WIMBLEDON – Tre anni dopo, Petra ritrova la finale. Prestazione impeccabile contro l’amica Lucie Safarova. Tra i suoi segreti, lo psicologo che adesso viaggia con lei.

Di Riccardo Bisti – 3 luglio 2014

 
Si dice che i derby non siano partite come le altre. C’è qualcosa di vero, soprattutto se si affrontano due amiche come Lucie Safarova e Petra Kvitova. Era evidente che tra due giocatrici così emotive – anche se dal palmares diverso – l’aspetto mentale avrebbe fatto la differenza. E la differenza è arrivata da un aiuto esterno. La Kvitova lavora da un paio d’anni con uno psicologo dello sport, Michael Safar. Per ridare slancio alla sua carriera ha deciso di portarlo con sé. Wimbledon è il secondo Slam in cui Safar siede al suo angolo. Vivono insieme nell’appartamento affittato nei pressi di Wimbledon, dove Petra è attorniata da uomini: oltre a Safar, ci sono l’allenatore David Kotyza e l’incordatore Richie Sodkem. Un team perfetto, che sa proteggerla e regalarle la serenità perduta negli anni, prima a causa delle pressioni dopo il successo a Wimbledon, poi per le vicende personali, culminate nello strano fidanzamento con Radek Stepanek, terminato dopo meno di un anno. “Quando ci ritroviamo alla sera, cerchiamo di comportarci normalmente e non parlare di tennis” ha detto Safar, la cui presenza sta consegnando una Kvitova più tranquilla nei momenti importanti. Si è visto nella semifinale-specchio contro la Safarova, ceca e mancina come lei. Petra si è imposta 7-6 6-1, prendendosi la seconda finale a Wimbledon. Tra anni fa, contro Maria Sharapova, vinse senza problemi. Stavolta ha dalla sua l’esperienza ma il peso delle aspettative, le stesse che l’hanno bloccata nel biennio 2012-2013. Quando Petra è esplosa, il ranking WTA era guidato da Caroline Wozniacki e tutti pensavano che la nuova numero 1 sarebbe stata lei. Invece ha pagato una serie di problematiche: l’allergia, le difficoltà a giocare con il caldo e una curiosa tendenza a ingrassare e dimagrire con una certa rapidità. Nel frattempo il tennis va avanti e non l’hanno aspettata.
 
MAESTRA DELL'ERBA
A Wimbledon è tornata la Petra che piace ai suoi tifosi. “Già a Parigi si era visto un notevole miglioramento” ha detto Safar, alludendo alla sconfitta contro Svetlana Kuznetsova. Ma sull’erba è un’altra cosa. Petra è partita meglio (2-0), si è fatta riprendere fino al 2-2, sigillato da uno strepitoso rovescio lungolinea della Safarova. Fino al 6-6 abbiamo visto un tennis di buona qualità, che ha ricordato la tradizione ceca su questi campi: Jana Novotna, Hana Mandlikova e – ovviamente – la grande Martina Navratilova. Non facevano serve and volley, ma erano comunque propositive. Nel tie-break ci sono state un paio di scaramucce fino al 6-6, quando la Kvitova ha elevato il livello nel momento del bisogno: una gran risposta ha obbligato Lucie a mettere in rete il colpo dopo il servizio, poi un dritto incrociato le dava il primo set e – di fatto – la partita. Il secondo era una formalità: due serie di tre giochi sono state intervallate da un game si servizio tenuto da Lucie. L’abbraccio è stato cordiale, come può essere il saluto tra due giocatrici che torneranno a remare insieme a breve, nella finale di Fed Cup contro la Germania. Per la Safarova sarebbe stata una favola, tipo quelle di Zina Garrison, Nathalie Tauziat e Vera Zvonareva, finaliste a sorpresa. Ma ha trovato un’avversaria più forte, almeno sui campi veloci. Gli insegnamenti del padre, su quel parquet steso sopra una superficie di legno, hanno permesso alla Kvitova di sviluppare un tennis perfetto per i prati. Poche sanno gestire come lei i rimbalzi bassi e velenosi.
 
UN DESIDERIO CHE ARDE
Ma nemmeno gli amati prati le avevano dato soddisfazione nei due anni di (relativa) crisi. Adesso ha un paio di segreti. Come vi abbiamo raccontato, l’incordatore le prepara ogni sera lo stesso pasto che mangiava nel 2011: riso e ananas. Ma con la cabala non si vincono i tornei. E’ più facile riuscirci con la testa. Safar la segue come un'ombra, va al campo con lei, segue gli allenamenti e ne cura la psiche con attenzione maniacale. La terapia si basa su lunghi dialoghi (lui li chiama “interviste”), esercizi di rilassamento e preparazione mentale per un’avversaria specifica. “Le faccio fare parecchi esercizi di visualizzazione: pensiamo a momenti del passato e li spostiamo nel contesto attuale. Quando il campo le piace, tende a giocare meglio”. A suo dire, Petra è cresciuta a 360 gradi, come persona. “Non poteva rimanere come nel 2011, quando era spensierata verso la pressione interna ed esterna. Adesso ha sviluppato la sua personalità, non subisce passivamente quello che le dicono di fare, ma esprime quello che preferisce, quello di cui ha bisogno”. Wimbledon è il suo torneo preferito: “Il desiderio di vincerlo di nuovo arde in lei – conclude Safar – è molto importante, ma non basta”. Per sollevare il Rosewater Dish ci vogliono altre qualità. Petra, in questi giorni, le sta mettendo insieme. Una dopo l’altra.
 
WIMBLEDON 2014 – DONNE
Semifinali

Petra Kvitova (CZE) b. Lucie Safarova (CZE) 7-6 6-1
Eugenie Bouchard (CAN) b. Simona Halep (ROM) 7-6 6-2