Wimbledon è troppo importante per patire la concorrenza dei Mondiali di Calcio. Tuttavia, dopo sei eliminazioni consecutive ai calci di rigore (Europei compresi), l'Inghilterra è protagonista in Russia dopo la vittoria all'ultimo respiro contro la Colombia. Sabato, gli inglesi scopriranno se il sogno andrà avanti. Per entrare tra le prime quattro, dovranno battere la Svezia. E sarà una curiosa sfida a distanza tra Kyle Edmund e il suo coach Fredrik Rosengren. Alla vigilia del match contro Bradley Klahn, Rosengren si è presentato ad Aorangi Park con la fiammante maglia gialla della Svezia, in risposta alla divisa dell'Inghilterra indossata dal suo allievo. Dovesse vincere oggi, Edmund potrebbe scendere in campo proprio mentre si giocherà Inghilterra-Svezia. Inevitabili le battute a sfondo calcistico, ma le ambizioni tennistiche hanno la prevalenza. “Prima della stagione sull'erba abbiamo parlato e siamo convinti che Kyle possa fare molto bene – ha detto Rosengren – si muove molto bene e ha tutti gli strumenti necessari per avere successo. Pensiamo e crediamo di poter battere tutti”. Frase impegnativa, dettata dall'entusiasmo del momento. L'australiano Alex Bolt, suo avversario di primo turno, non era esattamente un test proibitivo. Non lo sarebbe neanche Klahn: il primo match davvero ostico sarebbe il terzo turno contro Novak Djokovic. Per aver successo a Wimbledon, il giovane britannico ha scelto la potenza. La velocità media dei suoi colpi (servizio escluso) è di circa 130 km/h. Il dritto è un colpo-killer: secondo Rosengren, potrebbe mettere in difficoltà anche i più forti. Compreso Nole, possibile avversario quando a Samara si affronteranno Inghilterra e Svezia. I mondiali, tuttavia, sono un punto su cui Rosengren non transige.
LA NECESSITÀ DI DISTRARSI
“La Svezia si esprime al meglio quando affronta le squadre forti – dice – l'Inghilterra è una grande squadra, per questo sono fiducioso. Abbiamo già iniziato a scherzare in vista di sabato. Saremo amici ancora per un paio di giorni, poi si vedrà. Qui sono tutti contro di me”. L'allusione è al vice-coach Mark Hilton e a Lawrence Frankopan, manager di Edmund. “Mentre Ian Prangley, il preparatore atletico, è australiano e non è interessato alla faccenda”. Il calcio è un ottimo strumento per distogliere l'attenzione da Wimbledon: non appena mette piede al torneo, Edmund viene travolto dalla pressione. L'assenza di Andy Murray (battuto proprio da Edmund a Eastbourne) ha riversato su di lui l'attenzione dei media. E allora ogni pretesto è buono per staccare la spina, anche una serata con il suo ex compagno di scuola Tom Davis, ex aspirante tennista che oggi fa il vigile del fuoco. I due sono rimasti amici: Davis organizza ferie e vacanze estive per stare accanto a Edmund durante i Championships. Quest'anno, la sua presenza può essere strategica, se non terapeutica. “Gli fa molto bene – dice Rosengren – parlano di altre cose, si divertono e Kyle si rilassa. Tutto questo è molto positivo”. Dall'alto della sua esperienza, il coach svedese sa che non è semplice gestire la pressione del torneo di casa. “Conosci molte persone, tutti vogliono che ti fermi a parlare e se non lo fai pensano che tu sia arrogante. Bisogna trovare l'equilibrio in cui si può dire 'vado di fretta', oppure 'sto bene, grazie' e scappare via. Devo dire che Kyle è molto bravo”. Dovrà dimostrarlo sul campo: nonostante i tanti campioni in gara giovedì, gli organizzatori gli hanno riservato l'onore del Centre Court. Sembra quasi un modo per metterlo alla prova.