Si dice che i nodi vengano sempre al pettine. Kristina Kucova è una ragazza tranquilla, sembra amare più il cibo che i duri allenamenti, ma giovedì sera ha vissuto un flashback mentre scendeva in campo all’Uniprix Stadium, Montreal, per giocare il match più importante della sua carriera. Avrà pensato a tre anni prima, quando Eugenie Bouchard non le aveva stretto la mano dopo il sorteggio di Canada-Slovacchia di Fed Cup. Non c’era niente di personale, solo il discutibile modus operandi della canadese. Semplicemente, non le va di augurare buona fortuna alla sua avversaria. Si affrontarono e vinse Genie in tre set. Ma adesso, tre anni dopo, si è presa la rivincita più bella. E l’ha concretizzata battendo anche Johnna Konta. Adesso è in semifinale alla Rogers Cup, di gran lunga il miglior risultato della sua carriera. Incredibile, per una tennista mai andata oltre il numero 103 WTA e oggi in 121esima posizione. Una favola con contorni quasi fiabeschi, delineati dalle persone nel suo box. C’era Martina Hingis (“Siamo amiche, parla in slovacco e quindi è stato più facile legare con lei. Ha perso in doppio, però resterà a seguirmi fino in fondo”) e una donna sconosciuta al grande pubblico. Talmente sconosciuta da non finire nemmeno nelle didascalie delle foto di Getty Images. Si chiama Genevieve Demers (foto in alto, ndr), 36 anni, ex giocatrice che ha conosciuto la Kucova proprio in occasione di quel match di Fed Cup. Doveva fare da cicerone al team slovacco e si è sviluppata una bella amicizia che l’ha portata a seguirla di tanto in tanto nel tour. La scorsa settimana era a Washington, adesso è a Montreal ed è diventata famosa. “E’ in grado di farmi scivolare via le cattive emozioni” ha detto la Kucova, già certa di entrare tra le top-100 e impegnata alle 24 (diretta su SuperTennis) contro Madison Keys.
Proveniente dalle qualificazioni, la slovacca non aveva mai vinto 6 match consecutivi nel tour. “Forse era successo in un torneo ITF da 10.000 dollari, quando vinsi 9 partite. Mi è capitato anche di giocarne due in un giorno, ma non erano certo difficili come queste”. La Kucova doveva essere una campionessa, almeno da quando vinse lo Us Open Junior nel 2007, battendo in finale Agnieszka Radwanska. Era partita bene, con un best ranking conquistato piuttosto rapidamente. Numero 103 WTA nel 2009, lo migliorerà soltanto lunedì prossimo, a sette anni di distanza. “Ci sono stati momenti in cui ho pensato al ritiro: brutte emozioni, sconfitte, infortuni, problemi fuori dal campo…una volta sono rimasta ferma per 6 mesi. Ma ho sempre creduto in me”. Kristina viene da una famiglia di tennisti, poiché la sorella Zuzana è stata una buona giocatrice. In Italia la conosciamo bene, poiché ha giocato qualche stagione in Serie A1 con il Tennis Club Prato. “Credo che tornerà nel tour a seguirmi un po’ – dice Kristina – però adesso è impegnata con l’università, deve sostenere gli ultimi esami”. La Kucova è una delle poche giocatrici “quadrumani” del tour: gioca sia dritto che rovescio a due mani. Uno stile che si è sviluppato quando giocava Monica Seles. “Ma più che spirito di emulazione, è stata una necessità – racconta – quando mi hanno regalato la prima racchetta facevo fatica a tenerla in mano perché ero troppo piccola, allora ho iniziato a giocare a due mani. Poi sono cresciuta e ho visto che le altre bambine tiravano il dritto a una mano, così ho chiesto a mio padre di cambiare. Ci abbiamo provato, ma non c’è stato niente da fare. E allora ho continuato così”. Adesso Kristina continua nella sua favola. Era inevitabile che sarebbe successo in Canada, laddove le avevano rifiutato una stretta di mano. Il tempo è galantuomo.