E’ severo, troppo severo, il punteggio con cui la Knapp cede alla pittoresca Yulia Putintseva. Finisce 6-1 6-1 in 74 minuti, un match dominato tatticamente dalla kazaka, brava a trovare i punti deboli di Karin, sorpresa da tante palle corte e fallosissima con il rovescio. Almeno non si è fatta male…

Karin ha sognato per un paio di giorni, ma il risveglio è stato brusco. E anche un po’ crudele. Tuttavia, proviamo a guardare il lato positivo. Sotto 6-1 3-1 contro Yulia Putintseva, al momento di giocare uno schiaffo al volo, Karin ha sentito qualcosa a una caviglia. Sulle prime, era sembrato addirittura il ginocchio. Dopo tutto quello che ha passato, sono stati attimi di gelo e paura. Per fortuna si è ripresa e ha concluso la partita senza problemi, se non quelli tecnico-tattici che le ha presentato la kazaka (passaporto acquisito nel 2012, lei è russa). E’ finita 6-1 6-1 e nella seconda settimana del Roland Garros ci va la Putintseva, mai così avanti in un torneo del Grande Slam. Il suo miglior risultato era stato il terzo turno colto all’ultimo Australian Open. E’ una giocatrice particolare, la Putintseva. Bassa, tozza, con fasce muscolari molto evidenti. Il suo tennis non incanta. Anni fa l’avrebbero definita “pallettara”, i tecnici dicono che è una “contrattaccante da fondo”. Comunque sia, ha letteralmente mandato ai matti la Knapp. Con due gambe motorino, la kazaka si è quasi sempre limitata a buttarla di là, magari alta, magari senza peso. Le famose “moon balls” inventate da Michael Chang. Karin non ha trovato le giuste contromisure, forse perché non le aveva. Per battere un’avversaria così (e può, lo ha già fatto) Karin ha bisogno che tutto funzioni nel verso giusto. Lo scorso anno, a Norimberga, era stata impeccabile. Stavolta non c’è stato niente da fare. Le bordate di dritto uscivano, ma è stato il rovescio a tradirla. Ne ha sbagliati tantissimi, non trovava una soluzione. Il problema è che Karin fatica a giocare un rovescio carico di rotazione: predilige la soluzione piatta, decisamente complicata da adottare su palle morbide, senza peso, soprattutto se le gambe non sono perfettamente sulla palla. Si spiega così, in due parole, il passivo così pesante.


Sotto gli occhi dello stato maggiore FIT (Angelo Binaghi, Sergio Palmieri, Corrado Barazzutti) non c’è mai stata partita. Subito sotto 2-0, la Knapp ha tenuto il turno di servizio nel terzo game poi è piombata in un parziale di sette giochi consecutivi, in cui il canovaccio tattico non è mai cambiato. Da parte sua, la Putintseva si autoincitava con qualche “Davai!”, ma nel complesso non ha fatto le solite scenate. Non ne ha avuto bisogno, poiché il tenore agonistico era piuttosto basso. Karin ha combattuto con se stessa, ma il suo tennis non gli ha dato sponda. Al netto del suo atteggiamento caricaturale, la Putintseva possiede una certa lucidità tattica. Azzecca quasi sempre la scelta tattica e ha giocato un buon numero di palle corte, spesso vincenti. C’ è stato solo un momento di speranza: sul 3-1 nel secondo, dopo il grande spavento per il ginocchio, Karin si è portata sul 30-40 e ha avuto una palla break per rimettere in piedi il set. Lungo scambio, concluso con un drittone sparato lungo. In quel momento, si sono perse tutte le speranze di vedere un italiano alla seconda settimana. L’ultima scena è stata lo strillo furibondo della Putintseva, che ha persino lasciato cadere la racchetta per terra dopo l’ultimo errore della Knapp. Negli ottavi, troverà Carla Suarez Navarro. Al Roland Garros femminile, che negli ultimi anni ci ha dato soddisfazioni immense, non capitava dal 2009 di non avere neanche un’azzurra agli ottavi. Ci resta il torneo junior, dove perlomeno sono arrivate discrete notizie dalle qualificazioni: in attesa della compilazione dei main draw, le hanno passate tre giocatori. Si tratta di Riccardo Balzerani, Federica Bilardo e Lucrezia Stefanini. Speriamo che qualche motivo di soddisfazione arrivi da lì.

ROLAND GARROS 2016 – Terzo Turno 
Yulia Putintseva (KAZ) b. Karin Knapp (ITA) 6-1 6-1