Petra Kvitova interrompe un digiuno di 10 mesi vincendo a Montreal contro Na Li. E' finita 7-5 2-6 6-3. La ceca può battere chiunque, ma deve trovare continuità.
La grinta quasi rabbiosa di Petra Kvitova
 
Di Riccardo Bisti – 14 agosto 2012

 
Quando ci sono partite tipo Kvitova-Li, finale del ricco WTA di Montreal, non sai mai cosa pensare. E’ meglio avere campionesse come Serena Williams o Sharapova, capaci di mettere in ghiaccio le partite, oppure assistere a un match combattuto e imprevedibile? E' il dibattito che impazza da anni sul tennis femminile. Più campionesse, più prevedibilità. Meno campionesse, meno spettacolo. Intendiamoci: Petra Kvitova e Na Li sono grandi giocatrici, entrambe vincitrici Slam. Però il 7-5 2-6 6-3 che ha incoronato la ceca spiega perché i (pochi) scommettitori di professione abbiano scelto di focalizzarsi sul femminile. Tra le donne c’è un’impressionante alternanza di situazioni, persino all’interno dello stesso game. La Rogers Cup femminile si è decisa in un folle primo set, in cui la cinese è stata avanti 3-1 prima di incassare un parziale di quattro giochi consecutivi. Sul 5-3 e 30-30, a due punti dal set, la Kvitova ha messo in rete un facile dritto a campo aperto e si è fatta riacchiappare. Sul 6-5 Kvitova, con la Li al servizio, è successo un po’ di tutto. Due doppi falli consecutivi, 15-40 e due setpoint per la ceca. Il primo è volato via con un ace, il secondo con uno spettacolare rovescio lungolinea. Non capiva, la Kvitova, che il suo dritto lungolinea cozzava con il dritto della Li, decisamente il peggior colpo della cinese. Se ne è ricordata nel terzo setpoint, quando le è bastato appoggiare la palla per ottenere l’errore gratuito. Dopo un set del genere ti aspetti un secondo in discesa. Ma è la WTA, signori: e allora si riparte con 16 punti consecutivi per la cinese. Si è anche pensato che potesse arrivare il secondo “Golden Set” in un mese, dopo quello incassato dalla Errani contro la Shvedova. Così non è stato, ma il match è ugualmente scivolato al terzo.
  
Un break al sesto gioco è stato sufficiente per premiare la Kvitova. C’è una statistica che deve far riflettere: dei nove game terminati ai vantaggi, la Li ne ha persi sette. E in diverse occasioni ha avuto la palla game. Perdere sistematicamente i punti importanti porta alla sconfitta e rende inutili le statistiche: a parità di errori gratuiti (ne hanno commessi 45 a testa), la Li ha tirato sette vincenti in più (23 contro 16). Eppure ha perso, e la Kvitova non ha certo rubato. Per lei è il primo titolo sul cemento nordamericano. Si è tolta un peso: neanche a Wimbledon 2011 aveva esultato così. All’epoca si inginocchiò sull’erba quasi per…dovere. Stavolta ha lasciato cadere per terra la racchetta prima di farfugliare le solite banalità che si dicono nell’intervista sul campo. “Nel secondo set lei è stata molto aggressiva e non mi muovevo bene, sapevo di dover cambiare qualcosa nel mio gioco. E’ un’ottima preparazione in vista dello Us Open”. Petra non ha certo problemi di qualità. Quando è al top diventa ingiocabile. Marion Bartoli, strapazzata proprio a Montreal, ritiene che sia ancora più devastante di Serena Williams. Ma se Caroline Wozniacki è stata 67 settimane in vetta al ranking mondiale e lei neanche una…un motivo ci sarà. A parte una condizione fisica da tenere sotto stretto controllo (ha la tendenza ad appesantirsi), è troppo discontinua.

Sebbene Martina Navratilova sia ottimista, la ragazza deve ancora emanciparsi nello star system. Si trova ancora in imbarazzo quando la gente la riconosce per le strade della sua Fulnek, figurarsi quando è in giro per il mondo. L’inglese è migliorato, la spigliatezza anche, ma c’è ancora qualcosa da sistemare. A maturazione ultimata, è destinata a diventare numero 1 del mondo e restarci a lungo, perché Serena Williams non è eterna e le altre le sono inferiori, Sharapova e Azarenka comprese. Il 2012 della Kvitova è l’anno delle contraddizioni: è stata l’unica giocatrice ad aver raggiunto almeno i quarti in tutti gli Slam, ma si è presentata a Montreal con un desolante 0-5 contro le top 10. Si è rifatta nei giorni scorsi, battendo Bartoli e Wozniacki. Ma da una come lei ci si aspetta ben altro. Il successo in Canada (ottavo in carriera, primo nel 2012) può essere un buon viatico per tornare a combattere per la vetta, magari già a partire da Cincinnati, dove esordirà contro la tedesca Mona Barthel. Tornerà ad un passo dalle top 5, ma è ancora lontanissima dal numero 1. Non va bene, non può andare bene.