Il CEO dell’International Tennis Integrity Agency ha risposto alle critiche mosse nel confronti della politica dell’agenzia

Foto Ray Giubilo

In seguito alla pena inflitta a Jannik Sinner e Iga Swiatek, molti fan hanno messo in dubbio la trasparenza dell’operato dell’International Tennis Integrity Agency (ITIA) dopo che i due giocatori erano risultati positivi a delle sostanze proibite. Il numero uno al mondo è risultato positivo al Clostebol in occasione del torneo di Indian Wells dello scorso anno e dovrà scontare una sospensione di tre mesi, mentre la polacca ha ricevuto una sospensione di un mese dopo essere risultata positiva alla trimetazidina agli US Open.

Secondo molti appassionati, l’ITIA avrebbe dovuto annunciare i test positivi al momento della scoperta e non dopo mesi, come è in realtà accaduto. Riguardo questa tesi, ha parlato il CEO dell’ITIA Karen Moorhouse, che ha affermato che la politica dell’agenzia era di non annunciare i test, ma di informare il pubblico solamente in caso di eventuali sospensioni correlate al doping. “Si è erroneamente creduto che stessimo annunciando dei test positivi, quando in realtà stavamo annunciando delle sospensioni provvisorie – ha detto Moorhouse -. Sia nel caso di Sinner, sia in quello di Swiatek, le regole sono state rispettate. I giocatori hanno presentato ricorso contro la sospensione provvisoria entro il termine di 10 giorni previsto dai nostri regolamenti e, poiché il ricorso ha avuto successo, le sospensioni provvisorie non sono state rese pubbliche. Alcuni sport, come l’atletica, decidono di annunciare subito le sospensioni provvisorie. Altri, soprattutto gli sport di squadra, non le annunciano mai. Il tennis, per ora, si è dato la regola dei dieci giorni, vedremo, in futuro questa regola potrebbe anche cambiare“.