Per la prima volta nei quarti di un ‘500’, per la prima volta vincitore contro un top 10. La sconfitta, amara vista i due matchpoint a favore, contro Carreno Busta non cancella un grande torneo e la certezza di essere sulla strada giusta di Sinner. E per imparare a gestire meglio i match coach Piatti lo sottoporrà a una full immersion sulla terra battuta

Ci vediamo fra 150 partite

150 partite. Che magari adesso sono 140 o 130, ma il succo non cambia: per crescere Jannik Sinner ha bisogno di mettere match nel serbatoio per i prossimi 2-3 anni. Riccardo Piatti ha sempre predicato pazienza, perché la strada per diventare un professionista di alto livello passa comunque da lì: giocare tanto, giocare con i più forti. Imparare dalle sconfitte. E il progetto-Sinner sta seguendo proprio quella strada.

Non può essere l’entusiasmo per i primi quarti di finale in un Masters 500 raggiunti a Rotterdam, sconfiggendo Radu Albot e soprattutto David Goffin, il suo primo scalpo top 10, a cambiare la rotta. E nemmeno la delusione per lo stop contro il coriaceo Pablo Carreno-Busta, arrivato dopo i due matchpoint a favore che Jan ha avuto sul 6-4 del tie break del terzo set (e dopo i quattro salvati in precedenza). «Le partite più utili, dal mio punto di vista, sono le sconfitte», spiega Piatti. «O quelle in cui Jannik gioca male. Ad esempio quella di Melbourne contro Fucsovics o quella di Montpellier contro Ymer. Lui era furioso per aver perso, o gli ho detto che un anno fa era numero 570 del mondo e che non doveva rompere le scatole. Ma il mio compito è anche passare una giornata a spiegargli perché ha perso».

Da Marsiglia a Parigi

Jannik anche ieri ha faticato a nascondere la delusione: «Forse avrei potuto giocare meglio in certe situazioni, anche se non ho molto da rimproverarmi, sul secondo matchpoint lui ha fatto per la prima volta serve and volley… E’ stata una bella partita, piena di punti spettacolari, devo cercare di pensare alle cose positive». Ad esempio il best ranking: da lunedì con grande probabilità Jannik sarà numero 68 del mondo.

Il suo 2020, in cui non ha giocato tanto ma già ottenuto traguardi importanti (primo match vinto un uno Slam e primi quarti in un ‘500’, prima vittoria su un top 10, a 18 anni e 5 mesi) ricomincia da Marsiglia, dove sarà in tabellone senza bisogno di una wild card.

Ma come ci ha spiegato coach Piatti per lui sarà cruciale la stagione sulla terra battuta. «Jannik deve migliorare in tutto, non solo nel gioco a rete (che contro Carreno Busta gli è costato punti importanti, ndr) e soprattutto deve imparare a gestire le partite. In allenamento i più forti li batte spesso, con Aliassime non perde da cinque set, deve farlo con continuità anche in partita. Per questo farà tutta la stagione sul rosso: Marrakech, Budapest, Monte-Carlo, Monaco, Madrid, Roma, Lione… Perché sulla terra troverà giocatori, come Carreno-Busta qui a Rotterdam, che lo costringeranno a fare fatica. Oggi, se avesse saputo gestire meglio certe situazioni, avrebbe vinto in due set. Ma è giovane, bisogna dargli tempo».

L’esempio di Djokovic

Piatti ha allenato Djokovic all’età che ha Sinner ha oggi, e con il risultato di Rotterdam c’è un singolare precedente: « Nole al primo turno battè Seppi, al secondo Henman, poi perse contro Stepanek: guarda caso 7-6 al terzo…. Poi perse al primo turno sia Indian Wells da Benneteau, sia a Miami da Coria». Sinner non è Djokovic, vedremo cosa riuscirà a diventare – fra 150 partite o magari fra 200. Però la strada è sempre quella. E percorrendola le sconfitte servono e contano, come, e spesso più, delle vittorie.