INDIAN WELLS – John Isner punisce Gulbis e vola in semifinale. Sul cemento americano, il suo rendimento si impenna. Adesso sfida Djokovic (facile su Benneteau).
John Isner ha tirato meno ace del solito, ma tiene in campo un'ottima percentuale di prime palle
Di Riccardo Bisti – 15 marzo 2014
Ci sono due modi per approcciare John Isner. Limitarsi al suo tennis, oppure valutare il personaggio nella sua interezza. Primo caso: non c’è da gioire per la sua semifinale a Indian Wells, che peraltro lo riporterà tra i top-10 ATP. Il suo tennis è un po’ noioso, monocorde. Le palline sono intese come proiettili e la sua Prince è un fucile. Però è un ragazzo adorabile, uno dei più gradevoli del tour. L’aneddotica su di lui è colma di episodi che farebbero sciogliere qualsiasi mamma americana. Chiunque lo vorrebbe come genero. Per adesso, il privilegio appartiene alla mamma della morbida Madison McKinley, detta “Maddy”, un anno più grande di lui, studentessa di moda a New York. Sarà più grande, ma gli concede giusto 35-40 centimetri in altezza. Una bella coppia, discreta, lontano dal gossip sfrenato. Così come è tranquillo e discreto il lungagnone del North Carolina, unico americano tra i top-50. Senza volerlo, si trova nella posizione che fu di Connors, McEnroe, Agassi, Sampras…però la gestisce bene, con tranquillità. Sa di avere dei limiti, dovuti ai 208 centimetri di altezza che lo mettono in crisi sul piano della mobilità. Però è un gran lavoratore, e possiede un servizio stratosferico. Con un tennis monodimensionale, non aveva alternative: doveva diventare bravo a giocare i punti importanti. Il college gli è servito, forgiandolo nella gestione dei momenti delicati. Lo scorso anno ha vinto 38 tie-break su 56, venerdì notte ha intascato la semifinale a Indian Wells vincendone un paio contro Ernests Gulbis. Il 7-6 7-6 che lo porta a sfidare Novak Djokovic ha rispettato un clichè ben noto: grande equilibrio, occasioni sciupate dal lèttone, e John più bravo quando la palla pesava come un macigno. Nel primo set, ad esempio, l’unica palla break l’ha avuta Gulbis. Ed era un setpoint. John l’ha annullata con una gran seconda di servizio. Sul 6-6, un mini-break è stato sufficiente per mandarlo avanti.
Nel secondo, John ha maturato qualche merito dopo che Gulbis aveva sciupato l’inverosimile. Subito avanti di un break, Ernests ha comandato fino al 4-2 e 15-40 sul servizio dell’americano, peraltro dopo aver annullato cinque palle break. Tutto faceva pensare a una conclusione al terzo set, invece John ha tenuto quel delicato turno di battuta e ha ultimato la rimonta. Nel tie-break, è andata esattamente come ci si attendeva: doppio fallo di Gulbis sul 2-3, due grandi servizi di Isner per arrivare a matchpoint, e bel passante di rovescio a chiudere la contesa. Non è la prima volta che Isner va così avanti a Indian Wells: due anni fa giunse addirittura in finale, battendo Djokovic e perdendo da Federer. Insomma, quando si gioca sul cemento americano, Isner vale molto più della sua classifica. “Anche se quest’anno non mi sembra che i campi siano molto favorevoli per i grandi battitori. La palla rimbalza molto alta, e non mi sembrano così veloci”. Contro Gulbis ha tirato 13 ace e tenuto un’ottima percentuale di prime palle (73%). Molto del suo gioco, ovviamente, dipende dal servizio. Tuttavia, ha imparato a palleggiare a buoni ritmi. Non sarà mai veloce come Nadal, ma il resto del suo tennis non si limita a quattro pallate. Non è un caso che giochi piuttosto bene anche sulla terra battuta. I suoi risultati tengono a un livello almeno decente il tennis americano, in attesa che emerga un giovane davvero forte dopo 5-7 anni di bluff. Con Isner in campo, probabilmente, gli americani avrebbero battuto la Gran Bretagna in Coppa Davis e sarebbero i nostri avversari. Ma a Melbourne si è fatto male a un piede, ed è rimasto fermo oltre un mese. Il lato positivo è che oggi è fresco e riposato, soprattutto mentalmente. Finchè continua ad essere un cecchino nei tie-break, può mettere in difficoltà anche i primissimi. Djokovic e Federer, già battuti da Long John, lo sanno bene.
Il primo match non aveva offerto nulla, se non un po’ di coraggio a Novak Djokovic. Il serbo aveva bisogno di un match di routine, e così è stato contro Julien Benneteau, piombato nei quarti battendo Tsonga nel suo percorso. A parte un normale appagamento, non ha armi per sfondare un Djokovic sempre molto tirato fisicamente. Il primo set è stato un disastro: Julien gettava in rete una palla dopo l’altra, come se i 91 centimetri di altezza del nastro fossero 91 metri. Incredibile. A fine set, avrà commesso 17 errori gratuiti contro i 5 di Djokovic. Nel secondo ci ha messo cuore e passione, cancellando sette palle break nei primi tre turni di servizio, ma non c’è stato nulla da fare. Sul 3-3, un doppio fallo mandava Djokovic avanti e anticipava la chiusura in appena 68 minuti. “Finalmente sono stato concentrato dalla prima all’ultima palla – ha detto Djokovic – nei match precedenti ho giocato piuttosto bene, ma ho avuto diversi alti e bassi. Adesso c’è Isner: ricordo la sconfitta di due anni fa, ci ho perso in un match combattuto anche a Cincinnati. Con un gran battitore, forse, è meglio giocare di sera. Tuttavia, mi sono abituato a giocare di giorno, quindi va bene così. Per me sarà importante servire altrettanto bene”.
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – QUARTI DI FINALE
Alexandr Dolgopolov (UCR) b. Milos Raonic (CAN) 6-3 6-4
Roger Federer (SUI) b. Kevin Anderson (SAF) 7-5 6-1
John Isner (USA) b. Ernests Gulbis (LET) 7-6 7-6
Novak Djokovic (SRB) b. Julien Benneteau (FRA) 6-1 6-4
SEMIFINALI (Diretta Sky Sport 2)
Roger Federer (SUI) vs. Alexandr Dolgopolov (UCR) (Ore 20)
Novak Djokovic (SRB) vs. John Isner (USA) (A seguire)
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