Ad appena 17 anni, Nick Kyrgios ha vinto il primo challenger. E’ già n. 1 under 18 ed è riuscito a eliminare i chili in eccesso. Entro il 2013 voleva entrare tra i top 300: obiettivo raggiunto in due mesi.
Nick Kyrgios è dotato di un tennis molto potente
Di Riccardo Bisti – 4 marzo 2013
Referenti importanti ci hanno detto di tenerlo d’occhio. “Bruttarello, sbruffone e antipatico. Ma forte forte…”. Adesso che ha vinto un challenger a 17 anni, bisogna segnarsi il nome di Nick Kyrgios. A quell’età, forse, è ancora più complicato vincere un challenger che passare un turno in un tabellone principale, come hanno fatto tanti mostri di precocità. Lui c'è riuscito. Dopo aver vinto l’Australian Open Junior, è rimasto Down Under e si è subito distinto. Semifinali a West Lakes, e adesso vittoria a Sydney. Kyrgios ha tutto per essere un gran personaggio. Il padre è greco (come Sampras e Philippoussis), la mamma è malese. Da piccolo giocava a basket, ma si infortunava talmente spesso da trovarsi quasi costretto a scegliere il tennis. Il suo idolo è proprio Philippoussis, ma nutre un debole per Jo Wilfried Tsonga. Fino a due mesi fa, era conosciuto per aver vinto il doppio junior a Roland Garros e Wimbledon insieme a Andrew Harris. Poi è scattato qualcosa: prima ha vinto l’Optus 18, il campionato giovanile australiano più prestigioso, battendo in finale Thanasi Kokkinakis, lo stesso che ha poi superato nella finale dell’Australian Open. Pure lui di origine greca. Ma i tornei junior non bastavano più. La prima occasione è arrivata a West Lakes, dove ha superato l’ex promessa Brydan Klein prima di cedere al britannico James Ward. Dopodichè, ha giocato un paio di futures sull’erba che hanno esaltato il suo tennis d’attacco, quasi garibaldino. Poi c’è stata la svolta di Sydney. Il torneo è stato falcidiato dalla pioggia, tanto da costringerlo a giocare quattro partite (due singolari e due doppi) nell’ultimo giorno, ma non gli ha impedito di conquistare il primo challenger in carriera. “E’ un risultato fantastico, non tutti riescono a fare qualcosa del genere a 17 anni – ha detto – a inizio settimana sapevo di star giocando un grande tennis, ma non pensavo di vincere il torneo”. In meno di due mesi ha già raggiunto l’obiettivo di tutto il 2013: entrare tra i primi 300 ATP.
Kyrgios è alto più di 1.90, tira un gran servizio e picchia duro con il dritto. Ciò che colpisce di lui, tuttavia, è il carisma. Nick non ha paura di niente e di nessuno. Il ranking ITF lo vede al numero 1 e potrebbe restarci, anche se gli ultimi risultati potrebbero fargli decidere di giocare soprattutto nel circuito ATP. Di sicuro giocherà i tornei del Grande Slam. “Mi trovo meglio a Wimbledon e New York, ma non vedo l’ora di misurarmi anche al Roland Garros”. Dopo la vittoria a Melbourne, gli avevano fatto ripensare alla sconfitta nelle qualificazioni del torneo dei “grandi”. Lui ha ripetuto le stesse cose che dicono tutti i junior. “I professionisti non si lamentano, non trasmettono mai negatività. Da quel punto di vista devo migliorare. Ma mi sono accorto di colpire la palla bene come loro. Per questo sono molto fiducioso quando scendo in campo”. Dietro l’apparente superbia, tuttavia, c’è un ragazzo con tanta voglia di lavorare. Si è reso conto che gli obiettivi non si raggiungono da soli, ma bisogn lavorare duro. Per questo si è messo d’impegno e ha perso peso, togliendosi di dosso cinque chili superflui. Un miglioramento dovuto all’ex coach Todd Larkham, che ha avuto la capacità di motivarlo, e al preparatore atletico David Jones. Quest’ultimo ha anche dato un’occhiata al suo comportamento a tavola. “Per la verità non ho mai mangiato male. Semplicemente, a volte, mangiavo troppo. Ma amo molto il cibo. Adesso sto lavorando molto più duramente ed è più facile gestire la dieta". Allenato da Des Tyson, si allena ancora nella natia Canberra, ma nel 2013 farà base soprattutto a Melbourne. Tuttavia, quando sbarcherà in Europa, andrà seguito con attenzione. Perché, a quanto pare, questo Kyrgios è “forte forte…”.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...