Si ritira Nikolay Davydenko, tra i più forti giocatori degli anni 2000. il suo senso dell'anticipo gli avrebbe potuto garantire almeno una finale Slam, ma non ce l'ha mai fatta. Quel rimpianto parigino. Adesso diventerà un uomo d'affari.

Di Riccardo Bisti – 17 ottobre 2014

 

Non è una sorpresa, ma è pur sempre un pezzo di storia che se ne va. Difficile trovare un'istantanea per ricordare la carriera di Nikolay Davydenko, che ha ufficializzato il ritiro durante la Kremlin Cup di Mosca. Ha vinto una bella edizione delle ATP World Tour Finals, la prima giocata alla 02 Arena di Londra, è stato numero 3 ATP e si è tolto belle soddisfazioni. Ma la Storia, quella con la S maiuscola, si scrive con i tornei del Grande Slam. E “Kolya” resta uno dei più forti a non aver mai giocato una finale. Sorprende che ce l'abbiano fatta Cedric Pioline, Malivai Washington, Rainer Schuettler, Arnaud Clement, persino Martin Verkerk…ma lui no. Non abbiamo citato Mariano Puerta: l'argentino lo ha battuto nella semifinale parigina del 2005, in un duro match di cinque set. Ma i controlli antidoping effettuati in quei giorni inchiodarono Puerta a una dura squalifica (gliela ridussero, ma questa è un'altra storia). Quella maledetta semifinale è certamente il suo più grande rimpianto. Perchè in finale, con un Nadal 19enne, avrebbe potuto dire la sua. Lo fece un paio d'anni dopo, quando per un pelo non lo battè al Foro Italico in una semifinale bellissima. Giocò talmente bene che il pubblico si schierò con lui, col brutto anatroccolo russo piuttosto che con il tenebroso maiorchino. E contro Nadal, comunque, ha vinto sei volte su undici. Oggi, a 33 anni, una moglie e un figlio, Kolya ha detto basta. Non giocava un torneo dallo scorso Roland Garros ma ha scelto Mosca per dare l'annuncio, quello stesso campo dove nel 2006 vinse una Coppa Davis da mezzo protagonista (si aggiudicò il primo singolare della finale contro Juan Ignacio Chela).


ALZARSI UNA MATTINA E DIRE BASTA

Il ritiro arriva a causa di una serie di infortuni. “Mi disturbano ancora ed è difficile combatterli. Non sono più in grado di produrre un buon risultato” Il fisico mingherlino gli ha creato più di un problema nella sua lunga carriera. “Ho lottato per anni con i guai fisici. Per me è dura parlare di ritiro, ho pensato a lungo su quando annunciarlo, ma adesso è giunto il momento. Ho davanti a me tutta la vita. Annuncio il mio ritiro dal tennis professionistico”. La decisione risale a dopo il Roland Garros, quando perse un anonimo primo turno contro Robin Haas. “Mi sono reso conto di non poter più esprimere il mio tennis. Mi allenavo due volte al giorno, ma capivo che certi risultati non erano alla mia portata. Ma aspettavo il momento di alzarmi una mattina e dire a me stesso che ne avevo abbastanza”. Davydenko ha chiuso per dieci anni di fila tra i top-50 ATP, ma ha avuto anche momenti difficili. Il peggiore risale al 2007, quando fu messo alla gogna per la sconfitta a Sopot contro Martin Vassallo Arguello. Gli scommettitori giocarono molto, forse troppo, le quote non erano lineari…insomma, si parlò di combine. Ma lui ha sempre negato e – supportato dai fatti – ne è uscito pulito, senza un solo giorno di squalifica. Controllarono persino i numeri di telefono di sua nonna!


UN RICCO UOMO SENZA LOGO

Adesso Davydenko è un ex tennista e – ammesso che lo abbia mai fatto – potrà scommettere quanto vuole. In realtà, sembra proiettato su ben altre attività. La famiglia, prima di tutto, visto che la moglie Irina ha messo al mondo un figlio, ma anche gli affari. “Entrerò nel mondo del business. Sarà un business internazionale, cercherò di sfruttare la mia popolarità, visto che non sono famoso soltanto in Russia. Ad esempio, in Cina”. Per buona parte della sua carriera ha avuto uno sponsor tecnico cinese (Li Ning) dopo che le aziende principali non lo avevano preso in considerazione nonostante i grandi risultati. Nel 2009, quando vinse il Masters, indossava l'abbigliamento francese Airness, non certo un marchio top del nostro mondo. Non gli è andata meglio con le racchette, visto che ha giocato per anni con la sua amata Prince nonostante fosse rimasto senza contratto. Qualcuno lo aveva definito “Uomo senza Logo”. Ma lui, a modo sui, ha trovato un logo sicuro e affidabile: se stesso. E adesso potrà godersi gli oltre 16 milioni di dollari guadagnati in tanti anni di tennis. Mica male per uno che, a inizio carriera, mangiava panini e si lavava le magliette da solo per risparmiare. E allora i rimpianti volano via. Lontani.