Il gigante croato dice addio alla Coppa Davis e non verrà a Torino per giocare contro l’Italia. Marin Cilic è sempre più solo: accanto a lui l’imprevedibile Dodig e alcuni carneadi. Ma c’è la speranza Pavic…
Mate Pavic è la miglior speranza del tennis croato
Di Riccardo Bisti – 27 dicembre 2012
La storia tra Ivo Karlovic e la Coppa Davis è terminata con alcune brevi dichiarazioni. “Dopo 12 anni è giunto il momento di dire addio alla Davis. Ho bisogno di concentrarmi sull’attività individuale se non voglio avere infortuni, soprattutto a 34 anni di età. Ho già comunicato la mia decisione al capitano Krajan e lui l’ha accettata. Faccio i miei auguri al team che giocherà contro l’Italia”. In altri tempi, l'avremmo liquidata in poche righe. Invece è una notiziona, perchè Karlovic era l’arma segreta per i croati nel match contro l’Italia, in programma al PalaVela di Torino i prossimi 1-3 febbraio. Con il suo servizio-bomba, sarebbe stato una valida alternativa a Marin Cilic. Senza di lui, la Croazia è spuntata. Cilic è sempre più solo e due punti in singolare (tutt’altro che certi) potrebbero non bastare, perchè la Croazia non ha un doppio. Proprio Karlovic, con un’attenta gestione delle risorse, avrebbe potuto essere utile nella gara a due. E invece le scelte di Krajan saranno obbligate. Dovrà sperare in un Cilic miracoloso e affidarsi alla carica agonistica di Ivan Dodig. Ma quale Dodig vedremo? Quello capace di lottare per tre ore contro Rafa Nadal e batterlo al Masters 1000 di Montreal, o l’omino incazzoso che spacca un trofeo dopo aver perso la finale di un challenger?
Il rapporto tra Karlovic e la Davis è stato di amore-odio. In 12 anni ha giocato appena 25 partite. Tra il 2002 e il 2008 ha giocato pochissimo, anche se ha fatto parte del team che nel 2005 vinse l’Insalatiera. Ma fecero tutto Ivan Ljubicic e Mario Ancic. Lui stava in panchina, a fare il tifo. Qualche contrasto con la federtennis lo aveva tenuto lontano. Tornò nel 2008, giusto in tempo per perdere contro un giovane Bolelli nella serie di Dubrovnik. Sconfitta indolore perchè i croati vinsero ugualmente. I momenti di gloria sono arrivati insieme alla maturità: nel 2009 vinse un grande match contro James Blake nei quarti contro gli Stati Uniti (7-5 al quinto), ma si arrese a Radek Stepanek nel match inaugurale della semifinale contro la Repubblica Ceca. Quella partita si ricorda ancora per il punteggio-monstre: 6-7 7-6 7-6 6-7 16-14. Fu la grande occasione. In verità, Ivo il gigante non è mai stato “eroe” salvo l’anno scorso, quando si è caricato sulle spalle il team nella trasferta di Hyogo, in Giapponese. Senza Cilic, ha battuto Nishikori e Soeda, trascinando Dodig alla vittoria in doppio. Karlovic sarebbe stato fondamentale per la Croazia. A parte l’indiscussa pericolosità (ancor maggiore sulla terra indoor, condizioni particolarmente adatte al suo tennis), avrebbe offerto qualche opzione a Krajan. Adesso le scelte saranno obbligate.
Il secondo singolarista sarà Ivan Dodig, 28enne nato a Medjugorie (il paese delle apparizioni della Madonna, lo stesso dove è nato Cilic). E’ un buon giocatore ma non è un campione. Numero 72 ATP, al massimo è stato n. 35 e ha vinto un titolo ATP. In 11 apparizioni Slam non è mai andato oltre il secondo turno, mentre in Davis ha una storia particolare: fino al 2006 ha sgomitato nelle serie inferiori conla casacca della Bosnia Erzegovina, poi è diventato croato. Con la nuova nazionale non ha fatto granchè, vincendo un paio di doppi ma perdendo (quasi) sempre in singolare. Si allena in Germania, dice che la terra è la sua superficie preferita ma i risultati dicono il contrario. Per Seppi e Fognini è un avversario tosto ma non imbattibile. Contro il ligure ha vinto l’unico precedente (Bercy 2011), mentre contro Seppi ha perso tre volte su tre, l’ultima qualche mese fa a Metz. E gli altri? Non dovrebbero esserci dubbi sulla presenza di Antonio Veic, discreto giocatore da challenger (oggi è n. 131 ATP), ma inadeguato a certi livelli. In tutta la carriera ha giocato appena 29 match nel circuito maggiore, vincendone 11. In Davis lo hanno fatto giocare soltanto a risultato acquisito. Difficile che venga convocato il doppista Lovro Zovko (n. 125 nel ranking di specialità), capace di vincere un solo doppio su otto giocati. Scorrendo il ranking ATP, incontriamo il 24enne Nikola Mektic (n. 253), il 22enne Toni Androic (n. 316), Marin Bradaric (n. 370) e l’incubo Dino Marcan (n. 383). Quest’ultimo è ricordato per aver battuto Simone Bolelli in quello che forse è stato il punto più basso nella carriera del bolognese (qualificazioni di Umago 2011).
Ma nel vuoto generale c’è un raggio di speranza. Si chiama Mate Pavic ed è numero 368 ATP. Il cucciolo di Spalato, dove è nato il 4 luglio 1993, è noto per aver vinto il doppio a Wimbledon Junior. Il 2012 è stata la sua prima stagione nel circuito e si è comportato bene: ha guadagnato oltre 500 posizioni, ha vinto un future (in Indonesia, nell’ultimo torneo giocato), e sembra il giovane più futuribile. In verità, è ancora improponibile in singolare: quest’anno ha perso contro sconosciuti, ma a quell’età si cresce rapidamente. E poi è giunto in finale in doppio all’ATP di Zagabria, in coppia con Dodig. Senza Karlovic, la Croazia è tutta qui. Per l’Italia è un’occasione d’oro: in caso di vittoria, potremmo ospitare la Spagna nei quarti. A meno che gli iberici, magari senza gli uomini migliori, non scivolino nel ghiaccio di Vancouver. E allora dovremmo andare in Canada, a casa di Milos Raonic e Daniel Nestor, in virtù di un sorteggio malandrino. Ma non è il caso di pensarci: oggi dobbiamo dedicarci a Cilic e compagni.
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