Jannik scalerà il terzo gradino del podio domani in caso di vittoria in finale a Rotterdam, o una settimana dopo se De Minaur riuscirà a fermarlo. Le tappe e i numeri di un’ascesa fenomenale

Il 61esimo ad arrivare sul podio

Jannik Sinner ci ha abituato allo straordinario, dà assuefazione, basti pensare alla sua incredibile progressione negli ultimi mesi, partita dalla semifinale di Wimbledon e continuata con il primo centro Masters 1000 a Toronto, la finale a Torino alle Atp Finals e la vittoria in Coppa Davis in novembre, il trionfo Slam agli Australian Open in gennaio. A Rotterdam, dove nei quarti – primo fra i nati dopo il 2000 – ha raggiunto le 200 vittorie Atp, grazie al successo in due set sull’olandese Tallon Griekspoor (63 64) che vale la finale del ‘500’ olandese, Jan ha raggiunto ora la sicurezza di diventare numero 3 del ranking Atp, il primo azzurro della storia moderna a spingersi così in alto. Ora si tratta solo di capire il giorno della proclamazione ufficiale: se domani vincerà la finale contro Alex De Minaur, lo storico passo avverrà già lunedì prossimo; in caso di sconfitta bisognerà aspettare lunedì 26, ma il traguardo ormai è certo, agevolato dal doppio ritiro di Daniil Medvedev da Rotterdam e dal 250 di Doha che inizia la prossima settimana. Il russo scenderà infatti fra una settimana a 8015 punti, mentre Jannik è già sicuro di averne almeno 8100.

Come ha sottolineato Luca Marianantoni, è il 20 esimo giocatore che nell’era del computer è arrivato al massimo al numero 3 – gli altri sono Laver, Okker, Smith, Gottfried, Gerulaitis, Noah, Bruguera, Nalbandian, Coria, Davydenko, Ljubicic, Ferrer, Wawrinka, Del Potro, Cilic, Raonic, Dimitrov, Thiem e Tsitsipas – il 61esimo in totale che è transitato in quella posizione.

Pietrangeli e i ‘pro’

Sul podio della classifica mondiale, da quando a stilarle è il computer (1973) e comunque nell’era Open (1968) un italiano non c’era mai salito: Adriano Panatta nel 1976 e Francesca Schiavone nel 2011 erano arrivati al massimo al numero 4. Prima del cervellone elettronico, a stilare il ranking dei primi 10 erano i giornalisti più autorevoli, con criteri spesso condivisibili ma ovviamente meno oggettivi. Secondo l’inglese Lance Tingay, succeduto nel ruolo di «kingmaker» a Wallys Myers e John Oliff, sia nel 1959 sia nel 1960 il numero 3 del mondo era stato Nicola Pietrangeli, in entrambi i casi dietro a Neale Fraser e Alex Olmedo. Il suo ‘concorrente’, Ned Potter, invece lo considerò numero 6 nel 1959 e numero 4 la stagione successiva. In quegli anni però – va detto senza togliere nulla a Nick, campione a tutto tondo – erano banditi dal circuito e dalle statistiche ufficiali i professionisti, cioè molti dei migliori: Pancho Gonzalez, Lew Hoad, Tony Trabert, Ken Rosewall, Frank Sedgman, Ashely Cooper, Mervyn Rose e tanti altri. Tutti fuoriclasse che valevano un numero uno a ‘ranking unificati’ fra ‘pro’ e ‘amateur’.

Jannik numero uno sul ‘rosso’?

Jannik oggi si batte contro tutti, e nei nuovi Fab Four ci sono campioni di ben tre generazioni: quella dei Patriarchi incarnata da Novak Djokovic (37 anni) quella dell’«età di mezzo» rappresentata da Daniil Medvedev (28) e quella dei suoi coetanei come Carlos Alcaraz (20 anni). Tutti top player che Jan ha battuto a ripetizione fra il 2023 e il 2024: quattro volte di fila Medvedev, due Alcaraz, tre volte su quattro Djokovic. Anche il rendimento dagli Us Open in poi è tutto a suo favore: prima di Rotterdam Jan aveva accumulato 4090 punti, contro i 3160 di Djokovic, i 2355 di Medvedev e i 1080 di Alcaraz. Cifre che portano tutte verso la stessa conclusione: oggi Jannik è numero 3, ma vale il numero 1, o quantomeno un numero 1 bis, considerato che Djokovic ormai punta meno al ranking che a raccogliere qualche altro Slam per ritoccare il suo record di 24 ‘major’.

Jan ora potrebbe ‘attaccare’ il numero 2 a Indian Wells e puntare a detronizzare Djokovic – solo a scriverlo batte il cuore – con l’arrivo della della terra rossa. Rimangono gli ultimi due passi per vedere crollare l’ultimo tabù, e sono i più difficili. Ma Jannik, da bravo montanaro, sa come cavarsela anche sui sentieri più difficili.