Pubblicata la relazione dell’ITF sui controlli della scorsa stagione. 3529 in totale, quasi 800 in più rispetto al 2013. Notevole l’aumento dei test ematici fuori dai tornei. La strada è ancora lunga, ma qualcosa s’è mosso.Nei giorni in cui Sergio Giorgi ha ammesso con una naturalezza disarmante la presenza del doping nel tennis (“dovrebbe essere libero, ma a Camila non lo permetterei mai”), e la coppia Fognini-Pennetta ha ospitato i ‘vampiri’ dell'antidoping alle 6 del mattino, l’ITF ha diffuso le classiche statistiche sui controlli effettuati nella scorsa stagione. La buona notizia è che, nell’anno dell’introduzione del tanto atteso passaporto biologico, c’è stata l’ennesima crescita, per un totale di 3529 controlli, quasi 800 in più rispetto a dodici mesi prima. Un trend positivo che conferma quello del 2013 (+ 567), e trova le proprie radici soprattutto nel dato sui test sul sangue lontano dai tornei, effettuati solo ai top 50. Sono i più spiacevoli, ma anche i più efficaci. Impressionante la crescita in appena cinque anni: fra 2008 e 2009 ne non venne fatto nemmeno uno, nel 2012 dopo furono 63, mentre la scorsa stagione sono stati ben 1139, più o meno equamente divisi fra uomini (612) e donne (527). Paragonarli alle cifre ridicole del periodo 2008-2012 sarebbe troppo facile, ma già rispetto al 2013 i controlli ematici lontano dai tornei sono quasi triplicati. A onor del vero ha risposto un calo in quelli effettuati nel tour, dai 394 del 2013 ai 207 dei dodici mesi successi, ma nel complesso il numero è comunque cresciuto parecchio.
CONTROLLI ANCHE NEI CHALLENGER
Quello che piace è il costante aumento. Malgrado l’antidoping abbia costi molto elevati (spesso un singolo test può costare 800-1000 dollari), i soldi per garantire un controllo corretto stanno piano piano arrivando. Fino al 2012 l’intero progetto poteva contare su un budget di circa due milioni, lo scorso anno ogni Slam ne ha versato uno. Significa che i fondi sono almeno raddoppiati. Sarà anche vero, come dice il saggio Sergiy Stakhovksy, che il doping sta sempre un passo (o forse due, tre) avanti dell’antidoping, ma è evidente come il tennis stia provando a costruire un buon motore per raggiungerlo. La strada è ancora lunga, però il percorso è iniziato. Altro dato positivo è che malgrado l’aumento esponenziale dei controlli sul sangue, siano cresciuti, sia pur leggermente, anche quelli sulle urine. Non era affatto scontato. Segno che le associazioni internazionali (i dati di quelle nazionali, il CONI in Italia, non sono compresi nei bilanci) hanno capito che la strada da percorrere è quella dei controlli ematici, ma che non per questo vada sacrificata la prima. A ben vedere, i controlli sulle urine sono in grado di rilevare un maggor numero di sostanze proibite, anche se solo quello sul sangue consentono di rilevare il famigerato ormone della crescita. L'investimento è cresciuto anche nei Challenger: lo scorso anno all’Harbour Club di Milano erano presenti numerosi addetti, autori di controlli a tappeto. Nei tornei del 2014 sono stati fatti circa un centinaio di test in più rispetto all’anno precedente, ed è più che raddoppiata la cifra dei controlli a casa, crollata nel 2013. Da 271 erano passati a 144, lo scorso anno sono stati 300.
SEPPI PIÙ TESTATO DI FOGNINI
Altro paragone interessante è quello fra uomini e donne. Da quando nel 1995 è stato istituito il programma antidoping, i casi di donne positive sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli che hanno coinvolto gli uomini, eppure la quantità di test del 2014 non è molto distante dalla parità: 1925 per i maschi, 1604 per le donne, compresi gli atleti di tennis in carrozzina. Fuori dalle competizioni, i migliori (come i giapponesi Shingo Kunieda e Yui Kamiji, in vetta ai ranking) sono stati testati al pari di Djokovic&co, come si legge nella tabella relativa ai controlli effettuati su ogni singolo giocatore. In generale, c'è poco da segnalare. Fra i big, rispetto al 2013 è stato testato maggiormente Roger Federer, passato a sette o più controlli sia ai tornei sia a casa, mentre l’anno precedente nel tour venne testato fra le 4 e le 6 volte. Vien da pensare sia normale, visto lo scarso rendimento tenuto due anni fa, ma i risultati incidono fino a un certo punto sull'origine dei controlli. Basti pensare che il più testato degli azzurri (uomini) è stato Seppi, un altro che non ha avuto una stagione brillante, ma si è sottoposto a sette o più controlli sia nei tornei sia nel salotto di casa. Per i giocatori è una gran seccatura, ma un maggiore numero di test equivale a una maggiore tutela del tennis, il loro lavoro. Dovrebbero solo che esserne felici.
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