GLI APPUNTI DI CORRADO – Il nostro Corrado Erba è a Parigi e fotografa il Roland Garros dalla sua originale prospettiva. Occhio al padre di Jack Sock! 
Ryan Harrison si è fatto distrarre sul più bello durante il derby contro John Isner

Da Parigi, Corrado Erba – 1 giugno 2013

PARIGI, SIBERIA

Geloni, piumini montclair, giocatori intabarrati in tute di neoprene, un vento siberiano a soffiare sul Bois de Boulogne.  Più che al Roland Garros, sembrava di essere a Courmayeur in un giorno di tregenda, mancava solo il geometra Calboni che chiedeva il solito bombardino. Tra tante giocatrici coperte in stile semiburka, l'unica insensibile ai freddi polari sembrava la nostra Robertina Vinci, impegnatissima a disegnare ghirigori sul campo sette, fasciata in un completino sbracciatissimo.

L’AIRBUS DI HARRISON E LA NOUVELLE VAGUE AMERICANA
In mattinata le new balls americane sono state scaraventate fuori dal torneo. Jack Sock, con a seguito un padre e/o allenatore, che più irritante non si può ("C'mon Jack, do it!" urlato a pieni polmoni per tutto il match, anche tra la prima e la seconda di Tommy Haas),  gioca un dritto personalissimo, tirando una frustata etrema di polso e un rovescio a due mani discretamente fantasioso. Tuttavia manca di testa e il servizio penetra poco. Rivedibile sul cemento. Ha avuto una piccola chanche sul 4-1 del secondo e 15-40 ma e bastato salisse un poco il tedesco perche la notte tornasse buia. Isner invece a rimontato due set a un Ryan Harrison visibilmente infastidito dal modellino di Jumbo della Emirates che, attaccato al filo della telecamera mobile, sorvolava continuamente il campo, proprio mentre il nostro serviva. Risultato: due doppi falli sul 5 pari al quinto e Ryan a casa.

LE PEREGRINAZIONI DI SEPPI
Quando, dopo i 5 (lunghi) set di Verdasco e Tipsarevic si è capito che sul campo 3 mai si sarebbe potuto giocare il match di Andreas, è partita la caccia per capire su quale campo il match sarebbe stato spostato. Visto che tutti i court con un minimo di capienza erano pieni, per un attimo si è pensato si potesse giocare sul piccolo court 9, poi sul 5, infine è stato schedulato sul campo 17, il più remoto di tutto l'impianto, ma dotato di una discreta tribunetta. Court fully booked dopo pochi istanti e match durato più o meno un oretta. Seppi centrato e sulle gambe fino al 4 pari e tre palle break per servire per il set. Poi Almagro ha preso il largo. A tratti ingiocabile, ha inanellato una serie di 8 games a zero, portandosi sopra di due sets e 2-0 al terzo. Vana la reazione finale di uno stanco andreas. Chapeau però ad Almagro ; solito grandissimo rovescio, catenate terrificanti di dritto e servizio incontenibile (20 aces).