Da Parigi, Cristian Sonzogni – Foto Ray Giubilo
Ci credeva eccome, Sara Errani, di poter battere Ana Ivanovic. Ma forse proprio per questa consapevolezza è entrata in campo bloccata dalla tensione. Tennis: non pervenuto. Gambe: nemmeno. Alla fine, dopo due ore di lotta, l'emiliana è comunque venuta a capo di un match dove non ha fatto nulla di eccezionale, ma nel quale ha saputo giocare il suo tennis robusto quando ne ha avuto bisogno. E soprattutto prima che fosse troppo tardi. L'inizio, però, era stato tremendo: 6-1 rapido per la serba, che comandava il gioco con quel diritto che nel 2008 le permise di alzare la Coppa sul Centrale di Parigi. E Sara per 25 minuti non ci ha capito nulla, buttando dall'altra parte quello che poteva, ma senza un disegno tattico e arrivando spesso tardi sulla palla. Poi una pausa, l'uscita dal campo, e al ritorno s'è vista una Errani diversa.
L'azzurra ha reso il suo palleggio più profondo e più robusto, ha cominciato a giocare maggiormente sul rovescio della rivale e non le ha dato sicurezze, alternando agli scambi da fondo qualche discesa a rete (con conclusioni pregevoli) e qualche palla corta. Nulla di eccezionale, ma sufficiente per mettere dei dubbi nella testa della bella Ivanovic, che per la verità ci ha pure messo del suo sbagliando alcuni colpi comodi e andando spesso in confusione al servizio (alla fine saranno 5 i doppi falli con solo il 52 per cento di prime in campo). Superato indenne un errore arbitrale clamoroso (segno individuato dall'arbitro di sedia lontano almeno un metro da quello reale), Sara sul 6-5 è riuscita a chiudere la pratica strappando di nuovo il servizio all'avversaria e arrivando a impattare la situazione al termine di un set difficile e durato ben 58 minuti.
Nel terzo, break e controbreak in apertura, poi l'emiliana si è portata avanti per 3-1, ha mancato una chance per il 4-1 (con una seconda di servizio molto timida aggredita dal diritto della serba), ma a quel punto si era già capito che il match era girato, ed era l'azzurra ad avere la chiave per vincerlo. Un nuovo break ha portato così Sara sul 4-2, poi mantenuto sino al 6-3 conclusivo. A tratti, la Errani ha persino preteso troppo dal proprio tennis, cercando soluzioni difficili (in particolare alcune palle in contropiede) quando sarebbe stato sufficiente far muovere una Ivanovic in confusione di fronte alla sua regolarità. Proprio il fatto che Sara abbia giocato bene ma comunque non benissimo alimenta ulteriormente le speranze di vederla andare ancora più avanti in questo torneo, che ora negli ottavi le propone un'altra sfida con una ex campionessa, Svetlana Kuznetsova, vincitrice a Parigi nel 2009. Certo la russa è una rivale difficile, i precedenti sono 5 e tutti a suo favore (ma mai sulla terra) e il modo in cui ha battuto la numero 3 Radwanska (6-1 6-2 in un'ora e dodici minuti) non lascia tranquilli. Ma Sara ha dimostrato di essere cresciuta molto e deve essere convinta di avere delle chance.
"In effetti – ha ammesso la Errani nell'intervista post match – all'inizio ero molto contratta e nervosa, non riuscivo a esprimermi e le gambe non giravano a dovere. In realtà sono stata contratta per tutta la partita perchè, quando ho cominciato a esprimermi meglio, ho capito che potevo vincerla e anche le fasi finali non sono state semplici. È una bella vittoria, sicuramente una delle migliori della mia carriera, per di più qui a Parigi dove non avevo mai fatto grandi cose. La Ivanovic non sarà tra le top 10 al momento, ma resta una delle più forti, ha vinto questo torneo e a vederla in campo oggi mi pareva ancora più alta di quello che ricordavo… Ora spero di proseguire su questa strada perchè mi hanno insegnato a non accontentarmi mai, anche una volta raggiunto un risultato importante. Non so se sono un esempio per le altre, non devo essere io a dirlo. Ma credo che un giocatore non si debba giudicare solo dal suo tennis, ma anche dalle scelte che fa fuori dal campo. E in questo senso credo di aver fatto sempre le cose giuste per crescere".
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