Barbados, isola delle Piccole Antille con poco meno di 300mila abitanti, sarà l’83esima nazione rappresentata in un torneo del Grande Slam di singolare dal 1990 ad oggi. Merito di Darian King: ha superato per la prima volta le qualificazioni, e nell’ultimo match della sessione serale, sull’Arthur Ashe, affronterà Alexander Zverev, uno dei candidati al titolo.“Pride e industry”, ovvero orgoglio e operosità. Così recita il motto raffigurato sullo stemma di Barbados, piccola isola delle Piccole Antille situata al confine tra il Mar dei Caraibi e l'Oceano Atlantico. Meta turistica di vacanzieri facoltosi o di finanzieri alla ricerca di un sicuro rifugio dalla tassazione sui redditi, Barbados sarà rappresentata per la prima volta in un Major grazie all’inatteso scalpo di Darian King, abile a superare la trafila delle qualificazioni. Allo Us Open 2017, infatti, il tennista di Bridgetown ha rispedito a casa Daniel Nguyen, Nicolas Jarry e Lukas Lacko. Rimanere coi piedi per terra senza smettere mai di alzare gli occhi al cielo. Al quarto tentativo stagionale e della carriera, l’attuale numero 168 del ranking ATP questa volta non si è posto particolari obiettivi ed è riuscito finalmente a guadagnarsi il pass per il tabellone principale di uno Slam. Quest’oggi, dinanzi a una sicura nutrita presenza di “barbuti” come in occasione del match decisivo contro Lacko, avrà l’onore di difendere i colori del proprio paese sfidando Alexander Zverev nella sessione serale, sull’Arthur Ashe Stadium. Se il risultato da una parte appare chiuso, dall’altra la gioia e l’entusiasmo incontenibile del popolo barbadoregno tiene aperta ogni possibilità.
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DA COSA NASCE COSA
“Mamma squilla il telefono, puoi rispondere?”. Darian King non avrebbe potuto sapere cosa gli potesse mai riservare quella telefonata. Aveva appena 9 anni ed era nel bel mezzo di un torneo di calcio tra amici. A mamma Myrna era stato domandato se al piccolo Darian sarebbe piaciuta l’idea di iscriversi ad un torneo di tennis su erba con racchettoni e palline morbide di color arancione. Dopo qualche tentennamento, la risposta fu affermativa. A tale piccolo evento parteciparono sia lui che Christopher, fratello più grande e suo attuale coach. Entrambi primeggiarono nei rispettivi gironi in cui erano stati collocati per categoria d’età e furono dunque invitati da Sidney e Caroline Lopez ad aderire all'Ocean View Tennis Club, il centro juniores di primo livello di Barbados. Partita dopo partita cresceva la passione e il numero di partite vinte. Darian King ora voleva provare a fare sul serio nonostante l’Associazione Tennis Barbados non potesse garantirgli nulla date le risorse economiche e strutturali limitate. Secondo quanto racconta Christopher, con il tennis non fu amore a prima vista. Darian continuò a lasciarsi ambo le porte spalancate e a praticare anche il calcio, con differenze sostanziali nei risultati. La carriera a livello juniores procede a gonfie vele, il calcio oramai era stato accantonato. Darian King raggiunge la 47esima posizione del ranking nel gennaio del 2010 e da lì in poi si pensa che il naturale step successivo sia quello di immergersi totalmente nel circuito dei grandi. In quello stesso anno di transizione dal passaggio da junior a professionista arriva un fulmine a ciel sereno in famiglia King: viene a mancare mamma Myrna. Darian attraversa un periodo tormentato e non riesce a ritrovare la retta via. Continua ad allenarsi nella terra natia sul cemento ("all we have in Barbados”, spiega nella sua scheda sul profilo ufficiale ATP), e si sposta di tanto in tanto a Saddlebrook (Florida) per avere la possibilità di misurarsi con giocatori di livello. Qui trova nella figura di Martin Blackman l’uomo giusto con cui ripartire dopo qualche batosta di troppo nei primi approcci con il tennis professionistico. Era stato proprio lo statunitense di origini barbadoregne a proporsi a Darian intravedendo delle buone potenzialità. Le prime soddisfazioni arrivano nel 2012, anno in cui King conquista i primi due titoli Futures in Messico. Un’escalation di affermazioni negli anni a venire, sino al compimento di ulteriori progressi: partecipa al primo torneo ATP nel 2015 a Washington, vince tre titoli Challenger a Cali, Binghamton e Tiburon nella stagione passata e supera per la prima volta un turno in un main draw di un torneo ATP quest’anno a Memphis. Per completare il puzzle di un carriera condotta a passi lenti e misurati mancava solo una qualificazione Slam.
IL MESSAGGIO AI GIOVANI
“Vorrei essere preso come esempio da seguire per i più giovani. Oggi grazie a questa vittoria chiunque avrà visto coi propri occhi il mio risultato e il traguardo che sono stato in grado di raggiungere. Chi nasce in un paese caraibico può avere la possibilità di praticare sport ad ottimo livello”. Darian King ha ha messo in secondo piano la gloria personale per iniettare una buona dose di fiducia ai bajan, accorsi in massa al Louis Armstrong Stadium in occasione del match contro Lukas Lacko. “Questo è quello che da sempre ho sognato – ha spiegato al termine dell’incontro – ovvero giocare qui a Flushing Meadows davanti a queste persone. Mi hanno dato un’energia incredibile dal primo all’ultimo punto, spingendomi al trionfo”. Dopo essersi ancora una volta messo da parte, King non si nasconde e svela i suoi programmi a breve termine. “Il mio obiettivo era qualificarmi per il tabellone principale. Non sono più preoccupato di non essere a ridosso della top 100 come lo scorso maggio. Sono totalmente concentrato su questo mio primo torneo dello Slam e sono orgoglioso per essere riuscito a cogliere tale opportunità”. Con un solo semplice successo, Darian King è riuscito a regalare ai suoi connazionali un sorriso lungo un giorno. E una speranza per tutto il domani.