Al termine di una drammatica finale, il 20enne Jordan Thompson si è aggiudicato i play-off che garantiscono una wild card per l’Australian Open, foriera di 35.000 dollari. Tra crampi e sangue dal naso, ha superato John Patrick Smith.

Di Riccardo Bisti – 22 dicembre 2014

 
Fossimo stati australiani, probabilmente, avremmo inserito questa partita tra le più belle del 2014. Nella nostra nottata di sabato, il sole australiano ha assegnato un’altra wild card per il tabellone dell’Australian Open. La finale dei play-off locali, tabellone a 16 giocatori riservato ai giocatori locali, ha premiato il 20enne Jordan Thompson, numero 274 ATP, vincitore contro John Patrick Smith al termine di una battaglia di oltre quattro ore, chiusa col punteggio di 6-1 6-3 1-6 6-7 9-7. Una partita da 35.000 dollari australiani, premio riservato a chi perderà al primo turno. Una partita che spalancherà le porte del paradiso a Thompson, ricciolino simpatico e pieno di energie. Ma le ha esaurite tutte per vincere questa partita. Alla fine, non riusciva più a muoversi: incapace di usare le proprie gambe, una macchinetta tipo quelle usate nel golf lo ha portato negli spogliatoi, dove si è immerso in una vasca d’acqua ghiacciata. L’ideale dopo aver battagliato sotto il sole cocente. Un sole che non perdona. “E’ stata la partita più estenuante che io abbia mai giocato – ha detto – sono solo felice di avercela fatta” ha detto (è proprio il caso di dirlo) a caldo. E’ successo un po’ di tutto: crampi, sangue che usiva dal naso, perdite di tempo (e relativi warning), medical timeout, un tabellone elettronico che si è bloccato e il super-lavoro per il fisioterapista, chiamato da entrambi i giocatori. Nel quinto set, Smith era salito 3-0 con due palle del 4-0, ma Thompson ha raccolto le ultime energie e ha rimontato. Ha servito per il match sul 5-4 e sul 7-6, ma non ha saputo chiudere. Il terzo tentativo è stato quello buono.
 
GARA DI SOPRAVVIVENZA
“Non ho idea di com abbia fatto a vincere” ha detto Thompson, al secondo play-off consecutivo. Lo scorso anno, a Melbourne, vinse i primi due set contro Jerzy Janowicz prima di perdere in cinque. Più che una partita di tennis, è stata una gara di sopravvivenza. Nell’ultimo game, Smith non era più in grado di camminare. Barcollava, vittima di un KO tecnico. Entrambi non riuscivano più a servire, correre e colpire con efficacia. Le estreme condizioni di calore lanciano un avviso per l’Australian Open, anche se i meteorologi sono convinti che non si dovrebbe registrare un caldo record. “A un certo punto ho commesso tre doppi falli di fila – ha detto Thompson – non riuscivo più a servire, allora ho cambiato la mia tecnica. Credo che mi abbia dato una mano”. Paradossalmente, è stato aiutato da Smith. Le continue richieste di intervento medico dell’avversario gli hanno fatto passare l’effetto dei crampi. “Mi sentivo meglio di lui e ho cercato di farglielo pesare”. Alla fine ce l’ha fatta. E la doccia ghiacciata negli spogliatoi deve essere stata la più dolce della sua vita. Meno epica nella finale femminile, dove la wild card è andata a Daria Gavrilova. In una finale tra oriunde, la russa di nascita (ma australiana di residenza) ha battuto Arina Rodionova con un netto 6-4 6-2 e si presenta come una delle possibili sorprese del 2015. E pensare che 12 mesi fa, reduce dall’infortunio, era a Melbourne Park in stampelle a fare il tifo per il fidanzato Luke Saville. In un anno, è cambiato praticamente tutto.