. Lo ha dimostrato, ancora una volta, alla vigilia dell’ATP 500 del Queen’s. L’australiano sfiderà Milos Raonic in un match che promette scintille, e gli hanno chiesto un parere sulla moda degli ex-campioni nelle vesti di coach. Come se non bastassero partnership che vanno avanti da tempo, in questi giorni sono entrati in scena Richard Krajicek (con Wawrinka), Ivan Lendl (di nuovo con Murray) e John McEnroe, consigliere di Raonic per la stagione sull’erba. Da parte sua, Kyrgios ha un rapporto di collaborazione con Lleyton Hewitt, ma è convinto che sia il giocatore a fare il coach, e non viceversa. Parlando del ritorno di Lendl, ha spiazzato tutti. “Non importa chi sarà il nuovo coach di Murray – ha detto – potrebbe anche prendere una persona in mezzo alla strada e sarebbe in grado di giocare a un livello straordinario. Ed è lo stesso per Raonic: McEnroe può dirgli tante cose, ma lui ha uno dei migliori servizi al mondo e sa come giocare. I coach servono solo come complemento, per tenerli sulla retta via e dire qualcosa qua e là. La verità è che i migliori tennisti continueranno a giocare bene, non importa chi sta al loro fianco”.
Kyrgios ha perso al terzo turno del Roland Garros da Richard Gasquet (pure lui allenato da un ex top-player: Sergi Bruguera) e ha trascorso una settimana di relax con la fidanzata Ajla Tomljanovic, che sta recuperando da un infortunio. “E adesso mi sento bene, fresco. Di solito in questo periodo sono un po’ stanco, invece stavolta no. Significa che sto imparando a gestire meglio la programmazione. Conosco meglio il mio corpo e so quando prendermi una pausa”. Nonostante un ottimo ranking ATP al numero , l’australiano è rimasto fuori dalle teste di serie e quindi ha pescato un primo turno molto complicato: in caso di vittoria, troverà il vincente tra Jeremy Chardy e un qualificato. Tra gli altri primi più interessanti al Queen’s si segnalano Wawrinka-Verdasco, Isner-Del Potro e, ovviamente, Murray-Mahut.
Kyrgios: “I super-coach sono solo un complemento”
Ancora una presa di posizione provocatoria per il baby australiano. “E’ il giocatore a fare il coach, e non viceversa: se uno è forte, lo sarà anche se prende qualcuno dalla strada”. Impegnato al Queen’s contro Milos Raonic, l’australiano dice di sentirsi fresco. “Sto imparando a gestire la programmazione”