Dopo aver umiliato la maggiore delle Williams, la Jankovic elimina anche la più piccola, al termine di tre combattutissimi set…

dalla nostra inviata Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo

 

Alla fine il graffio letale non è arrivato. La pantera nera ha ferito più e più volte, portato la preda, una tigre balcanica, allo stremo delle forze, prima di venire azzannata a tradimento.

Così l’epilogo allegorico di Serena Williams-Jankovic, primo match di semifinale di questi Internazionali Bnl d’Italia.

 

164 travagliati minuti, disputati di fronte a un pubblico caloroso, il più che si ricordi in questa edizione del torneo femminile.

La sfida si presentava sotto i migliori auspici. Dopo l’umiliazione subita dalla sorella Venus solo 17 ore prima per mano della stessa Jelena – non osate però pensare che Venere non fosse in partita, i meriti vanno alla serba… per sua stessa dichiarazione – l’ennesimo confronto Jankovic-Williams non poteva che svilupparsi in una battaglia serrata.

 

Entrambe in uno splendido stato di forma, entrambe attente e concentratissime, quasi in palio ci fosse uno Slam. Per Serena si trattava del rientro da febbraio, dopo il successo agli Australian Open. Mai come quest’anno tuttavia il suo gioco su terra era sembrato incisivo. Potente, come sempre, ma anche paziente e astuto all’occorrenza. Unico difetto, qualche sbavatura di troppo, ma quelle, si sa, sono correzioni che si apportano sulla via per il Roland Garros, di cui Roma, nelle sue intenzioni, rappresenta la prima tappa.

 

Primo set conquistato dalla numero uno mondiale per 6 a 4. Un secondo parziale in bilico fino al 3-3, quando la Jankovic sferra il break che la conduce al 6 a 3. Il finale sembra volgersi prepotentemente dalla parte della Williams. Tre palle per un 3 a 0 poi rimasto virtuale, e che la battaglia continui. La serba che si rifà sotto (3-3), di nuovo una zampata della pantera, che le concede l’unico match point dell’incontro (sul quale una “stecca” miracolata di Jelena rocambola in campo), e l’epilogo che tutto il pubblico attende, l’agognato tie-break, specchietto da borsa del terzo parziale. Questo l’incedere: 3 a 0 Serena, 5 a 2, e il dibattuto episodio sul 5 a 4. Jelena al servizio. A movimento già avviato, Serena alza pigramente il braccio: punto da rigiocare, nonostante le proteste dell’avversaria. Il jeu decisif è chiuso dalla due volte regina di Roma 7 a 5.

 

Nemmeno nel peggiore degli incubi per Serena… “infatti credo che avrei dovuto vincere a tal punto che domani mi presenterò in campo alle 4”, scherza nel post-partita. Ma attenzione a non lasciarsi ingannare “quando sono triste o nervosa rido, è il mio carattere, non che l’abbia presa bene”.

 

Resterà un mistero il dialogo finale, al net tra le due. “Non credo di volerne parlare, Serena è una brava ragazza, rimarrà tra lei e me”, così Jelena chiude la questione. Beata tolleranza? Diplomazia del vincitore, da queste parti.

 


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