Un confronto tra i montepremi di Roland Garros e Wimbledon rivela che il torneo londinese offre il 33% in più rispetto al gemello europeo. Per i vincitori ci sono oltre 700mila euro in più: una differenza da limare, anche se a Parigi hanno altre priorità.L'incanto e la storia? Certo, ma anche i soldi. In una parola: Wimbledon, il primo torneo di tennis del mondo, l’unico capace di conservare intatto il proprio fascino da quel 9 luglio 1877, quando i campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club ospitarono la prima edizione. Quasi 130 anni più tardi il prestigio è rimasto lo stesso, alimentato da un montepremi da capogiro, prepotentemente cresciuto nelle ultime stagioni. Questa edizione dei Championships metterà in palio 26,75 milioni di sterline, l’equivalente di 37,4 milioni di euro. Un record che si farà sentire nelle tasche dei giocatori, dai più ai meno forti, ma è arrivato soprattutto in casa FFT. Dalle parti di Roland Garros stanno combattendo da anni per l’ampliamento dell’impianto, di gran lunga il più piccolo fra quelli a ospitare un torneo del Grande Slam, e malgrado il recente appoggio del Primo Ministro francese Manuel Valls pare che la telenovela non abbia ancora raggiunto l’ultimo episodio. E così, mentre a Parigi litigano con varie associazioni per la tutela dell’ambiente (in quanto l'espansione è prevista presso le serre d'Auteil, i giardini botanici adiacenti al torneo) gli altri tornei continuano ad allungare, nei servizi e soprattutto nel montepremi. Con i loro 28 milioni di euro, i French Open sono rimasti all’ultimo posto, parecchio lontani dal gemello europeo (37,4 milioni di euro) e dagli Us Open, arrivati a quota 33,9 nel 2014 e in probabile aumento fra un paio di mesi. Poco scarto invece con l’Australian Open, i cui 40 milioni di dollari australiani equivalgono a una cifra che oscilla fra i 27,5 e i 28,5 milioni. Ma la buona notizia è per gli australiani, mica per i francesi. Significa che l’aggancio è arrivato, e vista la crescita di Melbourne il sorpasso è dietro l’angolo.
OLTRE 700.000€ DI DIFFERENZA AL VINCITORE
Ma al di là dei colossi degli altri continenti, con impianti immensi e un’affluenza che per forza di cose a Wimbledon e Parigi non avranno mai, quello che sorprende sono i quasi dieci milioni di scarto fra i due Slam europei, ancor più tangibili nei singoli premi. I giocatori sconfitti al primo turno a Bois De Boulogne hanno incassato 27.000 euro, mentre a Church Road vedranno il conto in banca aumentare di 40.500 euro. Discorso ancor più ampio per Stanislas Wawrinka, che alzando al cielo la Coppa dei Moschetteri ha anche ricevuto un assegno da 1 milione e 800mila euro: avesse scelto lo Slam successivo per ripetere l’impresa australiana, ne avrebbe invece intascati 2.563.000, il 42% in più. Si parla comunque di cifre da capogiro, ma la differenza è grandissima, per due tornei della stessa categoria, e che soprattutto mettono in palio lo stesso numero di punti ATP. Segno che qualcosa non funziona. La gara al rialzo lanciata da Us Open e Wimbledon ha creato un solco importante, che l’Australian Open ha i mezzi per riempire, anche grazie a dei servizi di altissima qualità che aiutano a chiudere un occhio sul montepremi minore rispetto agli altri, mentre i Franch Open al momento non ce la possono fare. La priorità è l’ampliamento della superficie dell’impianto, da 8,5 ettari (la metà degli altri Major) a 13,5, condito sine qua non per provare ad agganciare di nuovo gli altri tornei più importanti.
CRESCERE PER NON MORIRE
“Un ampliamento è necessario, altrimenti il torneo rischia di morire”, ha recentemente detto senza mezze misure il direttore del torneo Gilbert Ysern. Ma la coperta è corta: investire circa 400 milioni per i lavori significa anche non avere troppo altro denaro per il resto. Né per rilanciare il montepremi, né per tenere il passo degli altri tornei, più grandi, più ricchi e col tetto retrattile sul Centrale (a New York è in costruzione, arriverà dal 2016), diventato una delle esigenze principali dei tornei più importanti. E quindi? E quindi c’è il rischio che ci si trovi molto presto con tre tornei dello Slam di livello (e prize money) altissimo e uno un po’ meno, con la possibilità che diventi come l’Australian Open di qualche tempo fa, considerato la gamba zoppa del Grande Slam. Vista la collocazione geografica e pure nel calendario, Parigi non corre affatto il rischio che i migliori non ci vadano come avveniva a Melbourne il secolo scorso, ma la differenza con gli altri diventa sempre più ampia. In Francia si devono sbrigare a trovare una soluzione, per non correre il rischio che qualche altro torneo bussi alle porte dell’ITF, mettendo sul banco più soldi e più garanzie. E se è vero che gli Slam sono gli stessi da un’eternità e l’intenzione di cambiarli probabilmente non è mai circolata sui tavoli londinesi, questo non è comunque un motivo per sedersi sugli allori maturati in oltre cent’anni di storia. Che piaccia o meno, oggi sono i soldi a contare di più.
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