Deve esserci una sorta di maledizione: per la quarta volta in sei partecipazioni al torneo di Dubai, Malek Jaziri se la vedrà con un top-10. Gli è andata proprio male, perché ha pescato l'unico top-10 di un tabellone mai così debole. Oggi, (non prima delle 16, diretta SuperTennis), il tunisino se la vedrà con Grigor Dimitrov. Per lui è una disdetta: a parte i punti e i soldi in palio (nonostante il tabellone meno competitivo, Dubai offre un montepremi ben più ricco rispetto ad Acapulco), per un tennista arabo il torneo degli Emirati sarà sempre un appuntamento speciale. Da qualche anno, Malek è il miglior tennista islamico. Per questo ci terrebbe a fare bene, anche perché in passato ha pescato al primo turno Roger Federer (2013) ed Andy Murray (2017), senza dimenticare il match contro Novak Djokovic nel 2016 (secondo turno). Il suo miglior risultato all'Aviation Club risale al 2014, quando si arrese nei quarti a Philipp Kohlschreiber. “La mia reazione al sorteggio è stata normale, perché ormai ci sono abituato – ha detto il tunisino nelle dichiarazioni raccolte da Sport 360 – la maggior parte delle mie partite in questo torneo sono state contro il numero 1 o comunque un grande giocatore, in uno stadio pieno. È bello, ma a volte è snervante. Ma quest'anno spero di poter fare una sorpresa e battere Dimitrov. Sono ottimista”. Con una storia affascinante alle spalle, in cui il tennis si è intrecciato alla rivoluzione e alla politica (ricordate quando fu costretto a rinunciare a un paio di partite contro tennisti israeliani?), Jaziri non è più un ragazzino.
UNA BUONA CONDIZIONE FISICA
34 anni compiuti il 20 gennaio, è uscito dai top-100 dopo un paio d'anni e adesso ha bisogno di raccogliere buoni risultati per garantirsi l'accesso diretto ai tornei del Grande Slam per il resto del 2018. “Sto migliorando il mio tennis, sento di avere più colpi nel mio bagaglio tecnico – dice Jaziri, a cui è stato intitolato il campo principale del suo club, a Bizerte – ho migliorato il rovescio, ma anche il dritto. E spero che i risultati arriveranno. Il mio tennis è progredito, anche se forse i risultati non lo mostrano, almeno non come mi aspettavo. Ma ci vuole un po' di tempo per vedere i risultati, soprattutto quando cambi qualcosa nel tuo tennis. In questo momento sto lavorando duro, viaggiando per i tornei insieme al mio coach e al mio preparatore atletico”. Una risposta indiretta alla famosa frase di Goran Ivanisevic, che qualche anno fa ne esaltò il talento ma non la professionalità: “È numero 70 ATP nonostante non si alleni e non vada in palestra”. Il nuovo Jaziri è più attento alla preparazione atletica ed è convinto di aver raggiunto una buona forma fisica. “In modo tale da rendere meglio in partita e allungare la mia carriera. Inoltre mi aiuterà a recuperare in modo più efficace tra un match e l'altro”. In questo momento è seguito dal francese Cristophe Freyss, che in passato aveva avuto una breve esperienza con Roger Federer. Il tunisino ha ammesso che non è stato semplice digerire il calo in classifica (il 15 gennaio è uscito dai top-100 dopo due anni), ma è convinto di risollevarsi, anche perché adesso è forte di una motivazione in più: un figlio. Da quando è padre del piccolo Malek Jr. è convinto di poter tornare su ottimi livelli, come peraltro è capitato a diversi giocatori dopo la paternità. Il bambino ha quasi due anni: “Ha già afferrato le mie racchette da tennis e mi chiama. Mi guarda giocare: ovviamente non capisce cosa sta succedendo, ma mi vede correre ed è contento. Spero di continuare ad essere una fonte di felicità per lui”.