Le fatighe della prima parte di stagione, Come è capitato a Medvedev, possono aver influito sulla deludente prova di Parigi
Sul 5 pari al quinto un pensierino c’è l’avevamo fatto tutti. Soprattutto dopo due smash messi a segno da Jannik Sinner nel game prima, spinto nei pressi della rete più da fatti contingenti che non da sprizzante esuberanza.Subito dopo, invece, l’eroe di casa Italia è incappato in un break maledetto e appena dopo ha dovuto annullare ben quattro matchpoint per rimanere nel match. Poi ne è arrivato un quinto e Daniel Altmaier l’ha fatto suo con un ace voluto e preciso, che rispecchia in modo fedele l’intero andazzo del match. Cinque ore abbondanti in cui si è visto il giocatore di lingua tedesca spazzolare il campo con un rovescio coraggioso carico di top spin, sui cui rimbalzi quello di Italico idioma ha dovuto arrampicare al costo di molti errori. Ma la differenza sostanziale di questo secondo turno parigino, va rintracciata altrove. Va addotta al modo di proporsi in campo del rosso di San Candido, alla simmetria venuta meno nel suo tennis giocato oggi sul Suzanne Lenglen del Roland Garros.
Un aspetto che il nostro portabandiera trascina al seguito da un po’, e che già al Foro Italico mi ha spinto a fare riflessioni analoghe. Lontano da ogni velata critica ma vicino a considerazioni agonistiche, per l’occasione scrivevo di un Sinner a due velocità: quello esuberante proiettato al futuro, l’altro conservativo apparentemente teso a difendere posizioni acquisite.
Peccando forse di faciloneria potrei evadere la pratica odierna dicendo che «qualcosa è andato storto». La solita frase fritta buttata là per salvare capra e cavoli, magari seguita da altre del tipo «… non ha la testa» o «non si concentra», e via di bestialità in bestialità. Vado, invece al sodo per risalire al bellissimo primo scorcio di stagione speso dall’atesino sul cemento americano e sul duro indoor di Montpellier e Rotterdam. Quasi un semestre di buoni risultati che sicuramente sta presentando il conto in termini di fatica. Un percorso simile a quello di Daniil Medvedev, anche lui protagonista fino all’altra settimana e ieri finito ko contro un semisconosciuto. Nulla di più facile che i due siano in fase di consolidamento tecnico-tattico, uno di quei periodi che arrivano nelle fasi di crescita dei giocatori e che sono indispensabili ai fini della maturazione.
Torno al nostro per dire che un pizzico di rammarico per questo Roland Garros c’è, inutile negarlo. Ma sono certo che già la verde erba europea ci restituirà il campione che tutti conosciamo.