Di Jannik mi è subito piaciuto come colpiva la palla: non perdeva campo e impattava senza paura, una delle caratteristiche che mi colpì anche in Cecchinato, quando lo presi che aveva 16 anni. Ceck non aveva timore di nessuna situazione e anche Jannik mi è parso molto sicuro sin dal principio. Colpiva benissimo dal lato del rovescio, con movimenti così fluidi da ricordarmi Monfils. Era morbido nei gesti, a tempo con l’armonia dei colpi. Capii che portarlo a Bordighera era una missione da portare a termine. Non vorrei peccare di presunzione, ma negli ultimi anni non ne ho sbagliati tanti di pronostici: oltre a Seppi, in pochi avrebbero scommesso che Cecchinato sarebbe potuto diventare un top 20. Bisogna vederci lungo e, in questi casi, mi aiuta molto il fatto di aver lavorato con i bambini, poi i ragazzini, quindi gli junior e infine i professionisti. L’altra fortuna è che il maestro Mayr è una persona di grande intelligenza: ha capito che venire a Bordighera ad allenarsi col nostro team era per Jannik un’opportunità da non perdere perché abbiamo le conoscenze e l’esperienza per accompagnare un giovane di belle speranze nel circuito pro. Potrebbe sembrare una scelta ovvia ma non è così scontata.
In molti invece hanno cominciato a parlare di Sinner come di un Seppi 2.0. In realtà, i due sono piuttosto diversi: certo, sono entrambi altoatesini, ma cresciuti in città e ambienti distinti. Jannik parla molto di più di Andreas alla sua età, anche perché nella sua zona c’è più turismo, soprattutto italiano, e questo lo ha favorito. Un aspetto nel quale sono simili sono le qualità atletiche: sia Andreas sia Jannik hanno sciato a ottimo livello, sanno giocare a hockey su ghiaccio e ne hanno combinate di tutti i colori, sportivamente parlando. La differenza principale è che Seppi è cresciuto senza che sapessimo quale fosse la strada da percorrere, mentre con Jannik è tutto molto chiaro e infatti sta crescendo più rapidamente. Dal punto di vista tecnico, Jannik spinge, va avanti, prova a chiudere i punti a rete perché siamo perfettamente coscienti che si tratta di aspetti fondamentali se si vuole arrivare tra i Primi Dieci. Con Seppi invece, mi sono concentrato soprattutto su dritto e rovescio e, per esempio, sono intervenuto tardi sul servizio. Strutturalmente, Jannik ha tutto ciò che serve per diventare un top player ma comunque, adesso come adesso, deve sperare di fare almeno una carriera come quella di Seppi. Poi, se arriva lassù, allora sono convinto abbia le qualità per entrare nella top 10 mondiale.
Possibilità che esca dai binari? Non credo proprio perché la strada tracciata è quella corretta e lui sa già quello che dovrà fare da qui in avanti e quindi non sbaglierà percorso. In un certo senso, è stato programmato per diventare così: noi lo stiamo accompagnando nel viaggio e lui sta tirando fuori la sua personalità. In buona sostanza, noi abbiamo messo l’aereo in rampa di lancio e lui ha acceso i motori e sa dove vuole atterrare. Per esempio, dopo la vittoria a Bergamo ha detto una cosa intelligente e cioè che quest’anno non tutte le settimane giocherà così bene; infatti è stato importante fargli giocare subito dopo il torneo Futures di Trento, un evento più piccolo dove sarebbero andati in tanti per vederlo giocare con la convinzione che non avrebbe potuto perdere. Ecco, così si impara anche a gestire la pressione. Esattamente come successo l’anno scorso quando abbiamo chiesto una wild card per il Trofeo Bonfiglio: giocare con avversari della sua età, spesso da favorito, aiuta a capire certe situazioni e incrementare le proprie sicurezze. Jannik è seguito quotidianamente da Andrea Volpini, uno dei migliori coach del Piatti Tennis Center e, insieme, sanno benissimo cosa bisogna fare ogni santo giorno. Andrea è un ottimo coach e, in questo momento, la persona più importante perché segue la crescita day by day, ovviamente coordinato dal sottoscritto e da Piatti. Inoltre, preparazione atletica e fisioterapia sono curati da Dalibor Sirola e Claudio Zimaglia che hanno già lavorato con tanti professionisti di alto livello: poter disporre di un team del genere, è una grande opportunità. La stessa che, per esempio, si è creato Sascha Zverev che, alla stessa età, era molto più forte di Sinner ma che si è comunque messo al fianco persone che sapevano come arrivare all’obiettivo che si era posto, cioè diventare il numero uno del mondo. Semplicemente perché l’avevano già fatto prima, con altri fuoriclasse. Ma l’Italia non è solo Sinner. Ci sono Musetti, Zeppieri, Nardi, forse è il momento più bello del tennis italiano negli ultimi quarant’anni. In Australia c’erano una ventina giocatori impegnati tra main draw e qualificazioni, questo significa che il movimento sta spingendo per creare dei top players: se di Sinner ne avessimo dieci, è chiaro che uno arriverebbe nella top 10; se ne hai uno solo, devi incrociare le dita. E poi c’è Matteo Berrettini che gioca benissimo ed è seguito da coach preparati come Vincenzo Santopadre e Umberto Rianna, per conto della Fit. Tutto quello che sta conquistando è frutto di impegno e programmazione. Si vede la differenza con altri giocatori della sua età, penso soprattutto a Quinzi, per capirci. Con Berrettini si è lavorato per costruire un futuro importante, non per vincere i tornei junior. E anche il gioco di Sinner ha già l’impronta del tour pro, mentre Musetti, per dire, fa ancora giocate da junior, anche se a tennis gioca benissimo.
Sinner diventerà un ottimo giocatore: si è già allenato con tanti campioni come Federer, Djokovic, Berdych, Goffin, Medvedev, Coric e, ovviamente, Seppi: è servito a fargli capire che ha il livello per arrivare lassù. E già adesso non è così lontano da quello del circuito maggiore. Con un top player ci perde, ma 6-3 o 6-4, mica 6-1. In due, tre anni, potrà già essere un giocatore importante.
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* Massimo Sartori, 52 anni, maestro Fit dal 1993, ha cresciuto sin da ragazzino Andreas Seppi (ha cominciato nel lontano mese di giugno del1995) che ha accompagnato fino al numero 18 del ranking mondiale. Ha lavorato anche con Marco Cecchinato e tanti altri giocatori professionisti. Attualmente lavora al Piatti Tennis Center di Bordighera. Il testo è stato raccolto dalla redazione.