Il primo match del girone alle Atp Finals contro De Minaur non è stato una passeggiata, ma un compito che Sinner ha gestito con la padronanza del numero 1

foto Brigitte Grassotti

Il tempo di aprire il sipario sui primi  della classe e già le luci ultimo grido del Pala Inalpi torinese si fondono in un occhio di bue puntato sul Sinner dei giorni nostri. Tanto per dire che l’esordio del nostro portabandiera nel torneo dei maestri 2024 è stato un “one man show” senza macchia che la dice lunga circa le qualità fisiche, tecniche e mentali necessarie a coltivare aspirazioni da leader di lunga tenuta.

Per Jannik iI primo match del girone non è stato proprio una passeggiata romantica nel parco del Valentino, ma quanto visto in terra sabauda equivale comunque a un magnifico giro di valzer danzato sulle note di Piemontesina bella. Un allegro tre quarti in cui, senza perdere un passo, l’altoatesino si è librato in completa beatitudine, forte di un arsenale che ormai non fa sconti a nessuno. Un andazzo di tutto rispetto partito in sordina e finito a tamburo battente, un crescendo di bel gioco in cui l’uomo delle nevi ha messo in mostra quella padronanza di gioco che al momento lo invola a quota undicimilatrecento punti sul livello del mare.
Una condizione mentale, madre felice di quelle variazioni che fanno la differenza con il Sinner del tempo che fu, campione in pectore dal tennis ricco di continuità ma povero di sbocchi. Gli stessi sbocchi divenuti ormai solidi automatismi e dunque inseriti nel gioco senza troppo pensare.

Opposto a  De Minaur, furetto australiano più  veloce della luce, il numero uno del mondo ha messo in pratica senza strafare e com’è  finito l’ottavo dei loro scontri diretti è già preda di tutti i giornali del mondo.