abbandonasse il Campo 1. In semifinale le toccherà la Kerber, che ha battuto Simona Halep dopo due set tirati ed è super motivata dalla possibilità di diventare numero uno al mondo. Dovesse vincere il titolo, senza che Serena arrivi in finale, la vetta sarebbe sua. Per Venus è un motivo in più per sbarrarle la strada: il tennis per vincere ce l’ha, l’unica incognita sono le oltre 10 ore passate in campo per arrivare sin qui. A 36 rischiano di essere troppe, specialmente con la Kerber da affrontare. Ma mai dire mai, Venus insegna.

WIMBLEDON 2016 – Quarti di finale femminili
Venus Williams (USA) b. Yaroslava Shvedova (KAZ) 7-6 6-2
Angelique Kerber (GER) b. Simona Halep (ROU) 7-6 7-5