Il diciannovenne di Pechino insieme a Wu Ybing e Zhang Zhizhen sta facendo fare grandi progressi al tennis cinese. Mancino, figlio di due sportivi di altissimo livello, si allena in Florida e ha già collezionato vittime illustri
foto Ray Giubilo
Chiamatelo Jerry. «Tom & Jerry è un cartone animato molto famoso, e da piccolo era uno dei mia preferiti», sorride Juncheng Shang, l’avversario di oggi di Lorenzo Musetti nella finale di Chengdu. «Credo che i miei genitori mi volessero intelligente come il topolino Jerry, e da lì viene il soprannome». Diciannove anni, mancino, appena arrivato al suo best ranking di numero 55 Atp, Juncheng Shang, o se preferite Jerry, è già un uomo da record. L’anno scorso è diventato il primo cinese dell’era Open a vincere un match nel tabellone principale degli Australian Open, e la finale nel Chengdu Open è la seconda di un tennista dell’ex celeste Impero a livello di Atp Tour, dopo quella vinta da Wu Ybing l’anno scorso a Washington. Jerry, che quest’anno è entrato fra i top 100 in agosto (il primo teeenager del suo paese a riuscirci) ha battuto di poche ore Zhang Zhizhen, che a Hangzhou lunedì in semifinale ha sconfitto un altro connazionale, Buyunchaokete.
La Cina, insomma, si sta avvicinando anche con il tennis maschile dopo la grande stagione di Li Na e delle sue sorelle. «Stiamo facendo molto meglio ora noi ragazzi», dice orgoglioso Shang. «Le donne sono state forti in passato, quindi sono molto felice che anche noi stiamo trovando la strada giusta. Io sono molto concentrato sul migliorarmi sempre, ma so che per arrivare fra i più forti in assoluto il cammino è ancora lungo».
Jerry è nato a Pechino il 2 febbraio del 2005, è alto un metro e 80. Il suo dna è decisamente sportivo: mamma Na è stata campionessa mondiale di tennis tavolo, papà Yi un calciatore professionista, con 2 presenze in nazionale e 8 anche nello Xerez, in Spagna. Ha iniziato a giocare a tennis a 5 anni, ma da ragazzino lo attirava anche il golf. «Appena tornavo a casa cominciavo a correre dappertutto, e i miei hanno pensato di tenermi impegnato con lo sport. Un giorno mia madre mi chiese se preferivo il tennis o il golf. Ho scelto il tennis e alla fine credo di aver fatto bene».
A 11 anni il primo viaggio all’estero, per uno stage alla academy IMG in Florida, dove l’ex pro Jimmy Arias lo ha presto notato. «Giocava i campionati under 12 su terra battuta a Orlando e ricordo di aver pensato che mi sembrava molto avanti per la sua età. Ha vinto in finale 6-1, 6-2, e per certi versi rispetto al suo avversario sembrava già quasi un uomo». A 13 anni ha iniziato a seguirlo l’ex top 100 argentino Martin Alund. «Capisce e impara molto in fretta, appena gli dici una cosa la mette in pratica, e ha un grande talento. Gli mancava solo di giocare un po’ più vicino alla riga di fondo, abbiamo lavorato soprattutto su quello, per rendere il suo tennis più aggressivo».
Nel 2022 ha iniziato a mettersi in luce fra i pro, qualificandosi a Indian Wells e vincendo il primo Challenger a Lexington, l’anno scorso sono arrivati i tabelloni principali in Australia e al Roland Garros, e l’ingresso fra i top 150 grazie anche a due successi su Ben Shelton a Washington e Atlanta. «Deve restare sempre concentrato – sostiene Alund – per cercare di mantenere alto il livello per più settimane di fila. Sa muovere molto bene gli avversari, aprendo il campo con il dritto mancino per poi accelerare. Deve giocare in modo simile a Nadal, ma più aggressivo con la prima di servizio». Più che a Rafa, però, Jerry è già stato paragonato ad Alcaraz, sia per la velocità sia per la spettacolarità dei suoi colpi. Nel 2024 dopo la semifinale di gennaio a Hong Kong dove ha perso contro Rublev dopo aver superato in due set Tiafoe, ha raggiunto come si diceva il terzo turno agli Australian Open, i quarti sulla terra di Eastbourne (battendo Ruusuvuori e cedendo a Fritz), la semifinale ad Atlanta, il terzo turno agli Us Open e a Winston Salem, dove è stato costretto al ritiro contro Sonego. Con Musetti non ci sono precedenti, ma di sicuro Lorenzo dovrà fronteggiare anche il tifo di casa e fare attenzione alle fiammate del suo ambizioso avversario. «Da quando ho iniziato a giocare a tennis il mio traguardo, come per tanti bambini, è diventare uno dei migliori giocatori del mondo. Ma non è una cosa che mi mette pressione. Il tennis è il mio hobby preferito, e ora anche il mio lavoro. Quindi cerco solo di renderlo divertente ogni giorno…».