L'INTERVISTA – Mikhail Kukushkin parla della sfida contro l'Italia. “Mi sono preparato per due settimane e sono pronto a giocare tre partite di cinque set. Il Kazakhstan mi ha aiutato molto e consiglierei vivamente di farsi allenare dalla propria moglie”   Di Riccardo Bisti Dietro quell'aria un po' dimessa si nasconde un bel personaggio. Per batterci, il Kazakhstan degli oriundi si affiderà al ben noto Andrey Golubev, cresciuto in mezzo alle Langhe, ma anche (soprattutto?) a Mikhail Kukushkin. Numero 58 ATP, gesti fluidi e un tennis perfetto per il RuKortHard di Astana, sarà lui il numero 1 di Dias Doskarayev. In Davis ha battuto Wawrinka e quest'anno vanta già una finale ATP, a Sydney. I guai all'anca, forieri di due interventi chirurgici, sono solo un brutto ricordo, e il recente ritiro a Delray Beach non preoccupa. Grato al Kazakhstan perchè gli ha permesso di diventare un tennista migliore, Skype ci ha aiutato a raggiungerlo ad Astana, per parlare di Coppa Davis, del Kazakhstan, della moglie, dei sogni futuri. E molto altro ancora. Prima domanda d'obbligo: come avete preparato la sfida contro l'Italia?Abbiamo svolto un'ottima preparazione. Io sono arrivato ad Astana con due settimane di anticipo, in modo da svolgere una preparazione specifica per questa partita. Ci siamo allenati molto e penso che il nostro team sarà pronto per giocarcela alla pari. Secondo te chi saranno i singolaristi italiani? Fognini è il numero 1, però arriva dalla terra battuta e ha perso due volte contro di te. Contro chi ti aspetti di giocare nella prima giornata?Difficile a dirsi. L'Italia può schierare tre ottimi singolaristi, francamente non so chi giocherà. E' vero, ho battuto Fognini un paio di volte sul duro, ma ci ho perso sulla terra battuta… Potrei dirti che il primo giorno giocheranno Seppi e Bolelli, ma è una decisione che spetta al vostro capitano. Hai perso tre volte contro Bolelli: il suo tipo di gioco ti mette particolarmente in difficoltà?Ma è sempre stato sulla terra battuta. Sinceramente, non ricordo di averlo mai affrontato sul duro. Tra terra e cemento c'è una bella differenza e quando giochi in Coppa Davis è un'altra musica. Di sicuro sarà un match diverso. Proverò a dimenticare le statistiche, anche se ricordo bene quei match e per me non sono state belle esperienze. Tra l'altro lui sta giocando bene, ha sconfitto ottimi giocatori ed è in gran forma. Tu sei nato a Volgograd, non esattamente una città con grande tradizione tennistica. Ci racconti quella realtà e come sei riuscito a diventare un professionista?In effetti non c'è una grande tradizione e non è stato facile crescere lì, soprattutto con l'intenzione di diventare un professionista, anche se pure il mio compagno Andrey Golubev è nato a Volzhskij, a pochi chilometri di distanza. Comunque sono stato fortunato perché mio padre faceva il maestro ed è stato lui a portarmi sul campo da tennis quando avevo 6 anni, seguendomi in prima persona fino ai 17. A quel punto ho capito che Volgograd mi stava un po' stretta e sono andato via, iniziando a viaggiare parecchio. Ad ogni modo, quando svolgevo attività junior, sono rimasto a Volgograd seguito da mio padre. Hai iniziato a giocare per il Kazakhstan nel 2008, a 20 anni di età: com'è nato il contatto?La federazione kazaka è completamente cambiata nel 2007. E' arrivato un nuovo presidente (Bulat Utemuratov, ndr) e ha iniziato a costruire un grande progetto. In questi 7-8 anni ha fatto molto per sviluppare il tennis nel paese, specialmente per i giovani e per i bambini. Ci sono tanti programmi di sviluppo. Nel 2008 la federtennis mi offrì ottime condizioni per diventare un tennista migliore. Avevo 20 anni, ero intorno al numero 150 ATP ma tutti mi dicevano che avevo il potenziale per diventare top 100. In quel momento ho sentito di aver bisogno di un supporto extra per arrivare a quel livello. Il rapporto con il Kazakhstan mi ha aiutato molto e ho raggiunto ottimi risultati sia in Coppa Davis sia nella mia carriera individuale. Credo sia stata una buona cosa sia per me che per loro.  Da cittadino russo, fu difficile accettare la loro offerta?Sicuro. Quando è arrivata l'offerta, il progetto Kazakhstan era completamente nuovo, non sapevo nulla della loro federazione. E' stata una decisione complicata, ma oggi sono contento di aver accettato. Non fu facile ma in quel periodo avevo davvero bisogno di qualcosa in più per crescere.  In questi anni hai avuto qualche rimpianto? Con la tua classifica attuale, saresti il numero 1 di Russia…Nel 2008 c'erano tanti ottimi tennisti che giocavano in Davis per la Russia: Safin, Youzhny, Tursunov, Davydenko…Oggi, in effetti, alcuni di loro si sono ritirati, ma non ho rimpianti: con il Kazakhstan abbiamo ottenuto grandi risultati: siamo nel World Group da cinque anni e per tre volte abbiamo raggiunto i quarti di finale. Sono felice, mi piace stare in Kazakhstan e giocare in Davis per il mio nuovo paese. In fondo siamo tra le prime dieci nazioni del ranking ITF. No, nessun rimpianto. Circola voce che alcuni sponsor abbiamo abbandonato il tennis kazako: è vero? Più in generale, com'è la situazione economica rispetto a 6-7 anni fa?E' vero perché viviamo un periodo di profonda crisi economica. E' così in tutto il mondo, quindi anche in Kazakhstan, ed è normale che alcuni sponsor riducano il budget per sostenere lo sport. Tuttavia, noi abbiamo la fortuna di ricevere un grande supporto dalla federazione e di tante persone che credono in questo progetto, a partire dal presidente. Credo che i progetti per i giovani e per i bambini vadano avanti per ancora molti anni. Il progetto-Kazakhstan sopravviverà ancora. In passato hai avuto seri problemi fisici, con un paio di operazioni all'anca e hai avvertito dolore anche a Sydney, dove sei arrivato in finale. Tutto questo può essere un problema per te, soprattutto nei match al meglio dei cinque set?In passato ho avuto grossi problemi a entrambi i fianchi, con due interventi chirurgici nel 2012. Per me è stato un periodo molto difficile, sia prima sia dopo gli interventi. Avevo molto dolore ed era complicato giocare. La classifica era scesa molto, ma sono felice di essere tornato più forte di prima. Oggi va molto meglio, la condizione fisica è perfetta e non ho più dolore. Ovviamente, in ogni sport, dopo un'operazione resta sempre qualche strascico. Ma sono pronto a giocare al meglio dei cinque set: ci siamo preparati per due settimane e credo che non sarà un problema giocare due o tre match sulla lunga distanza. La ragione del tuo recente ritiro a Delray Beach?Solo un po' di influenza. Sto già molto meglio e comunque non aveva niente a che vedere con il problema all'anca. Mi sentivo molto giù e ho preferito ritirarmi. Hai giocato tanto in Italia, tanto da vincerci il tuo primo titolo da professionista, in doppio con Riccardo Ghedin. Poi ti sei aggiudicato il challenger di Barletta. I tuoi ricordi più belli nel nostro paese?Vero, ho tanti ricordi legati al vostro paese. Prima che firmassi il contratto con il Kazakhstan ho anche avuto un coach italiano, Stefano Orso ed è di Vicenza. Mi ha aiutato tanto in quegli anni. Ho passato molto tempo in Italia, tanto che ho imparato anche un po' di italiano. Avevi anche la base di allenamento in Italia?Si, sempre a Vicenza. E' stato tra il 2007 e il 2009. Stefano mi ha aiutato molto in quel periodo. Ho giocato tanti futures e challenger: ho vinto il doppio a Vicenza con Riccardo Ghedin, poi il successo a Barletta fu molto importante perchè era un challenger di ottimo livello. Ho lasciato anche tanti amici in Italia. E adesso ne hai trovati altri, visto che da quest'anno vesti Sergio Tacchini… La moda italiana non ha rivali, giusto? Non vedo l'ora di portare un brand storico come Sergio Tacchini in giro per i tornei di tutto il mondo. E chiaramente anche in Coppa Davis, con l'obiettivo di cominciare battendo la vostra Italia!   Sei allenato da tua moglie Anastasia: l'aspetto più positivo e quello più negativo di lavorare con la propria moglie?Volendo trovare l'aspetto negativo, vengo da tanti anni di allenamento con mio padre ed è più o meno la stessa cosa! Quando sei allenato da un membro della tua famiglia, il tennis diventa qualcosa di molto invasivo nella tua vita e non si esaurisce al campo da gioco, ma prende tanti altri aspetti della vita. A volte è dura. Io però vedo soprattutto i lati positivi: mia moglie non ha altri interessi se non quello di aiutarmi a progredire. Ci conosciamo da circa sette anni e conosce alla perfezione sia il mio tennis sia il mio carattere. Sono entusiasta del nostro rapporto professionale e credo che mi abbia reso un tennista migliore. Consiglieresti a un altro giocatore di lavorare con la propria moglie?Basandomi sulla mia esperienza, di sicuro. Sfortunatamente ci sono poche donne nel circuito ATP. Mi vengono in mente Amelie Mauresmo con Andy Murray, oppure la mamma di Denis Istomin. Anni fa c'era stata Tatiana Naumko con Andrei Chesnokov. Per me è un'ottima esperienza: la cosa più importante è avere fiducia nel proprio allenatore e io mi fido totalmente di mia moglie. Lei non vuole premi o soldi da me, ma soltanto raggiungere buoni risultati. E' la cosa più importante. Torniamo alla Davis contro l'Italia. Che tipo di accoglienza dobbiamo aspettarci? Come si comporterà il pubblico?Nei primi anni, il tennis non era molto popolare in Kazakhstan, non c'era tanta gente a seguirci. Col tempo è diventato sempre più popolare, per questo credo che al National Tennis Centre ci sarà molta gente. Di sicuro ci sarà una bella atmosfera: la gente è molto simpatica e ci sostiene con passione, mi è sempre piaciuto giocare ad Astana. Credo che sarà piacevole anche per gli italiani. Insomma, mi aspetto un bel week-end di sport. L'aspetto ambientale potrà essere un fattore?Si gioca indoor ma comunque bisogna abituarsi alle condizioni generali, anche se adesso non è tanto male: siamo a -10 gradi ma in inverno succede di raggiungere tranquillamente i -40! Hai mai avuto occasione di incontrare il Presidente della Repubblica, Nursultan Nazarbayev? Si dice che sia un grande appassionato di tennis.Sfortunatamente no, almeno di persona. E' venuto a sostenerci in tribuna qualche volta, specie in occasione della Coppa Davis. Ricordo in particolare la partita contro l'Uzbekistan nel 2012, ma è venuto anche altre volte. In diverse occasioni mi ha inviato telegrammi di saluti e congratulazioni. So che ama il tennis, lo pratica con una certa frequenza e segue i grandi tornei. Inoltre controlla i nostri risultati, settimana dopo settimana. Spero che abbia la possibilità di venirci a sostenere nel weekend. Non so se sarà possibile, ma di sicuro è un grande appassionato. Secondo te quando il Kazakhstan avrà finalmente un top 50 o top 100 nato e cresciuto nel paese?La nuova federazione ha cominciato a lavorare nel 2007. Prima di allora, il tennis non era per nulla popolare. Il progetto è nato tra il 2008 e il 2009, e come puoi ben immaginare non è semplice costruire un movimento di successo partendo da zero. Direi che ci vorranno 10-15 anni prima di apprezzare dei risultati significativi. Ci vuole ancora un po' di pazienza, ma con un sostegno del genere sono sicuro che le giovani promesse del Kazakhstan diventeranno ottimi professionisti. Hai 27 anni, sei nella piena maturità psico-fisica: quali sono i tuoi obiettivi? Preferiresti una semifinale Slam, un posto tra i top 10 o una finale di Davis con il Kazakhstan?Domanda difficile! Allora: per il resto della mia carriera spero di restare in salute e non avere infortuni. In base alla mia esperienza e a quella di altri giocatori, posso dire che la cosa più importante è restare sani. L'obiettivo numero 1 è dunque prevenire gli infortuni e giocare il più a lungo possibile. Numeri? Sono stato numero 48, quindi mi piacerebbe restare il più a lungo possibile tra i top 50. So bene che alla mia età sarà molto difficile entrare tra i primi 10, ma mi auguro ancora di riuscirci. Vi assicuro che, giorno dopo giorno, provo a migliorare il mio tennis e la mia condizione fisica. Il ranking verrà da sé. Negli ultimi mesi ho raggiunto alcuni buoni risultati e credo molto in me stesso. Dovessi scegliere… non so, è davvero dura. Difficile scegliere tra risultati individuale e Coppa Davis. Certo, trionfare in coppa sarebbe straordinario, un risultato indimenticabile per tutta la nazione. Per ovvi motivi, hai preso anche la residenza ad Astana. Ma dove vivi nel resto dell'anno? Pare che nemmeno certi tuoi compagni lo sappiano!Noi professionisti giriamo il mondo tutto l'anno. Ad Astana passo abbastanza tempo, sia in occasione della Davis sia quando gioco il torneo challenger. Capita anche di venire per un paio di settimane di preparazione durante la stagione. Tuttavia, potrei dire che passo 11 mesi all'anno in giro per il mondo, anche perchè ho una programmazione molto intensa L'anno scorso ho effettuato la preparazione invernale negli Stati Uniti, a Miami. Sono andato diverse volte da quelle parti per allenarmi, ma mi ritengo soprattutto un cittadino del mondo.  

L'INTERVISTA – Mikhail Kukushkin parla della sfida contro l'Italia. “Mi sono preparato per due settimane e sono pronto a giocare tre partite di cinque set. Il Kazakhstan mi ha aiutato molto e consiglierei vivamente di farsi allenare dalla propria moglie”

 

 

Di Riccardo Bisti

Dietro quell'aria un po' dimessa si nasconde un bel personaggio. Per batterci, il Kazakhstan degli oriundi si affiderà al ben noto Andrey Golubev, cresciuto in mezzo alle Langhe, ma anche (soprattutto?) a Mikhail Kukushkin. Numero 58 ATP, gesti fluidi e un tennis perfetto per il RuKortHard di Astana, sarà lui il numero 1 di Dias Doskarayev. In Davis ha battuto Wawrinka e quest'anno vanta già una finale ATP, a Sydney. I guai all'anca, forieri di due interventi chirurgici, sono solo un brutto ricordo, e il recente ritiro a Delray Beach non preoccupa. Grato al Kazakhstan perchè gli ha permesso di diventare un tennista migliore, Skype ci ha aiutato a raggiungerlo ad Astana, per parlare di Coppa Davis, del Kazakhstan, della moglie, dei sogni futuri. E molto altro ancora.

 

Prima domanda d'obbligo: come avete preparato la sfida contro l'Italia?

Abbiamo svolto un'ottima preparazione. Io sono arrivato ad Astana con due settimane di anticipo, in modo da svolgere una preparazione specifica per questa partita. Ci siamo allenati molto e penso che il nostro team sarà pronto per giocarcela alla pari.

 

Secondo te chi saranno i singolaristi italiani? Fognini è il numero 1, però arriva dalla terra battuta e ha perso due volte contro di te. Contro chi ti aspetti di giocare nella prima giornata?

Difficile a dirsi. L'Italia può schierare tre ottimi singolaristi, francamente non so chi giocherà. E' vero, ho battuto Fognini un paio di volte sul duro, ma ci ho perso sulla terra battuta… Potrei dirti che il primo giorno giocheranno Seppi e Bolelli, ma è una decisione che spetta al vostro capitano.

 

Hai perso tre volte contro Bolelli: il suo tipo di gioco ti mette particolarmente in difficoltà?

Ma è sempre stato sulla terra battuta. Sinceramente, non ricordo di averlo mai affrontato sul duro. Tra terra e cemento c'è una bella differenza e quando giochi in Coppa Davis è un'altra musica. Di sicuro sarà un match diverso. Proverò a dimenticare le statistiche, anche se ricordo bene quei match e per me non sono state belle esperienze. Tra l'altro lui sta giocando bene, ha sconfitto ottimi giocatori ed è in gran forma.

 

Tu sei nato a Volgograd, non esattamente una città con grande tradizione tennistica. Ci racconti quella realtà e come sei riuscito a diventare un professionista?

In effetti non c'è una grande tradizione e non è stato facile crescere lì, soprattutto con l'intenzione di diventare un professionista, anche se pure il mio compagno Andrey Golubev è nato a Volzhskij, a pochi chilometri di distanza. Comunque sono stato fortunato perché mio padre faceva il maestro ed è stato lui a portarmi sul campo da tennis quando avevo 6 anni, seguendomi in prima persona fino ai 17. A quel punto ho capito che Volgograd mi stava un po' stretta e sono andato via, iniziando a viaggiare parecchio. Ad ogni modo, quando svolgevo attività junior, sono rimasto a Volgograd seguito da mio padre.

 

Hai iniziato a giocare per il Kazakhstan nel 2008, a 20 anni di età: com'è nato il contatto?

La federazione kazaka è completamente cambiata nel 2007. E' arrivato un nuovo presidente (Bulat Utemuratov, ndr) e ha iniziato a costruire un grande progetto. In questi 7-8 anni ha fatto molto per sviluppare il tennis nel paese, specialmente per i giovani e per i bambini. Ci sono tanti programmi di sviluppo. Nel 2008 la federtennis mi offrì ottime condizioni per diventare un tennista migliore. Avevo 20 anni, ero intorno al numero 150 ATP ma tutti mi dicevano che avevo il potenziale per diventare top 100. In quel momento ho sentito di aver bisogno di un supporto extra per arrivare a quel livello. Il rapporto con il Kazakhstan mi ha aiutato molto e ho raggiunto ottimi risultati sia in Coppa Davis sia nella mia carriera individuale. Credo sia stata una buona cosa sia per me che per loro. 

 

Da cittadino russo, fu difficile accettare la loro offerta?

Sicuro. Quando è arrivata l'offerta, il progetto Kazakhstan era completamente nuovo, non sapevo nulla della loro federazione. E' stata una decisione complicata, ma oggi sono contento di aver accettato. Non fu facile ma in quel periodo avevo davvero bisogno di qualcosa in più per crescere.
 

In questi anni hai avuto qualche rimpianto? Con la tua classifica attuale, saresti il numero 1 di Russia…

Nel 2008 c'erano tanti ottimi tennisti che giocavano in Davis per la Russia: Safin, Youzhny, Tursunov, Davydenko…Oggi, in effetti, alcuni di loro si sono ritirati, ma non ho rimpianti: con il Kazakhstan abbiamo ottenuto grandi risultati: siamo nel World Group da cinque anni e per tre volte abbiamo raggiunto i quarti di finale. Sono felice, mi piace stare in Kazakhstan e giocare in Davis per il mio nuovo paese. In fondo siamo tra le prime dieci nazioni del ranking ITF. No, nessun rimpianto.

 

Circola voce che alcuni sponsor abbiamo abbandonato il tennis kazako: è vero? Più in generale, com'è la situazione economica rispetto a 6-7 anni fa?

E' vero perché viviamo un periodo di profonda crisi economica. E' così in tutto il mondo, quindi anche in Kazakhstan, ed è normale che alcuni sponsor riducano il budget per sostenere lo sport. Tuttavia, noi abbiamo la fortuna di ricevere un grande supporto dalla federazione e di tante persone che credono in questo progetto, a partire dal presidente. Credo che i progetti per i giovani e per i bambini vadano avanti per ancora molti anni. Il progetto-Kazakhstan sopravviverà ancora.

 

In passato hai avuto seri problemi fisici, con un paio di operazioni all'anca e hai avvertito dolore anche a Sydney, dove sei arrivato in finale. Tutto questo può essere un problema per te, soprattutto nei match al meglio dei cinque set?

In passato ho avuto grossi problemi a entrambi i fianchi, con due interventi chirurgici nel 2012. Per me è stato un periodo molto difficile, sia prima sia dopo gli interventi. Avevo molto dolore ed era complicato giocare. La classifica era scesa molto, ma sono felice di essere tornato più forte di prima. Oggi va molto meglio, la condizione fisica è perfetta e non ho più dolore. Ovviamente, in ogni sport, dopo un'operazione resta sempre qualche strascico. Ma sono pronto a giocare al meglio dei cinque set: ci siamo preparati per due settimane e credo che non sarà un problema giocare due o tre match sulla lunga distanza.

 

La ragione del tuo recente ritiro a Delray Beach?

Solo un po' di influenza. Sto già molto meglio e comunque non aveva niente a che vedere con il problema all'anca. Mi sentivo molto giù e ho preferito ritirarmi.

 

Hai giocato tanto in Italia, tanto da vincerci il tuo primo titolo da professionista, in doppio con Riccardo Ghedin. Poi ti sei aggiudicato il challenger di Barletta. I tuoi ricordi più belli nel nostro paese?

Vero, ho tanti ricordi legati al vostro paese. Prima che firmassi il contratto con il Kazakhstan ho anche avuto un coach italiano, Stefano Orso ed è di Vicenza. Mi ha aiutato tanto in quegli anni. Ho passato molto tempo in Italia, tanto che ho imparato anche un po' di italiano.

 

Avevi anche la base di allenamento in Italia?

Si, sempre a Vicenza. E' stato tra il 2007 e il 2009. Stefano mi ha aiutato molto in quel periodo. Ho giocato tanti futures e challenger: ho vinto il doppio a Vicenza con Riccardo Ghedin, poi il successo a Barletta fu molto importante perchè era un challenger di ottimo livello. Ho lasciato anche tanti amici in Italia.

E adesso ne hai trovati altri, visto che da quest'anno vesti Sergio Tacchini…
La moda italiana non ha rivali, giusto? Non vedo l'ora di portare un brand storico come Sergio Tacchini in giro per i tornei di tutto il mondo. E chiaramente anche in Coppa Davis, con l'obiettivo di cominciare battendo la vostra Italia!

 

 
Sei allenato da tua moglie Anastasia: l'aspetto più positivo e quello più negativo di lavorare con la propria moglie?

Volendo trovare l'aspetto negativo, vengo da tanti anni di allenamento con mio padre ed è più o meno la stessa cosa! Quando sei allenato da un membro della tua famiglia, il tennis diventa qualcosa di molto invasivo nella tua vita e non si esaurisce al campo da gioco, ma prende tanti altri aspetti della vita. A volte è dura. Io però vedo soprattutto i lati positivi: mia moglie non ha altri interessi se non quello di aiutarmi a progredire. Ci conosciamo da circa sette anni e conosce alla perfezione sia il mio tennis sia il mio carattere. Sono entusiasta del nostro rapporto professionale e credo che mi abbia reso un tennista migliore.

 

Consiglieresti a un altro giocatore di lavorare con la propria moglie?

Basandomi sulla mia esperienza, di sicuro. Sfortunatamente ci sono poche donne nel circuito ATP. Mi vengono in mente Amelie Mauresmo con Andy Murray, oppure la mamma di Denis Istomin. Anni fa c'era stata Tatiana Naumko con Andrei Chesnokov. Per me è un'ottima esperienza: la cosa più importante è avere fiducia nel proprio allenatore e io mi fido totalmente di mia moglie. Lei non vuole premi o soldi da me, ma soltanto raggiungere buoni risultati. E' la cosa più importante.

 

Torniamo alla Davis contro l'Italia. Che tipo di accoglienza dobbiamo aspettarci? Come si comporterà il pubblico?

Nei primi anni, il tennis non era molto popolare in Kazakhstan, non c'era tanta gente a seguirci. Col tempo è diventato sempre più popolare, per questo credo che al National Tennis Centre ci sarà molta gente. Di sicuro ci sarà una bella atmosfera: la gente è molto simpatica e ci sostiene con passione, mi è sempre piaciuto giocare ad Astana. Credo che sarà piacevole anche per gli italiani. Insomma, mi aspetto un bel week-end di sport.

 

L'aspetto ambientale potrà essere un fattore?

Si gioca indoor ma comunque bisogna abituarsi alle condizioni generali, anche se adesso non è tanto male: siamo a -10 gradi ma in inverno succede di raggiungere tranquillamente i -40!

 

Hai mai avuto occasione di incontrare il Presidente della Repubblica, Nursultan Nazarbayev? Si dice che sia un grande appassionato di tennis.

Sfortunatamente no, almeno di persona. E' venuto a sostenerci in tribuna qualche volta, specie in occasione della Coppa Davis. Ricordo in particolare la partita contro l'Uzbekistan nel 2012, ma è venuto anche altre volte. In diverse occasioni mi ha inviato telegrammi di saluti e congratulazioni. So che ama il tennis, lo pratica con una certa frequenza e segue i grandi tornei. Inoltre controlla i nostri risultati, settimana dopo settimana. Spero che abbia la possibilità di venirci a sostenere nel weekend. Non so se sarà possibile, ma di sicuro è un grande appassionato.

 

Secondo te quando il Kazakhstan avrà finalmente un top 50 o top 100 nato e cresciuto nel paese?

La nuova federazione ha cominciato a lavorare nel 2007. Prima di allora, il tennis non era per nulla popolare. Il progetto è nato tra il 2008 e il 2009, e come puoi ben immaginare non è semplice costruire un movimento di successo partendo da zero. Direi che ci vorranno 10-15 anni prima di apprezzare dei risultati significativi. Ci vuole ancora un po' di pazienza, ma con un sostegno del genere sono sicuro che le giovani promesse del Kazakhstan diventeranno ottimi professionisti.

 

Hai 27 anni, sei nella piena maturità psico-fisica: quali sono i tuoi obiettivi? Preferiresti una semifinale Slam, un posto tra i top 10 o una finale di Davis con il Kazakhstan?

Domanda difficile! Allora: per il resto della mia carriera spero di restare in salute e non avere infortuni. In base alla mia esperienza e a quella di altri giocatori, posso dire che la cosa più importante è restare sani. L'obiettivo numero 1 è dunque prevenire gli infortuni e giocare il più a lungo possibile. Numeri? Sono stato numero 48, quindi mi piacerebbe restare il più a lungo possibile tra i top 50. So bene che alla mia età sarà molto difficile entrare tra i primi 10, ma mi auguro ancora di riuscirci. Vi assicuro che, giorno dopo giorno, provo a migliorare il mio tennis e la mia condizione fisica. Il ranking verrà da sé. Negli ultimi mesi ho raggiunto alcuni buoni risultati e credo molto in me stesso. Dovessi scegliere… non so, è davvero dura. Difficile scegliere tra risultati individuale e Coppa Davis. Certo, trionfare in coppa sarebbe straordinario, un risultato indimenticabile per tutta la nazione.

 

Per ovvi motivi, hai preso anche la residenza ad Astana. Ma dove vivi nel resto dell'anno? Pare che nemmeno certi tuoi compagni lo sappiano!

Noi professionisti giriamo il mondo tutto l'anno. Ad Astana passo abbastanza tempo, sia in occasione della Davis sia quando gioco il torneo challenger. Capita anche di venire per un paio di settimane di preparazione durante la stagione. Tuttavia, potrei dire che passo 11 mesi all'anno in giro per il mondo, anche perchè ho una programmazione molto intensa L'anno scorso ho effettuato la preparazione invernale negli Stati Uniti, a Miami. Sono andato diverse volte da quelle parti per allenarmi, ma mi ritengo soprattutto un cittadino del mondo.