Lo slovacco approfitta della stanchezza di Simone Bolelli e si aggiudica il ricco challenger di San Marino. Entrerà tra i top 50 ed è il più degno erede della tradizione tennistica del suo paese. Bolelli era troppo stanco.
Foto di gruppo per finalisti e staff del CEPU Open di San Marino
(Photo by www.ilgiornale.sm)
Di Riccardo Bisti – 13 agosto 2012
Non c’è stato il lieto fine, ma i fattori positivi superano di gran lunga quelli negativi. Martin Klizan si è aggiudicato il challenger di San Marino (85.000€, terra), mantenendo la promessa dello scorso anno, quando si ritirò durante la finale contro Potito Starace. Sotto 6-1 3-0, alzò bandiera bianca per problemi di vesciche ma disse che sarebbero tornato per vincere. Stavola la situazione si è ribaltata: lo slovacco ha superato piuttosto facilmente Simone Bolelli con il punteggio di 6-3 6-1 in una partita quasi sempre dominata. Sul risultato pesano le oltre tre ore impiegate da Bolelli per battere Albert Montanes. Ancora una volta il tennis ha mostrato di essere uno sport dagli equilibri molto sottili. Quel briciolo di lucidità in meno è stato sufficiente per impedire al bolognese di fare match pari. Klizan, classe 1989, è famoso per aver vinto il Roland Garros junior nel 2006. Da professionista non ha ancora sfondato come speravano i suoi connazionali, ma il tempo non gli manca. La Slovacchia è un paese dalla tradizione breve ma intensa. Prima della scissione con la Repubblica Ceca, avvenuta nel 1993, hanno avuto un grande campione come Miloslav Mecir, da molti considerato come uno dei più forti a non aver mai vinto uno Slam. Poi sono arrivati Karol Kucera e Dominik Hrbaty, gente capace di entrare tra i top 10 (il primo) e di portare il paese in finale di Davis (il secondo). Hrbaty ha anche vinto a San Marino nel 1998, quando era ancora un torneo ATP. Klizan, allenato proprio da Kucera, sembra il più indiziato (ancor più di Lukas Lacko) e tenere alta la tradizione.
Klizan è mancino, il suo tennis profuma di talento anche se i gesti non sono così eleganti. Il tennis di Bolelli, per intenderci, è più gradevole. Ma il ragazzo è solido e sta giocando molto bene. Lo scorso anno lo abbiamo visto vincere a Genova, mentre nel 2012 si è aggiudicato quattro challenger: prima di San Marino, infatti, aveva trionfato a Rabat, Marrakech e Bordeaux. Risultati che oggi dovrebbero portarlo per la prima volta tra i top 50. Ce la farà per un soffio, perché ai 110 punti incassati andranno tolti i 65 della finale dello scorso anno. Ma può crescere, e lo sta facendo bene. A proposito di punti, Bolelli dovrebbe attestarsi intorno all’85esima posizione. Siamo sempre lontani dal vertice, ma sarà la sua miglior posizione dall’ottobre 2009. Insomma, la strada intrapresa è finalmente quella giusta. Dalla sconfitta contro Nadal al primo turno del Roland Garros, il bolognese ha incamerato 21 vittorie e alcune centinaia di punti ATP che gli faranno comodo. Nei giorni scorsi abbiamo elogiato la crescita sul piano fisico e mentale, adesso è opportuno focalizzarsi sul futuro. Da oggi sarà impegnato a Cordenons, torneo dal tabellone accessibile che mette in palio punti importanti (nei quarti troverebbe Paolo Lorenzi). Poi ci sarà la trasferta americana, in cui dovrà giocare le qualificazioni e – probabilmente – il challenger di Genova in preparazione alla Coppa Davis. Seppi e Fognini gli stanno davanti, ma il Bolelli di oggi potrebbe quasi ambire a un ruolo da singolarista. Ma contro i cileni potrebbe bastare addirittura la nostra terza squadra. Peccato solo per la conclusione di questo torneo, in cui Simone era oggettivamente stanco. Ha recuperato un break di svantaggio nel primo set, ma poi ha perso otto degli ultimi nove giochi, alzando bandiera bianca come gli era già capitato a Kitzbuhel. Ma queste partite, fino a poco tempo fa, non arrivava nemmeno a giocarle.
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