Dalle scelte in campo, alla decisione di non giocare le Olimpiadi, alla condotta esemplare di fronte agli attacchi per il “caso doping”, Sinner si è sempre dimostrato determinato e sereno allo stesso tempo

foto Ray Giubilo

E’ difficile per me parlare di Jannik Sinner, in quanto sono sfacciatamente di parte, non solo perché l’azienda con cui lavoro collabora con lui, ma anche perché ha un karma tutto suo che lo rende speciale.
Come tutti i grandi, ha le sue priorità e le persegue mettendole davanti a tutti e a tutto. Lavora tantissimo, sa gestirsi, è concreto, ormai sta seguendo le orme di Tomba, di Panatta, di Totti e Rivera, di Valentino Rossi, della Ferrari, è oltre il suo sport.
E’ un asset anche per l’Italia perché, e lo posso dire avendo più amici all’estero che qui da noi, è uno straordinario portabandiera del nostro paese. Solo da noi, fra l’altro, riceve critiche da gente che ne contesta la residenza, le scelte tecniche, il suo essere spesso controcorrente: come quando ha scelto di non giocare la Davis o le Olimpiadi.
Credo che la tonsillite sia stata persino più efficace di Cahill e Vagnozzi, nel convincerlo, perché giocarle altrimenti sarebbe stato un nonsenso.
La gente non si rende conto di quanto sia duro un torneo, di come sia importante gestirsi, delle energie che ti porta via. Tutti gli incompetenti che parlano solo per parlare, o che pretendono l’uomo Robot, senza macchia e difetti, che ormai non esiste più manco nei fumetti, sono serviti. Alcaraz a New York non si reggeva in piedi, Djokovic idem; Zverev se l’è cavata, ma ha giocato male assai, e come loro tanti altri. Nello scegliere gli obiettivi, Jannik è fenomenale.
Personalmente penso che vincere gli Us Open sia molto più importante che essere numero 1 del mondo, perché il numero 1 prima o poi lo perdi, uno Slam ti rimane per sempre, ma capisco la sua voglia di finire la stagione da numero uno.
Non parliamo poi della forza morale che lo ha sostenuto in campo e fuori negli ultimi mesi, con la spada Damocle della possibile squalifica.
E poi la bravura di non cadere mai nelle polemiche, l’ultima delle quali la trappola in cui quel… non fatemi dire cosa, sennò il direttore si agita per le possibili querele – di Kyrgios voleva trascinarlo. Oltre a tutte queste doti, poi, non dimentichiamolo, gioca a tennis come un dio. Grande Jannik.