E' giunto il tempo delle riflessioni. Il torneo WTA di Pechino fa parte di un'elite clamorosamente ristretta, quella dei Premier Mandatory. Solo Indian Wells, Miami e Madrid hanno questo status. Però, nonostante la furiosa caccia alle WTA Finals, è un torneo zoppo, quasi mediocre. E' stato letteralmente azzoppato da forfait e sconfitte premature. Serena Willliams, Maria Sharapova e Victoria Azarenka non si sono nemmeno presentate: al netto delle classifiche WTA, forse le più forti giocatrici del tour. Come se non bastasse, hanno perso al primo turno le prime due teste di serie: Simona Halep e Petra Kvitova. La prima si è arresa a un dolore al tendine d'achille, la seconda ha perso dalla Errani e continua a lottare con la mononucleosi. E allora ci si domanda se la WTA abbia fatto bene i suoi conti nel puntare così tanto sull'oriente. Dopo lo Us Open, l'intero calendario vira sull'Asia con le sole (minuscole) eccezioni dei tornei di Linz e Lussemburgo (i punti di quest'ultimo, tra l'altro, non saranno validi per le WTA Finals), più la Kremlin Cup di Mosca. La scorsa settimana, al Premier Five di Wuhan, avevano gettato la spugna Eugenie Bouchard (KO anche a Pechino per i postumi della commozione cerebrale patita allo Us Open), Caroline Wozniacki e Belinda Bencic. La più grande sostenitrice dell'Asian Swing era Stacey Allaster, ex CEO WTA. Si è dimessa un paio di settimane fa: in attesa del successore, la più alta figura WTA è Micky Lawler, tutt'altro che entusiasta della situazione. “Questa fase della stagione è davvero troppo – ha detto – lo sappiamo noi, lo sanno i cinesi e anche quelli di Singapore. Non c'è bisogno di creare una Roadmap, ma abbiamo la necessità di effettuare alcuni cambiamenti significativi. E dobbiamo farlo a breve”. Boom. E' l'implicita ammissione che la gestione Allaster ha corso disperatamente dietro ai soldi facili dell'Asia, ma senza pensare alle conseguenze. Non sarà semplice fare marcia indietro, anche perché l'accordo con Singapore per le WTA Finals è valido fino al 2018.
UN PROBLEMA SOLO FEMMINILE
Nel 2009, la WTA ha inaugurato una Roadmap che avrebbe portato il calendario a tutelare la salute delle giocatrici e garantire un maggiore periodo di riposo. Del progetto faceva parte l'incremento esponenziale della stagione asiatica. I montepremi sono cresciuti del 50%, il campo di partecipazione è migliorato, ma quello dei ritiri è diventato un problema reale. Ci sono tanti soldi in palio (il solo torneo di Pechino mette in palio quasi 5 milioni di dollari), ma questa fase della stagione si è rivelata più dura del previsto. L'Asia è lontana per tutte le migliori giocatrici: delle 16 teste di serie impegnate a Pechino, quindici sono europee e solo una (Madison Keys) è americana. Dopo una stagione lunga e piena di obblighi (ricordiamo che le top-10 sono obbligate a giocare tutti i tornei Mandatory più quattro dei cinque Premier Five, senza contare gli Slam), le giocatrici arrivano un po' scariche. Non si ricordano grandi match nei tornei di Tokyo, Wuhan e Pechino. La scorsa settimana, la finale di Wuhan è stata una gara di sopravvivenza. “Quando abbiamo stilato la Roadmap, le giocatrici si sono impegnate per assicurare ai nostri partner che il loro investimento avrebbe ripagato. In cambio, abbiamo dato loro una off-season più lunga – ha detto Lawler – poi però sono comparse le esibizioni, molto redditizie”. E' un problema soprattutto femminile, poiché i migliori giocatori partecipano a un buon numero di tornei senza patire troppo. Federer ne ha giocati diciotto negli ultimi dodici mesi, uno in più della sfibrata Halep e due in più di Sharapova e Kvitova. Stan Wawrinka ha preso parte a ben 22 tornei. Senza contare che gli uomini giocano al meglio dei cinque set negli Slam e in Coppa Davis e hanno un periodo di off-season (almeno per i migliori giocatori) più breve. Quest'anno, le ATP World Tour Finals termineranno il 22 novembre e la finale di Coppa Davis il 29.
UNA SOLA CINESE TRA LE TOP-100
Mary Carillo, ex ottima giocatrice (fu compagna di misto di John McEnroe) e attuale commentatrice ESPN, ha espresso dubbi sui metodi di allenamento delle giocatrici, specie in relazione alle nuove tecnologie. "Oggi c'è molta più potenza, velocità ed effetti. Gli uomini sono maggiormente predisposti, ma sospetto che il loro allenamento sia più intelligente e funzionale”. La WTA non sembra preparata a gestire la situazione, specie adesso che è rimasta senza leader e avrebbe alle costole alcuni promoter asiatici, arrabbiati per i troppi forfait. Due anni fa si consolavano con una stella globale come Na Li, ma adesso c'è soltanto una cinese tra le top-100 (Saisai Zheng). L'argomento andrà affrontato: in primis, la WTA dovrà trovare rapidamente un nuovo amministratore delegato, almeno in tempo per il 2016, e poi capire cosa fare del malloppo dei tornei asiatici. I soldi ci sono, le cattedrali nel deserto anche, ma l'Asian Swing non ha mai preso piede. Un rebus di difficile soluzione.