La vittoria a Wimbledon non ha evitato a Jonathan Marray di restare senza compagno, tanto da dover mettere un annuncio per trovare un partner. Ha risposto Andre Sa.
Il momento del trionfo: Marray e Nielsen hanno appena vinto Wimbledon
 
Di Riccardo Bisti – 12 dicembre 2012

 
“Qualsiasi cosa io faccia, da oggi in poi sarò sempre il campione di Wimbledon”. Parola di Goran Ivanisevic nel magico luglio 2001, quando vinse il torneo dei sogni da numero 125 ATP, a 30 anni e con il fisico a pezzi. Fu l’impresa più commovente degli ultimi 40 anni. Talmente poetica da ispirare il regista Richard Loncraine, che qualche anno dopo realizzò il film “Wimbledon” con Paul Bettany e Kirsten Dunst. Peter Colt, numero 119 del mondo, tennista ormai finito riuscirà a vincere il torneo e a prendersi l’amore della bella collega (licenza cinematografica…). Tra le comparse del film c’era anche un giovane doppista britannico, Dominic Inglot. E’ proprio Inglot il ponte che lega il film alla fiaba che è diventata realtà lo scorso 7 luglio, quando un modesto doppista britannico e uno scalcinato danese hanno vinto Wimbledon per davvero. Era il doppio, ma la loro storia ha poco da invidiare a quella di Goran Ivanisevic. Jonathan Marray e Frederik Nielsen hanno centrato un’impresa poetica, e per questo irripetibile. Soprattutto per Marray, primo britannico a vincere il doppio a Church Road dopo 76 anni. “Ho sempre sognato di vincere Wimbledon – dice – è qualcosa di cui mi ricorderò sempre. Magari, dopo una sconfitta, penserò di aver vinto Wimbledon e allora mi passerà ogni delusione”. Colin Fleming è un altro doppista britannico, autore di una buona stagione insieme al connazionale Ross Hutchins. Secondo lui, l’impresa di Marray-Nielsen era stata scritta dal destino. Un po’ come Huss-Moodie, che vinsero il titolo nel 2005, da qualificati, al secondo torneo insieme. Al duo anglo-danese è andata un po’ meglio, nel senso che hanno evitato le qualificazioni in virtù del passaporto di Marray, buono per ottenere una wild card e avere il sostegno del doppio.
  
Nelle due settimane londinesi, Marray e Nielsen hanno battuto quattro grandi coppie: Granollers-Lopez (che poi avrebbero vinto il Masters), Qureshi-Rojer, i gemelli Bryan e Lindstedt-Tecau. Li avrebbero ritrovati tutti, sempre a Londra, per le ATP World Tour Finals. Alla 02 Arena, tuttavia, l’avventura è terminata in semifinale. La magia di Wimbledon era già esaurita. Ma resterà il ricordo di due settimane indelebili per un giocatore abituato ai tornei minori. Come ricorda Jamie Murray, fratello di Andy e vincitore del misto a Wimbledon nel 2007 (in coppia con la Jankovic). Anni fa, insieme a Johnny, aveva raggiunto una finale in Kazakistan. “C’era uno stadio enorme ma non c’era nessuno a vederci. Ma proprio nessuno, intendo zero persone. Abbiamo vinto, e come premio ci hanno dato un cammello giocattolo. Non un trofeo, un cammello. Ce l’ho ancora, non lo darei via per nulla al mondo”. Sbarcare il lunario giocando solo i challenger non è facile, ancor di più se giochi soltanto il doppio. “Se vinci il torneo porti a casa appena un migliaio di euro” dice Marray, che non ha ancora pensato a spendere le 130.000 sterline incassate a Church Road. “Per carità, non ha speso neanche un penny” dice il fratello maggiore Dave, che fa il maestro in un club di Sheffield. “Indossa ancora alcune vecchie t-shirt e continua a guidare la piccola Ford Fiesta che usa per andare da Sheffield a Londra. E’ molto attento alla gestione dei soldi perché vuole assicurarsi la possibilità di continuare a giocare finchè può. Non è stato facile, ma non ha chiesto quasi mai soldi alla famiglia. E’ riuscito a mantenersi dignitosamente negli ultimi 8-10 anni. Credo sia molto orgoglioso di questo”.
 
E pensare che a inizio 2012 aveva vinto la miseria di 10 partite di doppio nel circuito ATP. Chi lo ha visto giocare a Wimbledon, ordinato e talentuoso, non se ne capacitava. Emergere dai challenger è sempre più difficile. “Il sistema di punteggio ha reso tutto più complicato. Tante partite si risolvono per casualità” dice Jamie Murray, con il quale ha vinto anche un’edizione del challenger di Bergamo. “Nei challenger sono in palio pochi soldi, soprattutto per i doppisti. E’ fondamentale vincere più partite possibili e tuffarsi appena possibile nel circuito ATP”. Marray ce l’ha fatta: dopo anni trascorsi a raschiare il barile, a 30 anni compiuti può giocare senza preoccupazioni. “In passato ho visto tanti giocatori che stavano sulla mia stessa barca. A un certo punto sono riusciti a fare il salto di qualità, quindi ho sempre avuto la speranza. Cosa ci vuole? Facile: due settimane di grazia e vincere sei partite! Hai sempre la possibilità di far svoltare la tua vita. In tutta la carriera ho sempre fatto del mio meglio, cercando di ottenere il massimo. Come tutti, credo. A volte ci vuole semplicemente più tempo. Non sempre le cose vanno come desideri. Sarebbe stato bello riuscirci prima, ma alla fine ce l’ho fatta. E’ inutile guardarsi dietro, no? Adesso guardo al futuro e ho tante opportunità davanti a me”. Marray si è sempre allenato con dedizione, ma adesso è cambiato qualcosa. Ha trovato nuovo vigore dopo il trionfo londinese. “Colpisce la palla alla grande – dice il fratello – è più rilassato, crede in se stesso. E’ lo stesso di prima, ma ha acquisito un mucchio di fiducia. Gli sarà utile quando affronterà i migliori, settimana dopo settimana". Secondo Hutchins, Marray ha bisogno di quella fiducia che lo convinca a battere i migliori su tutte le superfici, non soltanto sull’erba. “Può ottenerla soltanto con le partite e le vittorie”.
 
Le favole sono belle anche perché durano poco. E allora il duo Marray-Nielsen si è già sciolto. Il simpatico danese ha deciso di concentrarsi solo sul singolare “Perché giocare solo il doppio mi annoia”. Un gesto pieno di coraggio che preserva la favola di Wimbledon 2012 e la rende ancora più speciale. Ma Johnny è rimasto solo e ha faticato più del previsto a trovare un nuovo compagno. Si è armato di pazienza, è andato nella player zone del sito ATP e ha lanciato la sua offerta nella sezione dedicata a chi cerca partner. Sarebbe stato divertente leggere il suo annuncio: “AAA Campione di Wimbledon cerca compagno di doppio. Astenersi perditempo”. Ha risposto all’appello il brasiliano Andre Sa: nel 2013 i due faranno coppia fissa. “L’ho conosciuto meglio nell’ultimo anno e mezzo – dice Marray – è facile andare d’accordo con lui e credo che il suo stile di gioco si adatterà con il mio. Speriamo di ottenere buoni risultati”. E Nielsen? Il danese rinuncerà ai guadagni dei Masters 1000 per giocarsi le sue chance nei challenger. In singolare. “Sapevo già tutto – dice Marray – non abbiamo mai avuto accordi a lungo termine. Capisco la sua decisione, anche perché non mi ha mai promesso niente. Ma sono sicuro che un giorno tornerò a giocare con lui”. Ma adesso è tempo di provarci con Sa, che per rispondere all’appello di Marray ha lasciato lo slovacco Mertinak, con cui ha giocato quattro finali ATP nel solo 2012. Nella speranza di scrivere un’altra grande storia.