Il numero 1 australiano si lamenta del calendario, ma non tanto per la durezza: vorrebbe più tornei in Australia, in modo da colmare il gap logistico rispetto ad americani ed europei. “L'anno scorso sono stato in giro per quattro mesi, diventa difficile passare tempo con la propria famiglia”.

Il tempo delle chiacchiere è terminato: adesso bisogna dare concretezza ai buoni propositi espressi nei giorni scorsi. La stagione di Nick Kyrgios scatterà mercoledì o giovedì in un intrigante derby australiano contro Matthew Ebden: ranking alla mano, numero 1 contro numero 2 del Paese. Ma se Ebden ha esordito con un bel successo contro Frances Tiafoe, per adesso Kyrgios continua a far parlare di sé fuori dal campo. Alla vigilia dell'esordio, si è lamentato del calendario. A suo dire, dovrebbero esserci più tornei in Australia. In un periodo in cui è sempre più vivace il dibattito sulla durezza del calendario, tra infortuni e scelte strategiche (Murray ha detto che sempre più giocatori si prenderanno delle pause per allungare le carriere), Kyrgios ha affrontato anche la questione economica: “Non so perché l'Australia non organizzi un maggior numero di tornei, credo che i giocatori sarebbero più che disposti a tornare e giocare qui nel corso dell'anno – ha detto – per noi la situazione attuale è dura, l'anno scorso sono stato in giro per quattro mesi. È piuttosto costoso, poi diventa complicato trascorrere un po' di tempo con la famiglia”. In effetti, i tornei sul suolo australiano sono concentrati nel mese di gennaio, tra esibizioni e prove ufficiali.

POCO SPAZIO IN CALENDARIO
Nel calendario ATP ci sono solo tre tornei in Australia: Brisbane, Sydney e Australian Open. È sempre stato così, ad eccezione del torneo di Sydney indoor, evento autunnale durato una ventina d'anni, la cui ultima edizione risale al 1994. Attualmente, i giocatori australiani hanno solo un mese per giocare in casa e poi devono viaggiare oltre oceano per il resto dell'anno. “Qui abbiamo solo tre tornei, poi ci confrontiamo con i giocatori americani ed europei – continua Kyrgios – loro hanno tanti tornei a disposizione mentre noi siamo un po' svantaggiati nel dover stare spesso lontano da casa”. Il principio espresso da Kyrgios è corretto ma poco più che utopico: il calendario è strutturato in modo troppo rigido per pensare che possa esserci spazio per nuovi tornei in Oceania, ammesso che ci sia la volontà di farlo. L'unico spazio possibile sarebbe lo “swing” asiatico dopo lo Us Open. Non a caso Sydney indoor si collocava in quel periodo, ma sarà ben difficile togliere spazio e licenze alla Cina. Per il resto, l'ATP non sembra disposta ad aumentare il numero di tornei. Va detto, tra l'altro, che Tennis Australia si è impegnata nell'organizzazione di diversi tornei Challenger per dare la possibilità ai giovani locali di accumulare punti ed esperienza. Oltre alle due tappe prima dell'Australian Open (Playford e Canberra), ci saranno un paio di tornei dopo Melbourne: Burnie e Launceston. Senza dimenticare due tornei autunnali, a Canberra e Traralgon. Ma se organizzare un torneo Challenger è relativamente semplice (e meno oneroso), portare più tennis in Australia sembra molto, molto difficile.