Un ragazzo semplice, con un vivo senso dell'amicizia e della famiglia, ha intascato il Miami Open. La malattia della madre gli ha permesso di vedere le cose da una giusta prospettiva. Da anni, organizza un'esibizione per raccogliere fondi a favore dell'ospedale che la salvò. Si è sposato a dicembre e non vinceva più. Ma una cena con coach David Macpherson ha cambiato tutto.

Con oltre 14 milioni di dollari in banca, è più facile alzarsi al mattino con un sorriso. Tuttavia, John Isner ha capito molto presto che nella vita non contano solo i soldi. Era talmente un bravo ragazzo che, nonostante avesse mille possibilità, è rimasto a Greensboro, nel North Carolina, fino al completamento delle scuole superiori. L'ha fatto in virtù del legame con mamma Karen, con cui – ancora oggi – si sente ogni giorno. Un rapporto sincero, pulito. Per questo, nell'anno in cui si è trasferito all'Università, ad Athens (Georgia), non capiva perché all'improvviso avesse smesso di rispondere alle sue chiamate e ai suoi messaggi. A un certo punto, gliel'hanno dovuto dire: stava conducendo una dura battaglia contro un cancro al colon. Al diavolo gli studi e gli allenamenti, ha guidato per quattro giorni per raggiungerla e starle accanto. I medici del Lineberger Cancer Center hanno fatto un grande lavoro, consentendo a mamma Karen di uscirne più forte, anche quando il male era tornato nel 2007. Da allora, John nutre un profondo senso di gratitudine nei confronti della struttura e ogni anno organizza un'esibizione per raccogliere risorse in loro favore. E inventa sempre nuovi modi per dare una mano: adesso c'è una raccolta fondi: in cambio di una donazione da 10 a 1000 dollari, si parteciperà a un'estrazione che offrirà una viaggio-premio a Londra, in cui si potrà trascorrere una giornata-vip al suo fianco durante Wimbledon. C'è una foto, risalente a una vecchia edizione, in cui "Long John" posa insieme a James Blake e ai gemelli Bryan. Guardandola, e ripensando a questo strano giorno di Pasqua, si capisce tutto. John ha vinto il Masters 1000 di Miami – suo titolo più importante – in un torneo che oggi è diretto proprio da James Blake. E qualche ora prima, mettendo fine a un lungo digiuno, Bob e Mike Bryan avevano intascato il doppio. Missione compiuta, una storia che trova il suo perfetto allineamento.

IL MATRIMONIO CON MADISON
John non ha mai dimenticato la malattia della madre: per questo, si è impegnato nel rendere sempre più attraente la sua esibizione. Per un po' l'ha organizzata a Greensboro, poi l'ha spostata a Charlotte. In tante edizioni ha raccolto oltre 200.000 dollari, tutti devoluti all'UNC Lineberger Comprehensive Cancer Center. “Mia madre è stata la mia fonte di ispirazione per molti anni – racconta Isner – so quello che ha vissuto in prima persona, e so quanto sia stato difficile”. C'era anche lei, lo scorso 2 dicembre, quando John si è sposato con la fidanzata Madison McKinley. Un matrimonio da fiaba, in cui c'erano tutti i suoi migliori amici nel tour, da Steve Johnson a Sam Querrey. “È stato il più bel matrimonio che abbia mai visto” ha detto quest'ultimo. “Quando ci siamo scambiati gli anelli è stato quasi surreale – ha raccontato Isner – immaginavo quel momento da quando ci eravamo fidanzati, ma un conto è immaginare la situazione e un altro è viverla. È un po' come il tennis: puoi allenarti a volontà, ma al momento di giocare una partita importante entrano in ballo altre cose”. Il 2018 è la sua prima stagione da uomo sposato: era partito con grandi ambizioni, sottolineando di essere molto felice nella vita privata. “Ho fatto un passo molto importante e credo che per la mia carriera sarà un vantaggio”. Dopo il sì, gli sposini si sono recati a Mustique (piccola isola delle Grenadine), dove hanno trascorso una luna di miele di appena sette giorni, poiché doveva preparare la stagione. “Mi sento un po' indietro – diceva a dicembre – ma ovviamente ho avuto cose più importanti di cui occuparmi. Non sono stato in campo quanto avrei voluto, ma sono rimasto in forma. Questa è la cosa più importante”. Reduce da otto stagioni consecutive tra i top-20 ATP, tuttavia, era partito malissimo. Appena due vittorie prima di Miami e sconfitte dopo aver avuto matchpoint a disposizione (contro Gojowczyk a Delray Beach e contro Monfils a Indian Wells). C'era da preoccuparsi.

PER UNA VOLTA, L'INVIDIA È ALTRUI
​Però a Indian Wells ha vinto il doppio e, una volta arrivato a Miami, è andato a cena con David Macpherson e hanno fatto il punto della situazione. “Il problema era solo di natura mentale. Lavoravo bene in campo, andavo in palestra con regolarità… perdevo solo per una questione di testa. Risolto questo problema sono sceso in campo fresco, libero mentalmente. Dopo ogni match ci siamo ritrovati a cena e abbiamo spinto su questo punto. Se fossi rimasto sciolto, avrei giocato bene”. Detto, fatto. Quella di John è una storia speciale nella sua semplicità. Anche la finale contro Zverev aveva più di un retroscena. I due si conoscono bene, da quando Sascha aveva 14-15 anni. Avevano palleggiato a Saddlebrook, Florida, dove facevano entrambi base. “Fece anche un paio di cattive chiamate, ma non riferitegli che l'ho detto – aveva scherzato, ricordando l'episodio – scherzi a parte, chiesi subito se sarebbe diventato un professionista perché era fortissimo”. John ha conosciuto anche i genitori di Zverev e li apprezza, oltre a invidiarli un po'. Già, perché possono portarsi il loro cane in giro per il mondo. Non tutti lo sapevano, adesso la faccenda è di dominio pubblico quando Zverev si è portato in conferenza stampa il barboncino Lovik. Testimonial di una marca di cibo per cani, Isner vorrebbe fare altrettanto, ma il suo cane è troppo grande (pesa 35 libbre) e non può portarselo in giro per il mondo. “Per fortuna Madison ha due cagnolini piccoli e ogni tanto viaggiano con noi, li amo da morire. Ma io amo i cani di ogni taglia e dimensione”. A Crandon Park, Zverev era sceso in campo sicuro di vincere, forte di un netto 3-0 nei precedenti. Ma c'era un cerchio da chiudere, e John non ha tradito. “Ecco come si sente Federer quasi ogni settimana” ha scherzato via Twitter, pubblicando una foto di sé con il trofeo. Come si fa a non volergli bene?