La recente scalata di Paolo Lorenzi fino alla 35esima posizione della classifica ATP, che gli ha consegnato la leadership nazionale, ha contribuito ad accendere molti riflettori sul 34enne toscano. Il gran match disputato contro Andy Murray ha mostrato al mondo tutte le qualità che gli hanno permesso di raggiungere risultati un tempo impossibili anche solo da pensare, con un frullato di tenacia e intelligenza tattica da menù stellato, e miglioramenti impressionanti a tutto campo. Si è decantata la sua grinta, il percorso esemplare, la programmazione oculata, e tanto altro. Eppure, nell’esaltazione generale sembra sfuggita l’arma che secondo le statistiche dell’ATP potrebbe stare alla base dei suoi successi: la risposta. Basta dare un’occhiata al super database del sito ATP, con i numeri raccolti dalla piattaforma Infosys in tutti gli incontri disputati nel tour maggiore (per “Paolino” sono 37 da gennaio a qui), per accorgersi che l’azzurro è uno dei migliori ribattitori del circuito, con percentuali superiori a quelle di tanti top player. La classifica comprende i giocatori che nel corso della stagione hanno disputato almeno 20 match fra tornei del Grande Slam, Masters 1000 e ATP 500/250, e tiene conto di quattro valori: percentuale di punti vinti in risposta alla prima di servizio, percentuale di punti vinti in risposta alla seconda di servizio, game di risposta vinti e conversione delle palle-break. Lorenzi è da top-20 in tutte le quattro graduatorie, con un “return rating” che colloca la sua risposta in dodicesima posizione assoluta con 153.2 punti, a soli 7 decimi dalla top-10. In testa c’è ovviamente Novak Djokovic, che comanda tutte le classifiche eccetto quella sulla conversione delle palle-break, guidata da Gael Monfils (a segno nel 31.7% dei casi) davanti a Fabio Fognini.
SESTO AL MONDO CONTRO LA PRIMA
Proprio il dominio nel circuito di un giocatore come Djokovic, che ha nella risposta uno dei suoi punti di forza, ne certifica l’importanza nel tennis di oggi e mette a nudo un controsenso, visto che è spesso il colpo meno allenato, sia dagli amatori sia dai professionisti. Nel suo lungo percorso di crescita, invece, Lorenzi gli ha sempre dedicato la giusta attenzione, non ha problemi a piazzarsi tre metri lontano dalla linea di fondo per costruire una risposta migliore, e non è un caso che si ritrovi una ribattuta da top-20 in tutti i settori. Il meglio di sé l’azzurro lo riesce a tirare fuori contro la prima di servizio dell’avversario, in quella che è forse la graduatoria più importante: con una percentuale di punti vinti del 31.8 è il sesto miglior giocatore del Tour, dietro a Djokovic, Murray, Nadal, Goffin e il sorprendente Damir Dzumhur, che però – a onor del vero – impressionava per le sue qualità di ribattitore già ai tempi in cui navigava ben lontano dai top-100. E se non avesse tenuto una percentuale decisamente peggiore nel famoso match contro Murray (21%), il toscano sarebbe addirittura nei primi cinque. “Paolino” è un po’ più indietro nella graduatoria sull’efficacia in risposta alla seconda, che lo vede al diciannovesimo posto, mentre recupera qualcosa nelle altre classifiche. Sulla conversione delle palle-break è diciassettesimo col 42.3% (qui il match con Murray l’ha aiutato: ne convertì 4 su 6, 67%) mentre è quasi da top-10 anche nei game di risposta vinti: il 28.1%, undicesimo miglior risultato del circuito ATP. Infine, un altro numero prezioso: Lorenzi va alla grande anche nella percentuale di match vinti al terzo o quinto set, quattordicesimo con il 66.7%. In sintesi, se un suo match si prolunga al parziale decisivo, due volte su tre lo vince lui. Più spesso di Federer, Nadal e Wawrinka.