Una sanzione esemplare, durissima, letale per una carriera che stava vivendo il suo momento migliore. Con un comunicato di poche righe, la Tennis Integrity Unit ha bloccato la carriera di Nicolas Kicker. Il 25enne argentino (compirà 26 anni ad agosto) è stato squalificato per 6 anni. Ne dovrà scontare soltanto 3 in virtù di una “classica” sospensione della pena. Non gli è neanche andata troppo male, visto che si era sussurrato di possibile radiazione. Senza ribaltoni al CAS di Losanna, a cui ha già promesso ricorso, potrà tornare a giocare soltanto il 24 maggio 2021. Un disastro sportivo ed economico per un ragazzo con una storia particolare alle spalle: papà ad appena 19 anni, vaga origine austriaca, ha sempre sgomitato nei tornei minori. Quando aveva messo il naso nel tennis che conta (quest'anno ha raggiunto il terzo turno all'Australian Open ed esordito in Coppa Davis) viene investito dell'accusa più infamante, una delle cose più disgustose che si possano fare sul campo da tennis: si sarebbe venduto un paio di partite in cambio di denaro. Con un'aggravante: non avrebbe collaborato in nessun modo alle indagini TIU. I match incriminati risalgono al 2015. Prima la netta sconfitta estiva, a Padova, contro il giovane Duckhee Lee, noto perché sordomuto. Tre mesi dopo, il match che ha scatenato rabbia e ironie: a Barranquilla, in Colombia, contro Giovanni Lapentti. L'argentino perse 2-6 6-2 7-5, ma l'andamento delle scommesse lascia pochi dubbi: alla vigilia, il suo successo “pagava” 1.53. Insomma, era favorito. Eppure, dopo aver vinto il primo set, la sua quota – anziché crollare, come sarebbe stato naturale – è schizzata al 3.3. Una situazione analoga a quella dello storico Davydenko-Vassallo Arguello del 2007, il match che ha portato all'attenzione mainstream il maleodorante mondo delle partite truccate. Era come se tanti scommettitori sapessero in anticipo che Kicker avrebbe perso. Sullo stesso incontro, transitarono scommesse per circa 700.000 dollari, cifra totalmente fuori mercato per il primo turno di un Challenger.
"L'INFAME" DIETRO LA SQUALIFICA
C'è poi un filmato che, in effetti, mostra l'atteggiamento di Kicker nel terzo set. A tratti, sembra che lo stesso Lapentti se ne accorga, tanto da sparacchiare fuori alcune risposte sul 4-4 al terzo dopo che Kicker lo aveva "omaggiato" con due doppi falli consecutivi. Avanti 5-4, l'argentino spara tre risposte di fila fuori di metri. Sul 5-5, cede a zero il servizio a zero: nel primo e nell'ultimo punto di lascia aggredire dalle risposte di Lapentti, mentre nel secondo e nel terzo sbaglia due rovesci in fase di manovra, non difficili. Nell'ultimo game, non ha letteralmente tenuto una palla in campo, sbagliando quattro risposte consecutive in modo grossolano. Come sempre, noi vi mettiamo a disposizione i fatti e poi starà alla sensibilità del lettore farsi un'idea sulla vicenda. Da parte sua, Kicker si professa innocente e nega qualsiasi addebito. In un'intervista di qualche giorno fa con il Clarin, ha rilasciato un'affermazione molto grave: all'origine della sua squalifica ci sarebbe la soffiata di un altro giocatore, un argentino. “L'infame” avrebbe spiattellato informazioni (false, secondo Kicker) alla Tennis Integrity Unit. Forte di questa convinzione, farà ricorso al TAS di Losanna per ottenere almeno uno sconto della pena. Secondo alcune indiscrezioni, gli hanno detto che in caso di “buona condotta” potrebbe vedersi ulteriormente ridotta la squalifica a un anno e mezzo. In quel caso, la squalifica scadrebbe nel dicembre 2019 e potrebbe tornare a giocare nel 2020. Ma cosa significa “buona condotta”? Beh, tante cose. Rispettare le norme della Tennis Integrity Unit, collaborare con qualsiasi richiesta (ovvero, fare da talpa), informare su eventuali tentativi di corruzione o scommesse illegali. Come abbiamo scritto più volte, non è facile trovare la prova regina per illeciti di questo tipo. I truffatori trovano sempre il modo per non tracciare i passaggi di denaro: chi accetta di farsi corrompere viene spesso pagato in contanti, altri fanno scommettere terze persone per conto proprio.
"MI SENTO COME MARADONA A USA '94"
Per scardinare questo muro di gomma, il corpo investigativo che si occupa dell'integrità del gioco sembra accettare sistemi di indagine da film poliziesco: ovvero, usufruire di “talpe” all'interno dello spogliatoio. Si tratta di soggetti scoperti con le mani nella marmellata che, per ridurre le proprie sanzioni, “vendono” informazioni su altri giocatori. Molti hanno pensato a questa dinamica quando l'iniziale squalifica i Wayne Odesnik fu ridotta da 24 a 12 mesi per il possesso di ormone della crescita. Si parlò di “sostanziale collaborazione” e il pensiero scivolò subito al mondo delle scommesse e della corruzione. L'americano sarebbe poi sparito dal tour dopo essere risultato positivo a un test antidoping. Fermo dallo scorso 24 maggio, quando si trovava già a Parigi per il Roland Garros, Kicker è tornato nella sua Merlo e ha ripreso ad allenarsi nel club gestito dal padre Ricardo, il quale ha già deciso di coinvolgerlo in alcuni progetti del Kicker Klub Haus. “Mi sono sentito come Maradona al mondiale del 1994 – ha detto Kicker, alludendo all'efedrina trovata nel corpo del Pibe de Oro dopo il gran match contro la Grecia – mi hanno tagliato le gambe, perché sono nato giocando e amo giocare a tennis. Adesso non mi resta che andare avanti ed essere forte. Tutto il mondo sa che tipo di persona sono. Per questo sono tranquillo”. E poi, alimentando ulteriori sospetti, ha sparato la frase che ha messo in subbuglio il tennis argentino, già provato dalla squalifica a Federico Coria: “La persona che mi ha accusato è un tennista argentino, ma andrò al TAS ad esporre il caso, dimostrando la mia innocenza”. Non sappiamo quali documenti o prove a suo discarico abbia Kicker: certo, di fronte alle domande incalzanti di un buon avvocato, potrebbe non essere facile – per lui – spiegare gli ultimi game della partita contro Lapentti, impietosamente catturati da una telecamera dello streaming, e già visti da centinaia di migliaia di persone.