Appena rientrato dalle ATP Finals, l'ex "pro" statunitense, oggi rappresentante dei giocatori nel board ATP (e non solo), è stato arrestato – e rilasciato su cauzione – a Los Angeles, per un'aggressione che risale allo scorso 31 ottobre. Avrebbe assalito e colpito a ripetizione un uomo, amico dell'ex moglie. Non è la prima volta che gli vengono mosse accuse di violenza.Guai in vista per Justin Gimelstob. Secondo quanto riportato dal Los Angeles Times, l’ex professionista statunitense (è stato n.63 ATP nel 2009), oggi membro del board dell’ATP, è stato arrestato dalla polizia californiana nella giornata di mercoledì, e rilasciato solamente dopo il pagamento di 50.000 dollari di cauzione. Le forze dell’ordine sono intervenute a seguito di una denuncia per percosse sporta da Randall Kaplan, un tempo amico di Gimelstob, vittima di una presunta aggressione da parte di quest’ultimo durante la sera di Halloween, lo scorso 31 ottobre, intorno alle 18.30. Kaplan sarebbe stato aggredito alle spalle mentre passeggiava per le vie della città insieme alla moglie, alla figlia di due anni e a una quarta persona, e solo dopo l’assalto avrebbe riconosciuto in Gimelstob l’uomo “vestito come un pilota del film Top Gun” (vale la pena ribadire che era Halloween) che gli ha sferrato una cinquantina di colpi, oltre a gridargli una serie di minacce di morte. Nel testo della deposizione di Kaplan, visionata dal Los Angeles Times, si legge anche che l’attacco ha provocato all’uomo varie contusioni – documentate da una fotografia allegata alla denuncia – e anche una presunta commozione cerebrale. Sempre secondo quanto ipotizzato da Kaplan nel colloquio con la polizia, l’ira di Gimelstob sarebbe riconducibile all’amicizia dell’uomo con la sua ex moglie, Cary Sinnot, con la quale il 41enne del New Jersey ha divorziato nell’estate di tre anni fa. Infatti, già in passato la vicinanza fra la donna e Kaplan aveva creato delle tensioni fra l’uomo e Gimbelstob, tanto da portare Kaplan a scrivere all’avvocato divorzista dell’ex tennista, chiedendogli di invitare il proprio cliente a cessare le minacce nei suoi confronti.
QUELLE ACCUSE DEL PASSATO
Gimelstob non è nuovo a questo genere di accuse: già un paio d’anni fa l’ex moglie aveva chiesto per lui un ordine restrittivo a causa di una presunta violenza domestica, anche se la vicenda si era chiusa con un nulla di fatto. In data 3 dicembre è prevista un’udienza sull’accaduto, che il mondo del tennis osserverà con interesse visti i tanti ruoli ricoperti da Gimelstob. Oltre a essere una delle figure di spicco del board ATP, lo statunitense lavora anche come commentatore per Tennis Channel, e ha anche un ruolo tecnico, con John Isner. Non è più il suo coach a tempo pieno da un paio d’anni, ma continua ad aiutarlo nel ruolo di consulente, tanto che i più attenti lo ricorderanno in giacca e cravatta sul Centre Court, durante l’eterna semifinale Isner-Anderson dello scorso torneo di Wimbledon, scattare a piedi a ogni punto dello statunitense. Isner l’ha anche ospitato nel proprio box durante le ultime ATP Finals, impegno che ha tenuto Gimelstob lontano dagli Stati Uniti per una dozzina di giorni, e spiega il lasso di tempo trascorso fra la denuncia e l’intervento della polizia. Tuttavia, anche se una decina d’anni fa avevano fatto notizia alcune sue frasi sessiste contro le stelle del circuito femminile, è nella politica ATP che Gimelstob ha il suo impegno principale da oltre dieci anni, praticamente fin dal suo addio al tennis giocato. Al momento è uno dei soli due rappresentanti dei giocatori presenti nel board ATP, ed è indicato come un uomo particolarmente vicino a Novak Djokovic, presidente del consiglio giocatori. Addirittura, la sua figura è apprezzata a tal punto che in molti lo indicano come il più accreditato per succedere a Chris Kermode nel ruolo di presidente ATP. Ma le ultime vicende, specie se dovessero portare a una condanna, potrebbero complicare non poco la sua scalata alla poltrona.